Vito Signorile, ormai vecchio, ingombrante e irrascibile, è un ex
lavoratore della Fibronit di Bari, azienda che fino al 1985 ha prodotto
eternit. L’anziano padre riceve la visita del figlio che vive al nord, venuto giù con lo scopo di vendere la casa e “sistemare” il padre in una
clinica privata. Un incontro- scontro generazionale dall’ esito non
scontato.
Il vecchio è assopito su una poltrona davanti alla TV proprio
quando il TG dà una drammatica notizia. Siamo nel giugno del 1981 quando
Il povero Alfredino cade in un pozzo artesiano da cui non uscirà più
vivo. I due si incontrano nel soggiorno di casa: da una parte la
carriera e la voglia di vivere, dall’altra un malato di Alzheimer stanco
della vita. Ago della bilancia una coetanea del figlio nonché
coinquilina. Stesso percorso adolescenziale con due profili diversi
nella scelta di vita. Lei che ha perso il padre per un cancro ai polmoni
era rimasta ad accudire la mamma allettata pur non rinunciando alla
propria carriera professionale. Lui che ha perso la mamma fulminata da
un male incurabile, scappa dal padre reo di aver pensato solo a se stesso
e per comprarsi una casa.
Lo spettacolo, scritto e diretto da Damiano
Nirchio e liberamente tratto dalla traduzione in lingua barese de IL
PICCOLO PRINCIPE, esplora il difficile rapporto tra un padre che non è
più padre ed un principino già cresciuto da tempo. Una malattia,
l’Alzheimere, trattata nello spettacolo in maniera cruda, che
addirittura sfocia in violenza fisica. Un epilogo che farà forse
cambiare idea al figlio che in un secondo si troverà di fronte un padre
non più padre-padrone ma un bimbo malato di Alzheimer, stanco della sua
malattia con la valigia pronta per il suo ultimo viaggio. Uno
spettacolo che ha tenuto il fiato sospeso il pubblico del teatro Curci
di Barletta..