Altri Sport

Tennistavolo, continua il calvario per i sodalizi pongistici

Cosimo Sguera
A seguito di questa lunga pausa, gran parte dei sodalizi italiani dovra' fare i conti con una non trascurabile dispersione di iscritti
scrivi un commento 312

Mancano ormai pochi giorni alla Santa Pasqua,ad una Pasqua che sara’ probabilmente la piu’ mesta dela nostra esistenza a causa di una pandemia propagatasi con incomparabile tempestivita’. Il Covid – 19, il terribile virus che da oltre un mese sta tenendo la Nazione con il fiato sospeso e che ormai si e’ manifestato in gran parte del Pianeta,continua a seminare morte, panico, incredulita’, pessimismo, malinconia.

Per tentare di arrestare la diffusione del
virus e mettere in sicurezza la salute pubblica il Governo ha emanato
una serie di decreti restrittivi, la cui efficacia si sta rivelando
inferiore alle aspettative. Le cosiddette “misure di contenimento” hanno
previsto la subitanea sospensione di quasi tutte le attivita’ sociali,
incluse quelle sportive.Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, in
ottemperanza a quanto contenuto nei numerosi DPCM emanati, ha disposto
lo stop di tutte le manifestazioni sportive
oltreche’ degli allenamenti
di qualsivoglia disciplina.In poche ore, davvero in poche ore, tutte le
Federazioni Sportive e tutti gli Enti di Promozione Sportiva hanno
dovuto “spegnere” i motori con la speranza, al momento tutt’altro che
fondata, di poterli riaccendere nel prossimo mese di maggio. Le varie
discipline, attraverso le rispettive Federazioni, stanno gia’ valutando
le possibili soluzioni da adottare al piu’ presto per portare a termine
la stagione interrotta a causa della tragedia sanitaria e per mettere
le numerosissime societa’ sportive al riparo dagli ingenti danni
economici che lo stop improvviso sta arrecando alle stesse. Il
tennistavolo, uno degli sports che conta in Italia milioni di praticanti
a livello amatoriale ma che non puo’ vantare numeri altrettanto elevati
in ambito agonistico – federale, e’ stato messo letteralmente “di
spalle al muro” dal coronavirus.

Inizialmente non
sottoposto ai provvedimenti restrittivi in quanto considerato sport
privo di contatto fisico (imperdonabile gaffe dal momento che due
pongisti, tanto in gara quanto in allenamento,rispettano il
distanziamento sociale previsto dalle vigenti disposizioni ma entrano
ripetutamente in contatto con la pallina che si trasforma in un
pericoloso veicolo di contagio),il tennistavolo e’ finito nel calderone
insieme a tutte le altre discipline costrette a fermarsi
. Da un giorno
all’altro giocatori ed allenatori hanno dovuto mutare radicalmente il
loro stile di vita, riponendo tute, maglie e pantaloncini negli armadi
E, quel che e’ piu’ triste, hanno dovuto conservare le amatissime
racchette nelle loro custodie in attesa di tempi migliori.La pausa
imposta anche al tennistavolo rischia di danneggiare irreversibilmente
questo sport .Il dilettantismo sportivo, ben diverso dal professionismo,
e’ piu’ ricco di valori che non di denari.Dell’universo dilettantistico
il tennistavolo e’ una delle icone piu’ pregiate ed uno stop di cosi’
lunga durata lo penalizzera’.In primis dal punto di vista tecnico
perche’ e’ una disciplina che fonda la sua essenza sulla prontezza dei
riflessi e sull’incessante ripetizione del gesto tecnico.L’assoluta
mancanza di allenamento per un arco temporale cosi’ ragguardevole
incidera’ negativamente nella fase di avviamento delle giovani leve
cosi’ come di tutti gli atleti accostatisi da poco al tennistavolo.In
secundis, lo stop mortifichera’ (in verita’ lo sta gia’ facendo) i
sodalizi pongistici dal punto di vista economico.Chi non e’ un “addetto
ai lavori” puo’ legittimamente non comprendere le ragioni di questo
danno finanziario, ragioni che vanno subito esposte. Come affermato in
precedenti articoli, il tennistavolo e’ uno sport che non dispone di
grandi risorse economiche, potendo contare fondamentalmente
sull’autotassazione e sul simbolico sostegno dei privati. A seguito di
questa lunga pausa, gran parte dei sodalizi italiani dovra’ fare i conti
con una non trascurabile dispersione di iscritti
(demotivati da uno
stop cosi’ lungo), con il conseguente decremento delle quote mensili di
frequenza e con una difficolta’ piu’ marcata (accresciuta da una
prevedibile crisi economica) nell’individuare risorse finanziarie
indispensabili per la realizzazione dell’attivita’ agonistico –
formativa. Per scongiurare il rischio che oltre un terzo, se non
addirittura la meta’, delle associazioni dilettantistiche di
tennistavolo scompaia dallo scenario sportivo nazionale, urge il pronto
intervento sia delle istituzioni che della Federazione.

