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Tennistavolo, prosegue il calvario dell’ACSI Onmic Barletta: attività ancora sospesa

Cosimo Sguera
In tante città italiane lo scorso 25 maggio le locali associazioni sportive di tennistavolo hanno ripreso l'attività di preparazione, ma non a Barletta
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Sembra interminabile, davvero biblico il calvario che sta attanagliando la Polisportiva Dilettantistica ACSI ONMIC Barletta, il sodalizio pongistico operante nella Città della Disfida da ben 39 anni. Qual è l’oscura ragione che sta turbando la quiete di una delle società sportive di tennistavolo più anziane d’Italia? Quali sono gli ostacoli che impediscono al club pongistico barlettano di percorrere serenamente il sentiero che conduce al prestigiosissimo traguardo dei 40 anni d’ininterrotta attività agonistica?

Com’è noto, tre mesi or sono il coronavirus fece la sua tragica apparizione sul territorio nazionale, costringendo le istituzioni ad adottare provvedimenti restrittivi finalizzati alla salvaguardia della salute pubblica. In ottemperanza ai Decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano invitò tutte le Federazioni Sportive e tutti gli Enti di Promozione Sportiva ad interrompere subito qualsivoglia attivita’ (agonistica, formativa, ricreativa) fino ad un tangibile miglioramento dello status quo. In pochi giorni lo sport italiano tutto, benché incredulo, fu costretto ad ingoiare il boccone amaro e a spegnere i motori. Anche il tennistavolo, inizialmente classificato come “attività sicura” in quanto priva di qualsivoglia contatto fisico ( gli esperti in campo epidemiologico considerarono il tavolo da gioco, lungo m. 2.74, una garanzia di distanziamento fisico tra i due pongisti, sia in training che nel match), a seguito di più approfondite valutazioni scientifiche finì nella “black list” unitamente a tutti gli altri sport a causa della pallina ritenuta un pericoloso veicolo di contagio. Il sospiro di sollievo tirato in tutta fretta da diverse migliaia di atleti, da centinaia di allenatori e di società sportive si tramutò, in men che non si dica, in profonda mestizia. Ebbe inizio, dunque, per tutte le discipline (e quindi anche per il tennistavolo) un periodo caratterizato dallo sconforto, dal pessimismo, dall’incredulità, dal panico. Dopo due mesi e mezzo di profonda amarezza, accresciuta dall’elevatissimo numero di vittime e di contagiati,all’orizzonte s’intravide una “scialuppa di salvataggio”: il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, attraverso il D.P.C.M. emanato lo scorso 17 maggio, stabilì che da lunedì 25 maggio tutte le palestre, sia pubbliche che private, avrebbero potuto riaprire i battenti e consentire la ripartenza vera e propria delle attività sportive indoor.
L’associazionismo sportivo dilettantistico, rimasto fermo ai box per un arco temporale tutt’altro che trascurabile, accolse la notizia con inenarrabile giubilo.
Non ha potuto ancora gioire, pur avendone sacrosanto diritto, la Polisportiva Dilettantistica ACSI ONMIC Barletta. storico sodalizio pongistico al quale viene ancora negato il rientro nella palestra scolastica di via Botticelli n.2.
Perché le Autorità preposte vietano al club di tennistavolo la ripresa degli allenamenti? Il Settore Sport del Comune di Barletta dichiara di avere inviato al sodalizio testé menzionato un protocollo e di avere chiesto all’a s.d. barlettana di indicare in che modo la stessa intenda attenersi alle vigenti disposizioni. La Polisportiva ACSI ONMIC afferma, dal canto suo,di non avere ricevuto comunicazione alcuna e di avere inviato,altresì, al Settore Sport del Comune di Barletta due P.E.C., la prima per comunicare il rientro in palestra e la seconda contenente il protocollo definito dalla Federazione Italiana Tennistavolo (protocollo approvato dal C.O.N.I, dal Comitato Italiano Paralimpico e dagli organi tecnico – scientifici governativi), protocollo al quale il sodalizio pongistico barlettano deve attenersi scrupolosamente per salvaguardare la salute dei suoi atleti e per sollevare le Autorità (sia scolastiche che comunali) da qualsivoglia responsabilità.
In una situazione siffatta non ci sono carnefici, sia chiaro, ma il danno economico (per i mancati introiti generati dalle quote mensili di frequenza, reinvestite nell’autotassazione), tecnico (uno stop cosi’ lungo rischia di compromettere irrimediabilmente la condizione di tutti i componenti il gruppo sportivo barlettano) e psicologico (la perdita di motivazioni generata da una pausa così lunga induce sia le giovani leve che i neoiscritti ad un prematuro abbandono di questa disciplina) rimediato dall’ACSI ONMIC Barletta in questi tre mesi è incommensurabile e può decretare la prematura scomparsa della realtà associazionistica.

Dinanzi ad una situazione di cotanta gravità, le istituzioni evitino l’ostilità preconcetta e perniciosa nei confronti di chi, come il movimento pongistico barlettano, non pratica sport per accumulare pecunia ma per pura passione e, dato tutt’altro che trascurabile, per avviare (oltreché per addestrare) alla pratica del tennistavolo tanti giovani (e non solo) che non riescono a trovare degna collocazione nelle discipline più acclarate. E’ davvero sorprendente rilevare, da parte delle locali istituzioni, un fiscalismo così persecutorio nei confronti di un’entità, quella pongistica, che in quasi 40 anni di gloriosa ed ininterrotta attività sportiva ha conferito lustro tangibile alla Città della Disfida senza mai ricevere un centesimo dall’Amministrazione Comunale.

In tante, forse troppe, città italiane lo scorso 25 maggio le locali associazioni sportive di tennistavolo hanno ripreso l’attività di preparazione senza incontrare impedimento alcuno da parte delle Autorità che hanno consentito il regolare rientro nelle palestre.Perché nella Città che diede i natali all’indimenticabile Pietro Mennea si sta mettendo ancora il bastone tra le ruote ad uno dei più anziani e gloriosi sodalizi sportivi? Per una volta, almeno per una volta, si prediliga la concreta attenzione nei confronti dell’espressione più autentica dello sport.

lunedì 8 Giugno 2020

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