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Tennistavolo, l’annus horribilis finirà davvero?

Cosimo Sguera
Tra tante, troppe ombre e pochissime luci si avvia alla conclusione un anno, quello corrente, che per un periodo inimmaginabile sara' inamovibile dalla memoria
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Nelle ultime ore di ogni anno e' buona consuetudine, anche in ambito sportivo, redigere un consuntivo degli obiettivi centrati cosi' come dei traguardi non conseguiti e stilare un dettagliato  preventivo di cio' che si intende realizzare nell'anno incipiente.

Tra tante, troppe ombre e pochissime luci si avvia alla conclusione un anno, quello corrente, che per un periodo inimmaginabile sara' inamovibile dalla  memoria di milioni  di esseri umani.Il 2020 e' stato l'anno caratterizzato da quel "mostro silente" (nato chissa' dove e generato da chissà chi) che, in un esiguo arco temporale, ha generato morte, terrore, incredulita', disperazione, amarezza.Il Coronavirus, questo terrificante sconosciuto, e' quell'incubo che si e' letteralmente impossessato di tutti noi dai primi giorni dello scorso mese di marzo e che, a distanza di 10 mesi, continua ancora a tormentarci. Come un ciclone inarrestabile, il Covid – 19 (termine scientifico con il quale, obtorto collo, abbiamo dovuto familiarizzare) ha travolto la Nazione tutta, costringendo ad una subitanea paralisi qualsivoglia attivita'.Anche la pratica sportiva, concepita in ogni sua espressione (agonistica, formativa, ricreativa), e' stata costretta ad uno stop improvviso, in ottemperanza a precise disposizioni emanate dal Governo e finalizzate alla salvaguardia della salute pubblica.Tutte le discipline si sono viste costrette a "spegnere i motori" in attesa di tempi migliori.Anche il tennistavolo, sport noto a tutti con l'onomatopeismo ping – pong, dopo essere stato "risparmiato" dal primo provvedimento restrittivo (emanato, per la precisione, lo scorso 9 marzo), non e' sfuggito al successivo D.P.C.M. che lo ha collocato nel calderone in compagnia di tutti gli altri sports ritenuti ad alto rischio.Nel corso della prima "chiusura" di tutte le attivita' (quella, per meglio intenderci, che ha bloccato tutto dai primi giorni di marzo fino a meta' maggio) e' stato troppo severo lo stop imposto ad uno sport, il tennistavolo, con uno degli indici RT (rischio trasmissione) piu' bassi tra quelli rilevati nelle diverse discipline.
 
