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Tennistavolo, la Federazione temporeggia e le società sprofondano nella crisi

Cosimo Sguera
La sosta forzata, generata dalla pandemia, ha arrecato un notevole danno economico alle società, a causa della mancata riscossione delle quote mensili di frequenza
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In un clima di profonda mestizia, a causa dell’angosciante coronavirus, è trascorsa anche la festivita’ pasquale e, da poche ore, la Nazione ha ripreso la lunga e faticosa battaglia contro questo mostro silente che continua a seminare panico, morte, sofferenza, smarrimento, malinconia.

Da oltre un mese, com’e’ noto, numerosi decreti hanno imposto lo stop a quasi tutte le attività sociali nel tentativo, rivelatosi meno efficace del previsto, di arrestare la propagazione del virus. Anche lo sport italiano, su precisa disposizione del CONI (e, di riflesso, di tutte le Federazioni Sportive oltreche’ degli Enti di Promozione Sportiva), si è dovuto fermare per salvaguardare la salute dei suoi rappresentanti a qualsivoglia livello.Il tennistavolo, disciplina inizialmente “esentata” dalle restrizioni perche’ ritenuta priva di contatto fisico (errore madornale commesso da “menti eccelse” che non hanno considerato la pallina, con la quale entrano in continuo contatto i due giocatori sia in gara che in allenamento, un pericoloso vettore di contagio), ha dovuto attenersi alle disposizioni emanate ed interrompere repentinamente qualsivoglia attivita’ (agonistica, formativa, promozionale).

In un esiguo arco temporale atleti e
tecnici, avvezzi a sistematici e faticosi allenamenti, ad inimmaginabili
ed encomiabili sacrifici, sono stati costretti ad un drastico e
frustrante cambiamento del loro modus vivendi.In ogni coach ed in ogni
pongista si e’ legittimamente radicato il timore che un’interruzione
prolungata della preparazione possa arrecare danni irreversibili al
bagaglio tecnico individuale e che sia necessario un tempo considerevole
per tentare di recuperare la condizione psicofisica, messa a dura prova
da uno stop siffatto. La sedentarieta’ “coatta”, alla quale e’ stato
condannato l’intero movimento pongistico nazionale non preserva, nel
modo piu’ assoluto, la prontezza di riflessi ed il dinamismo , elementi
di vitale importanza nella pratica del tennistavolo. Se a cio’ si
aggiunge l’incommensurabile danno morale (perdita di motivazioni,
impossibilita’ ad utilizzare la pratica sportiva come eccellente
opportunita’ di socializzazione) arrecato alle giovani leve o agli
“ultimi arrivati” (a coloro che si sono accostati da poco a questo
sport), il quadro che viene fuori e’ tutt’altro che incoraggiante.
Dinanzi ad una situazione, quella emergenziale generata dal coronavirus,
che rischia di segnare in modo indelebile il tennistavolo piu’ di altri
sports , le Autorita’ preposte non possono rimanere indifferenti o,
peggio ancora, adottare provvedimenti di opinabilissima efficacia.

E
allora e’ quanto mai opportuno analizzare l’intervento degli organi
preposti. Il governo, attraverso l’emanazione del Decreto Cura Italia,
ha messo in mostra un’atavica incompetenza in materia sportiva ed
un’intollerabile insensibilita’ nei confronti dell’associazionismo
sportivo dilettantistico,riservando allo stesso risorse assolutamente
insufficienti a fronteggiare la gravissima crisi economica determinata
dall’emergenza sanitaria.Il CONI, ovvero l’organismo che dovrebbe
tutelare gli interessi di qualsivoglia disciplina, poco o nulla ha fatto
per ottenere dall’esecutivo in carica un robusto sostegno economico a
supporto dello sport dilettantistico, messo letteralmente in ginocchio
dal coronavirus. Il Governo dello Sport Italiano, prendendo in prestito
un vecchio slogan pubblicitario, ha continuato a “sbagliare candeggio”:
e’ di poche ore fa la notizia secondo la quale il CONI PUGLIA avrebbe
chiesto al Presidente Emiliano un contributo economico da destinare alle
Federazioni ed agli Enti di Promozione. Errare e’ umano, perseverare e’
diabolico: perche’ si continuano a scegliere destinatari “altri” di
eventuali benefici economici e non si vogliono assicurare,altresi’,
risorse direttamente alle associazioni sportive dilettantistiche al fine
di scongiurarne la prematura scomparsa?

