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Sanità Puglia, l’odissea degli infermieri precari: una nota della consigliera Stella Mele

La Redazione
"Insomma"– si chiedono esausti i lavoratori sanitari stagionali – "ognuno si è visto passare davanti agli occhi dei treni su cui salire al volo, e noi invece a quale fortuna ci aggrapperemo?"
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La
Sanità pugliese al centro di discussioni e controversie. Questa volta protagonisti gli infermieri precari che, dopo aver prestato
servizio per diversi mesi ed aver assicurato la fruizione delle ferie
estive dei colleghi, non sembrano destinati a rientrare in misure
occupazionali strutturali. In merito pubblichiamo un intervento della consigliera comunale di Forza Barletta Stella Mele.

“La contesa del “posto fisso” vede diversi contendenti sul ring: da un lato, gli infermieri (vincitori e/o idonei) del concorso targato Asl BA, che complessivamente formano una graduatoria di circa 1600 persone dalla quale attingeranno tutte le Asl pugliesi. Dall’altro ci sono i precari che hanno beneficiato delle misure previste dal D. Lgs.Madia.

I precari stagionali lamentano l’accensione pressoché esclusiva dei riflettori giornalistici, sindacali e politici su
quella fetta di infermieri che per molteplici anni hanno avuto la
fortuna di vedere i propri contratti a termine rinnovarsi
continuamente,
magari perché
presenti in una graduatoria di avviso pubblico per soli titoli, girata e
rigirata come un calzino per anni, ritrovandosi poi a prendere il treno
Madia in termini di stabilizzazione perch
é rientranti nei tempi previsti”.

O ancora i beneficiari del DPCM 06/03/2015 che hanno invece avuto la
fortuna di aver diritto alla riserva del 50% dei posti a concorso, e
soprattutto la possibilità di essere esonerati dalla prova preselettiva
al concorso, una prova che verte su quiz di cultura generale, logica
ecc.
senza nessuna attinenza con l’ambito sanitario. Prova che ha fatto comunque strage di partecipanti.

Insomma– si chiedono esausti i lavoratori sanitari stagionali – “ognuno
si è visto passare davanti agli occhi dei treni su cui salire al volo, e
noi invece a quale fortuna ci aggrapperemo?
! Perché
sì!Ci siamo anche noi, centinaia di “Precari Don’t stop” (è cosi che ci facciamo chiamare), gli ultimi arrivati in calendario, ma soprattutto ultimi perché esclusi, messi nella zona d’ombra da una dirigenza che ufficiosamente afferma di volere mandarci a casa a partire dal novembre 2018: dopo averci “usati” come tappa buchi per coprire le ferie estive, facendo doppi turni e reperibilitàanche oltre quelle contrattuali.

Il paradosso sembrerebbe ancor più eclatante se si considera che gli organi ministeriali competenti, forse rifacendosi a dati vetusti relativi al fabbisogno del personale ovvero “vecchi” al 2015,avrebbero stabilito che in Puglia abbiamo più infermieri rispetto alla media nazionale: eppure gli ospedali pugliesi sembrerebbero al collasso, e presenterebbero enormi difficoltà di gestione dei reparti e di assistenza ai pazienti. “Senza contare che non esistono riposi garantiti, che il personale è sotto stress e ridotto all’osso,che vi è carenza di OSS (Operatori Socio Sanitari) con conseguente demansionamento degli infermieri per far fronte alle necessità di cura.

Lamentiamo con forzala volontà di estromettere noi ultimi, e ricordiamo che non bisogna sottovalutare che siamo tutti colleghi col fine comune di lavorare. Ci sarebbe spazio per tutti se chi di dovere si ricordasse che da quella graduatoria concorsuale dovrebbero attingere tutte le Asl pugliesi, smaltendola velocemente. A questo si aggiunga che ogni Asl pugliese agisce autonomamente, per cui le sorti di ognuno di noi sono realmente affidate al fato.

Queste le parole di un “precario Don’t Stop” (così si definiscono).

Questa
è la realtà nella quale vivono gli infermieri in Puglia, innescando fra
loro una guerra tra poveri per fare a gara a chi deve accaparrarsi per
primo il “posto fisso”
.

Si dovrebbe dire “basta” a mettere a rischio l’incolumità dei pazienti e la salute degli operatori sanitari. “Basta” ad affidare il “diritto al lavoro” alla sorte. “Basta” a lasciare aggrappato ad un filo il futuro di centinaia di persone che vivono nell’incerto quotidiano. L’incerto fa paura, perché ti assedia da ogni lato e non ti da pace; essere precari significa non poter pianificare, significa procastinare all’infinito
l’idea di creare una famiglia e significa anche sottostare a logiche di
potere. E’ per queste ragioni che negli ultimi mesi abbiamo deciso di
agire sfilandoci i panni di infermieri per indossare quelli della
protesta. Non è possibile mantenere il silenzio di fronte a questo
svilimento di una categoria fondamentale per la tutela della salute nel
nostro Paese. Non possiamo più accettare di essere trattati come
tappabuchi da sfruttare e poi gettare via, senza aver alcuna possibilità
o come insulsi numeri da usare per i trionfi sindacali e politici
.

È sostenendo la loro battaglia che ci rivolgiamo al Governo per lo sblocco definitivo dei blocchi assunzionali del 2004, del turnover e della spesa vincolata dal piano di rientro. Insomma tutti quei vincoli ministeriali dolorosiche limitano l’azione regionale. Così facendo forse si potrebbero ampliare le piante organiche, conseguire i LEA, puntando così ad una buona sanità.

“Ci
viene da pensare che forse l’unica cosa a tempo indeterminato in questo
Paese sia proprio la precarietà,
o perlomeno questo è il nostro timore
più grande
.

mercoledì 19 Settembre 2018

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