E' quanto mai opportuno precisare che nella pratica del tennistavolo (agonistica, formativa e ricreativa) tra i due giocatori corre la "distanza piu' che rassicurante" di m. 2,74, distanza corrispondente alla lunghezza del tavolo di gioco.L'unico divieto da imporre allo sport suindicato avrebbe dovuto riguardare gli allenamenti e le gare di doppio a causa dell'inevitabile vicinanza dei componenti le coppie di gioco.Ad oltre dieci mesi dall'entrata in vigore delle restrizioni, intentare un processo contro i responsabili degli errori di valutazione non ha piu' senso alcuno, ne' tantomeno puo' risarcire il tennistavolo dei danni economici subiti a seguito di una pausa esageratamente lunga.Dopo quasi tre mesi di stop obbligato, lo scorso 18 maggio la Presidenza del Consiglio dei Ministri emano' un Decreto all'interno del quale Vincenzo Spadafora (titolare del Dicastero dello Sport) stabili' che dal 26 maggio tutte le palestre (sia pubbliche che private) avrebbero potuto riaprire i battenti e che, di conseguenza, l'attivita' sportiva dilettantistica indoor avrebbe potuto finalmente riaccendere i motori. Il microcosmo dell'associazionismo dilettantistico, fruitore (nella misura dell'80%) degli impianti sportivi pubblici, pensò che il peggio fosse passato e che il 2020 avesse tanto da dispensare. In realta' quella speranza si tramuto', nel volgere di poche ore, in una cocente delusione. La situazione piu' grottesca ed incoerente fu rilevata proprio in Puglia: nonostante un'Ordinanza emanata dal Presidente Michele Emiliano avesse disposto la riapertura delle palestre scolastiche, un numero consistente di Amministrazioni Comunali (tra le quali duole dovere annoverare anche quella della citta' di Barletta) e tantissimi dirigenti scolastici impedirono il riutilizzo degli impianti da parte dei sodalizi dilettantistici, gia' fruitori degli stessi prima dell'emergenza sanitaria, tirando fuori dal gigantesco cilindro della burocrazia nazionale il coniglio della "sanificazione".Una ragione pretestuosa per non adempiere, un'altra bastonata sui corpi martoriati delle a.s.d., gia' ridotte in fin di vita da cinque mesi d'inattivita',un onere (quello della sanificazione) spettante agli Enti proprietari degli immobili adibiti ad uso sportivo e non invece agli organismi fruitori degli stessi. Il tempo continuo' a scorrere inesorabilmente, la stagione estiva ebbe inizio, tutte le attivita' tornarono a vedere la luce eccezion fatta per quella sportiva dilettantistica, ingiustamente ferma ai box. In uno status quo visibilmente desolante e' spiccato subito l'atteggiamento di assoluta ed ingiustificata indifferenza da parte dell'Amministrazione Comunale di Barletta (e, nello specifico, del Settore Sport) nei confronti dell'associazionismo dilettantistico tutto.L'emergenza sanitaria che attanaglia la Nazione dallo scorso mese di marzo ha messo letteralmente in ginocchio la parte piu' povera e piu' genuina dello sport, quella parte che vive di passione smisurata e di faticosa autotassazione.Dinanzi ad un dramma che non ha privelegiato il sodalizio che pratica uno sport piu' acclarato e penalizzato quello che svolge una disciplina meno nota e' lecito chiedersi: "Perche' l''Amministrazione Comunale, preso atto della tragedia sanitaria che ha travolto anche il microcosmo sportivo dilettantistico, non ha teso una mano allo stesso, esentandolo per un anno dal pagamento del ticket per l'utilizzo degli impianti sportivi? 
Perche' il Settore Sport del Comune di Barletta, anziche' gravare sui bilanci "particolarmente magri" delle asd (condizionando il rilascio delle autorizzazioni per l'utilizzo degli impianti sportivi alla consegna, da parte dei sodalizi dilettantistici, di un costoso piano  anti – Covid, ovvero di un documento sostanzialmente identico ai protocolli federali gia' in possesso delle  a.s.d. richiedenti), non ha erogato a favore delle societa' sportive dilettantistiche un contributo straordinario per fare fronte ai danni economici subiti da un cosi' lungo periodo d'inattivita'?"
 
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che, al termine di un anno terribile, attendono ancora una risposta.Questi sono solo alcuni dei tanti interrogativi che rischiano di rendere interminabile questo "annus horribilis" anche alla Polisportiva Dilettantistica ASI Barletta, ovvero a quella realta' associativa che, proprio tra poche ore, potra' spegnere la sua quarantesima candelina.Quarant'anni di ininterrotta attivita' agonistica sia nazionale che regionale, quarant'anni di successi conseguiti sia in campo nazionale che regionale, quarant'anni di lustro conferito alla citta' di Barletta sotto lo sguardo indifferente delle Autorità preposte.
Lo sport, in particolar modo quello che non persegue fini di lucro, MERITA ASSOLUTO RISPETTO!
Buon Anno a chi sostiene lo sport dilettantistico e a chi, a vario titolo, in 40 anni ha contribuito a scrivere la storia gloriosa di un umilissimo sodalizio pongistico,quello targato ASI BARLETTA!
 
 
 
 
 
 

giovedì 31 Dicembre 2020

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