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Coronavirus, tennistavolo: lo stop dell’attività danneggia le società sportive

Cosimo Sguera
La Federazione Italiana Tennistavolo preveda, immediatamente dopo quest'emergenza sanitaria, agevolazioni tangibili e, perché no, contributi simbolici
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Da poco più di tre settimane la Nazione è attanagliata dalla propagazione subitanea di un virus, il Covid 19, che sta generando morte, panico, ansia, smarrimento, incredulità. Le istituzioni, dinanzi al rapido propagarsi dell’epidemia, hanno ritenuto opportuno emanare decreti sempre più restrittivi nel tentativo, finora tutt’altro che felice, di arrestare la diffusione del virus o quantomeno di contenerla. Le diverse limitazioni, finalizzate a garantire il distanziamento sociale e a scongiurare qualsivoglia assembramento, non hanno potuto non coinvolgere anche l’ambito sportivo nazionale.

Tutte le Federazioni Sportive e tutti gli Enti di Promozioni Sportiva, su precisa disposizione del C.O.N.I., hanno dovuto interrompere bruscamente l’attività, sia formativa che agonistica, in ottemperanza ad un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha vietato categoricamente sia gare che sedute di allenamento fino al prossimo 3 aprile. Anche il tennistavolo, sport considerato inizialmente “praticabile” in quanto privo di contatto fisico (a seguito di una valutazione affrettata ed inequivocabilmente errata in quanto due pongisti, impegnati sia in un match che in una seduta di allenamento,nonostante il tavolo da gioco sia lungo ben m. 2,74 e garantisca la distanza interpersonale, entrano ripetutamente in contatto con la pallina che finisce col diventare il veicolo di un possibile contagio), ha dovuto attenersi alle restrizioni imposte. Ex abrupto atleti ed allenatori si sono visti costretti ,da un’ emergenza sanitaria che sta assumendo sempre più i contorni di una tragedia sociale, a riporre le racchette nelle apposite custodie, a stravolgere il loro stile di vita che prevedeva una preparazione assidua e capillare, a trasformarsi in esseri sedentari oltreché onnipresenti (obtorto collo) tre le mura domestiche. La vita comoda è,senza ombra di dubbio, una condicio frustrante, surreale, inammissibile per chi, come qualsivoglia atleta di qualsivoglia disciplina, è avvezzo al movimento fisico, all’esercizio motorio, alla ricerca costante ed incessante della forma migliore.

Questa sorta di “domicilio semi – coatto”, indiscutibilmente necessario per salvaguardare la salute pubblica in una situazione delicata come quella che sta attanagliando la Nazione, rischia di arrecare danni di non trascurabile importanza a tutti gli sports, incluso il tennistavolo. Una disciplina, come quella appena menzionata, che fatica non poco per reperire giovani leve da avviare ed addestrare, rischia seriamente un’ irreversibile dispersione degli adepti a seguito di questa pausa formativa che, nel caso in cui non si registri un significativo regresso dell’epidemia, si protrarrà ben oltre la data del 3 aprile. All’incommensurabile danno tecnico rischia di fare seguito la non meno grave beffa economica:i sodalizi sportivi di tennistavolo, costantemente alla ricerca di risorse economiche necessarie al supporto dell’attivita’ agonistico – formativa, gia’ penalizzati dalle magre disponibilità finanziarie oltreche’ dalla scarsa sensibilità di politici ed imprenditori, corrono il serio pericolo di perdere sponsorizzazioni in essere (demotivate da questo stop) o, peggio ancora, di non individuare benefattore alcuno che consenta loro di “sopravvivere”. Una situazione gravissima, dunque, quella che si profila all’orizzonte per l’associazionismo dilettantistico italiano di tennistavolo, associazionismo del quale fa parte integrante la Polisportiva ACSI ONMIC Barletta. Il club pongistico teste’ menzionato (che tra soli 16 mesi spegnerà la sua quarantesima candelina) vede il proprio futuro appeso ad un sottilissimo filo: l’eventuale perdita di iscritti (con particolare attenzione alle giovani leve, reclutate con enorme impegno morale e materiale), il conseguente decremento delle entrate e l’assenza (da oltre due anni) di qualsivoglia sostegno finanziario (sia da parte della classe politica locale che dell’imprenditoria cittadina) costituiscono una gravissima minaccia alla sopravvivenza di uno dei sodalizi più anziani del panorama pongistico nazionale.
Per mettere “in sicurezza” realta’ di indiscusso valore tecnico ed agonistico come quella targata ACSI ONMIC e come tante altre operanti sull’intero territorio nazionale, tutti devono fare la loro parte: i politici con un un’attenzione concreta e non demagogica, gli imprenditori locali con elargizioni non elefantiache ma significative, la Federazione Italiana Tennistavolo con un programma che preveda, immediatamente dopo quest’emergenza sanitaria, agevolazioni tangibili e, perche’ no, contributi simbolici a favore delle società affiliate.
Non c’e’ un solo attimo da perdere: tempus fugit e, non appena questa tempesta sarà passata, lo sport (soprattutto quello “minore”) avrà sacrosanto diritto alla quiete.

La serenità dello “sport che non persegue fini di lucro” e’ inscindibilmente connessa al sostegno materiale (e non solo morale) da parte di chi ha i requisiti per garantirlo.

lunedì 23 Marzo 2020

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Francesco Binetti
Francesco Binetti
4 anni fa

Buongiorno,
questa è la conferma che a tutt'oggi c'è ancora gente che non capisce la gravità della situazione nazionale; tutto ci può stare, anche la difficoltà di reperire fondi x i pongisti in tempi normali. Purtroppo oggi passa tutto in secondo piano: il problema è movimentare una squadra intera x le varie competizioni; anche a porte chiuse si sono visti gli sviluppi dello sport in generale. Pertanto restare a casa è l'unico modo per poterci riprendere. Forza Polisportiva Barletta!