Similes
cum similibus facillime congregantur: la Federazione Italiana
Tennistavolo, coerentemente con quanto non fatto dal CONI, continua a
“temporeggiare” i
n attesa di non si sa bene quale evento che possa
scuotere le coscienze dormienti. Dopo l’ultima riunione del Consiglio
Federale, tenutasi lo scorso 23 febbraio, la FITET non ha avvertito, in
oltre un mese e mezzo, l’esigenza di convocare una riunione in
videoconferenza (espediente tecnologico adottato da tutte le
organizzazioni per salvaguardare la salute dei partecipanti in
ottemperanza alle disposizioni vigenti) per varare un piano anticrisi e
per stabilire una sacrosanta conclusione della corrente stagione
agonistica.In quasi 40 giorni di inattivita’ sportiva, tutto cio’ che la
Federazione ha ritenuto di dovere fare e’ stato il semplice invio alle
societa’ affiliate , tramite mail, dei diversi decreti emanati dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quando probabilmente “nelle
stanze dei bottoni” si e’ cominciato ad avvertire il legittimo
malcontento di gran parte dei sodalizi pongistici nazionali, ecco il
tocco di genio: si e’ ritenuto opportuno inoltrare alle societa’ una
scheda di rilevazione dei mancati introiti nel periodo 1 marzo – 30
giugno 2020. Sconcertante ed imperdonabile la superficialita’ con la
quale il governo del tennistavolo italiano ha ritenuto di potere
fronteggiare un’emergenza siffatta.E’ evidente, drammaticamente
evidente,la competenza quanto mai opinabile di chi pensa che un disastro
di queste proporzioni si possa affrontare e superare con un banalissimo
sondaggio o ,peggio ancora, con il dolce far niente.Non si puo’, ne’ si
deve continuare a nascondere la testa sotto la sabbia: il tennistavolo
e’ uno sport dilettantistico (una disciplina, per i non addetti ai
lavori, che non persegue fini di lucro) che vive fondamentalmente di
autotassazione e di sporadiche elargizioni da parte di privati. La sosta
forzata, generata dalla pandemia, ha arrecato un notevole danno
economico alle societa’, a causa della mancata riscossione delle quote
mensili di frequenza oltreche’ a seguito della dispersione delle leve
piu’ giovani e dei neo – iscritti (demotivati le une e gli altri da una
pausa che non si riesce ancora a quantificare). Lo stop penalizzera’
anche i sodalizi piu’ opulenti dal momento che l’inevitabile crisi
finanziaria post – pandemica indurra’ gli sponsors a ridurre
drasticamente il loro sostegno economico se non addirittura a
sospenderlo sine die.

Sic rebus stantibus, se si
vuole davvero mettere in cassaforte la sopravvivenza di gran parte delle
societa’ operanti sull’intero territorio nazionale, la Federazione deve
abbandonare tempestivamente questo inammissibile letargo ed intervenire
in modo concreto
.La subitanea sospensione dell’attivita’ agonistica
(sia a squadre che individuale, sia a livello regionale che nazionale)
ha generato, nelle casse della FITET, un utile di circa 350.000 euro. A
seguito di questo considerevole ed assolutamente imprevedibile
risparmio, la Federazione ha un preciso ed inequivocabile dovere morale:
erogare, sotto forma di contributo straordinario (proporzionalmente al
volume di attivita’ sviluppato), le predette risorse eccedenti a tutte
le societa’ sportive affiliate.
E’ una sorta di risarcimento danni,
assolutamente dovuto a chi rappresenta questa disciplina a vario titolo e
a costo d’inenarrabili sacrifici. E questo sia solo l’incipit. Per
mettere in sicurezza l’associazionismo pongistico nazionale, la FITET
dovra’ sollevare tutti i sodalizi (senza se e senza ma) da qualsivoglia
onere (tassa di riaffiliazione, quote di tesseramento tecnici e atleti,
tasse d’iscrizione ai Campionati a Squadre e/o individuali di ogni
livello) per l’anno agonistico 2020 – 2021.Dinanzi a mali estremi
bisogna contrapporre rimedi estremi, non demagogiche ed infruttuose
prese d’atto che non rimpinguano le casse societarie.

Per
oltre mezzo secolo la Federazione Italiana Tennistavolo ha riscosso,
con puntualita’ teutonica, tante (forse troppe) tasse dai sodalizi
aderenti, concedendo briciole, solo briciole, a pochissimi clubs
(quelli in grado di conseguire traguardi di altissimo prestigio).Nello
status quo e’ quanto mai opportuno invertire i ruoli: una madre
amorevole deve prendersi concretamente cura dei propri geniti. Senza
sprecare altro tempo prezioso!

mercoledì 15 Aprile 2020

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Edelberto Zambonini
Edelberto Zambonini
4 anni fa

É sempre stato considerato meno di uno sport cosa vogliamo che succeda ora ?