Il
governo, attraverso l’emanazione del Decreto “Cura Italia” ( e, nello
specifico, attraverso l’istituzione del bonus di 600 euro per
collaboratori sportivi che non finira’ nelle tasche di tutti gli aventi
diritto ma addirittura solo in quelle di un richiedente su 13) ha gia’
messo in evidenza un’ inammissibile incompetenza ed una mortificante
insensibilita’ nei confronti dell’associazionismo dilettantistico (in
particolar modo nei riguardi di quello pongistico), destinando allo
stesso risorse irrisorie e condannandolo ad una tanatos prematura.

La
Federazione Italiana Tennistavolo
raporesenta la seconda grande
delusione in una situazione gia’ gravemente compromessa. Ad oltre un
mese dall’inizio del disastro socio – sanitario e dalla conseguente
paralisi dell’attivita’ sportiva, il Governo del tennistavolo italiano
ha letteralmente smarrito la retta via, abbandonando al loro tragico
destino 630 sodalizi affiliati, migliaia di giocatori,centinaia di
allenatori e di dirigenti. Dopo l’ultima riunione del Consiglio
Federale, tenutasi lo scorso 23 febbraio, e’ seguito il “vuoto cosmico”:
in un momento cosi’ delicato non si e’ avvertito l’irrevocabile bisogno
di un consesso in videoconferenza (cosi’ come hanno fatto e come stanno
facendo tutte le Federazioni Sportive oltreche’ tutti gli Enti di
Promozione Sportiva, rispettando le disposizioni vigenti) per varare
tempestivamente un piano anticrisi e per programmare una qualsivoglia
conclusione della corrente stagione agonistica. In oltre 30 giorni di
sosta la FITET si e’ semplicemente limitata ad inviare alle societa’
mail contenenti i decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri.E, dulcis in fundo, ha invitato tutti i sodalizi pongistici a
compilare e ad inviare, entro lo scorso 6 aprile, una scheda di
rilevazione dei mancati introiti nel periodo 1 marzo – 30 giugno 2020.

Avere
iniziato a mettere il dito nella piaga e’ stato, senza ombra di dubbio,
un segnale incoraggiante, per certi versi apprezzabile, ma c’e’ da fare
tanto
, forse, troppo, e c’e’ da fare presto, anzi prestissimo.Il primo
provvedimento che la FITET deve adottare senza esitazione alcuna ,per
mettere subito in cassaforte la sopravvivenza degli organismi aderenti,
e’ quello di sollevare tutte le societa’ da qualsivoglia onere (tassa di
riaffiliazione, quote di tesseramento atleti e tecnici, tasse di
iscrizione ai Campionati a Squadre e/o Individuali di qualsivoglia
livello) per l’anno agonistico 2020 – 2021. Restituire serenita’ e’ un
preciso dovere morale in un momento tragico come quello che anche
l’associazionismo sportivo, composto da esseri umani e non da
extraterrestri, sta vivendo.L’indugio e’ un modus operandi improduttivo,
inefficace, deprimente ed irriguardoso nei confronti di chi a questo
sport destina tempo, fatica e quattrini.Il microcosmo pongistico
italiano, del quale e’ un insigne esponente la Polisportiva
Dilettantistica ACSI ONMIC Barletta (che desidererebbe festeggiare,tra
soli 15 mesi, i suoi gloriosi 40 anni di ininterrotta attivita’
agonistica) merita considerazione, rispetto ed un supporto concreto
soprattutto nello status quo. Chi e’ preposto a governare una disciplina
sportiva non puo’, ne’ deve temporeggiare.Altrimenti si corre il
rischio che persino l’indimenticabile Gabriele D’Annunzio si rivolga
alla FITET e le dica: “Memento audere semper”!

mercoledì 8 Aprile 2020

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti