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Consiglieri con Emiliano, Stella Mele: «Alice? No, io Biancaneve e loro i sette nani»

La Redazione
"Abbandonarono il partito (alla cui vita politica partecipano), quello del Pd, che pure gareggiava con il simbolo, ma in altra coalizione"
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Più che “Alice nel Paese delle meraviglie”, “Biancaneve e i sette nani”. Il confronto-scontro mediatico fra la consigliera comunale Stella Mele, segretario cittadino di Fratelli d’Italia, e i sette colleghi di maggioranza schieratisi con Michele Emiliano alle prossime elezioni regionali, prosegue all’insegna di similitudini e metafore tratte dal mondo delle fiabe: e così, chi di fiabe ferisce, di fiaba perisce.

“Devono
aver procurato irritazione, e non poca, le mie riflessioni sulla
condotta politica dei sette consiglieri comunali firmatari del documento
con il quale gettano definitivamente la maschera e che, simpaticamente,
mi definiscono “Alice nel paese delle meraviglie”. Accolgo con gioia questa definizione perché mi consente di meglio perfezionarla con quella di “Biancaneve e i sette nani” – esordisce Stella Mele nella sua replica – Infatti,
non si comprende bene per quale ragione i sette firmatari di un
documento politicamente scorretto ed istituzionalmente sbagliato, non
abbiano approfittato della replica per spiegare ai cittadini i motivi
della inopportuna condotta, ma abbiano invece optato per un’arringa di
bassa caratura, al pari della loro statura morale, con la quale
verrebbero rimproverate alla sottoscritta un paio di questioni.

Infatti,
nelle loro contorte parole e nel vano tentativo di arrampicarsi agli
specchi, mi si “rimprovererebbe” di far parte di una lista civica (una
coalizione civica esclude la possibilità di presentare simboli di
partito), la cui composizione oltre ad essere stata la sintesi fra
diversi coordinamenti, al fine di rafforzare le liste che scesero in
campo in campagna elettorale, fu la più naturale e logica conseguenza
della scelta maturata all’interno di un’intera area che insieme decise
di aderire ad un progetto civico, perché animata dalla volontà di
aprirsi a quella parte di società civile che, legittimamente, spesso non
si riconosce nei partiti e che in Cannito vedeva un’alternativa al Pd,
ma soprattutto per evitare, attraverso i simboli, interferenze ed
esigenze partititiche che spesso sono state confliggenti con i reali
interessi della Città (fin troppo martoriata dai rapporti di forza dei
partiti che l’hanno amministrata negli anni). L’elettorato, che è sempre
sovrano, non a caso premió quella scelta ed anche chi scrive.

Mi
chiedo quale anomalia, quindi, i sig.ri consiglieri ravviserebbero
nella decisione di chi, come me, ha inteso fare squadra insieme al resto
dell’area di riferimento alla quale appartengo da sempre
e che vedeva
solo la Lega non voler aderire alla “coalizione del buon governo”
(legittima scelta, questa, di quel partito).

L’anomalia
si riscontra, invece, in tutta la sua implacabile evidenza in chi,
forse in odore di sconfitta, abbandonava il partito (alla cui vita
politica partecipa), quello del Pd, che pure gareggiava con il simbolo,
ma in altra coalizione.

Quello stesso partito che oggi dai banchi della maggioranza dicono di dover sostenere.

Siamo all’ultima tangibile fedele interpretazione del noto romanzo pirandelliano: “Uno, nessuno e centomila”!

Gli
eventi, infatti, compreso quello che ha visto i consiglieri comunali
Sabino Dicataldo, Pino Rizzi, Ruggiero Dicorato, Adelaide Spinazzola,
Vincenzo Laforgia, Luigi Dimonte e Massimo Spinazzola (e i tre assessori
Ruggiero Passero, Graziana Carbone e Maria Anna Salvemini), gettare la
maschera nel vano e scorretto tentativo di politicizzare l’intera
amministrazione, sono noti a tutti.

Fatta
questa doverosa precisazione, colgo l’occasione per ringraziare i
consiglieri che, nella loro replica, con lo stile poco edificante che
sempre più li contraddistingue, si sono avventurati in un insensato
riferimento ai “gettoni”. Quali?

Fermo
restando che la sottoscritta risulta essere, in tutta la maggioranza,
forse la sola consigliera comunale ad aver rifiutato ogni tipo di
spartizione, da quella relativa ai revisori dei conti a quella dei
consiglieri di amministrazione nei vari enti, passando per una nomina
assessorile offertami, più volte, dal Sindaco (anch’essa rifiutata) e
che di “gettoni” me ne avrebbe riconosciuti 2.500,
ho il dovere di
rispedire ai mittenti l’infelice falsa dichiarazione.

Tuttavia,
li ringrazio per avermi dato la possibilità di evidenziare, per dovere
di cronaca e per chiarezza di informazioni, quanto su 32 consiglieri
comunali, sempre la sottoscritta, sia terzultima per “compensi e
rimborsi spese” a carico del Comune, con un importo medio di scarsi 200
euro mensili, a differenza di “chi”, invece, occupa i primi posti nella
classifica dei “gettoni”.

Chiarita
la falsità che qualifica i protagonisti di questa vicenda, nessuno dei
quali (non a caso), animato negli anni da un vero e proprio impegno
civico che abbia coinciso con un’autentica passione politica, tale da
renderli conoscibili e riconoscibili agli occhi della città, resta
l’impellente necessità di riportare l’attenzione su come essi siano
venuti meno al patto con la coalizione e con gli elettori.

“Pacta
sunt servanda”, recita l’antico brocardo latino, “i patti si devono
rispettare”. È l’ammonimento alla base della politica e del diritto
romano e quindi della nostra società.

Quel
documento, infatti, li colloca non solo nella categoria dei
“quaquaraquà” (coloro che notoriamente vengono meno alla parola data),
ma anche in una parte di campo che la coalizione ha combattuto,
scegliendo di essere alternativa al Pd che, ribadisco, gareggiava in
altra coalizione. Partito che quindi, si potrebbe dire, conta in giunta i
tre assessori firmatari?!

Sarebbe
opportuno conoscere il pensiero del Sindaco in merito a questa vicenda

che lo relega in una evidente posizione di imbarazzo, rispetto alla
quale sappiamo solo che non abbia condiviso, giustamente, l’infausta
scelta del Presidente del Consiglio comunale e degli assessori che vi
hanno apposto la loro firma. Che un manipolo di consiglieri comunali,
infatti, dica di prendere le distanze dalla sottoscritta (ironia della
sorte! Ma comunque per me una medaglia al valore!) nelle dinamiche del
confronto e della dialettica politica ci può anche stare, ma che a
dichiarare di prendere le distanze da una consigliera Comunale siano un
Presidente del Consiglio e tre assessori, mi pare un errore
istituzionale da principianti della politica. Grave, anzi gravissimo.

Non
starò, infatti, qui a ribadire i doveri ai quali il Presidente del
Consiglio comunale deve assolvere (e neppure quelli ai quali sono
chiamati gli assessori), mi limito, per il momento, solo ad evidenziarne
lo scorretto ed inappropriato svolgimento del ruolo.

Precisato quanto premesso, credo che sia giunta l’ora di fare chiarezza all’interno di questa Amministrazione.

Si
abbia la lealtà di parlare alla città che certamente non ha scelto di
essere guidata dal Pd e la dignità di mollare le prebende e di passare
nel partito che (legittimamente) hanno scelto di sostenere, il cui
simbolo peró è ben presente in Consiglio comunale fra i banchi
dell’opposizione…
sempre in attesa che il Sindaco ci spieghi se la
nomina dell’assessore Salvemini e poi quella della sorella
dell’assessore Salvemini, oltre ad aver offeso il principio stesso per
il quale la si nominava (quello della ”quota rosa”, ma anche quello del
più naturale dei diritti in capo alle liste prive di rappresentatività
in giunta), sia stato il frutto di pressioni politiche esterne.

Dei
tanti interrogativi, contano i fatti e le certezze. E l’unica certezza,
è l’aver preso atto di un documento con il quale si mira, artatamente, a
far venire meno la natura civica di un progetto per la Città che
avrebbe dovuto essere scevro da pressioni e interferenze esterne ed
estranee alla maggioranza.

Nemmeno
Mammolo, Eolo, Dotto, Brontolo, Pisolo, Gongolo e Cucciolo sarebbero
venuti così miseramente meno ad un impegno assunto”.

venerdì 24 Gennaio 2020

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Gino Seccia
Gino Seccia
4 anni fa

Certo che vedere consiglieri di maggioranza in consiglio comunale che votranno per il partito all'opposizione (Pd) solo nelle fiabe poteva essere scritto.Ma da oggi a Barletta non sarà più una fiaba ma realtà. Piu che Alice o Biancaneve la chiamerei Magna Magna.Poi ci sono quelli di dx che so seduti in consiglio comunale con i Magna Magna e votano uniti e compatti. Re Cannito guarda dall'alto i suoi sudditi e li bacchetta se qualcuno/a alza la voce sicuro che mai nessuno lascerà la poltrona a cui si è incollato.