Cultura

Il Trabucco di Barletta e il Museo diffuso del mare

La Redazione
Il trabucco dovrebbe rappresentare un punto di partenza per il recupero dell'intera fascia costiera della città
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Non è da poco che l’Archivio di Stato di Barletta si interessa e batte per la valorizzazione di tutto ciò che è collegato al mare; infatti se pensiamo che la prima (ed unica!), celebrata e premiata mostra documentaria “Barletta tra il grano e la sabbia. I progetti per il porto” risale addirittura al 1982. Mostra, quella, che produsse anche l’ormai introvabile e sempre più apprezzato catalogo, un vero e proprio testo fondamentale per raccontare la storia del porto e conseguentemente della Città di Barletta, del quale l’assessore dell’epoca Gammarota ne aveva prevista una ristampa anastatica proprio per “accontentare” i numerosissimi cultori.

Il completamento della “ricostruzione” dell’antico Trabucco si inserisce nel più articolato disegno, fortemente propugnato dall’ex assessore Giuseppe Gammarota, riguardante il “Museo Diffuso del Mare”, che include una serie di strutture barlettane che verranno recuperate e riutilizzate, come il Trabucco, Porta Marina e il Faro borbonico. Progetto che la Regione Puglia ha finanziato con circa 50 milioni di euro per tutte le attività di riqualificazione dei porti pugliesi, con le Autorità Portuali.

Dunque, un recupero della memoria storica, ma anche un’attrazione turistica che sarà in grado di inserirsi nell’intento di valorizzazione le attività marinare portuali anche della città di Barletta.

L’amministrazione comunale spiega che il manufatto è stato recuperato, ricostruito e riconsegnato alla città al fine di diventare il primo tassello di un “museo del mare diffuso” che avrebbe il compito di descrivere e raccontare il nostro passato legato al mare. Il trabucco dovrebbe rappresentare un punto di partenza per il recupero dell’intera fascia costiera della città, già avviata con le modifiche intraprese sulla Litoranea di Ponente.

Fino ad alcuni decenni fa il Trabucco (qualcuno ricorda che erano 3 sul braccio di levante e 2 su quello di ponente?) era nel pieno delle sue funzioni di pesca, favorendo anche l’occupazione di alcune famiglie di pescatori che potevano sostentarsi proprio grazie a questo. Ciò che rimane della testimonianza storica barlettana è il manufatto più meridionale della costa pugliese.

Attualmente la struttura sorge su un’area di pertinenza dell’Autorità portuale, perciò è necessario lavorare in perfetta sinergia con essa, anche perché il progetto di recupero prevede, tra l’altro, la costituzione di una camminata pedonale, questa realizzata a spese dell’autorità portuale con i propri professionisti, attrezzata su quel tratto del “braccio” per raggiungere il trabucco.

La concessione del manufatto è appartenuta sino al 2014 alla famiglia Ricatti, esattamente 122 anni dopo la richiesta, conservata dall’Archivio di Stato di Barletta, presentata, in data 20 luglio 1892, dal sig. Mauro Bassi di Trani all’Ufficiale di porto del nostro Circondario Marittimo, per la costruzione di un “Congegno da pesca sulla scogliera di Levante”. Il Comune, investito della questione, il 31 luglio rispose con un parere favorevole firmato dall’ingegnere dell’Ufficio d’Arte (attuale Ufficio Tecnico) Giovanni Milano.

Il Comune si è prefisso l’obiettivo di includere la funzione didattica nelle prerogative che dovrà assolvere il trabucco e questo per poter mostrare alle nuove generazioni le funzionalità di pesca tanto importanti avute, nel passato, dalla rinata struttura.

Egualmente fondamentale il recupero dell’antico Faro. Nel 1807 si costruisce il Faro ad opera dell’architetto barlettano Domenico Luigi Chiarelli. L’opera alta quindici metri, ha una base calcarea quadrangolare, forata da quattro occhi di bue. In seguito venne innalzata una torre cilindrica in mattoni alla quale si aggiunse la gabbia della lanterna a luce fissa ed intermittente, alimentata ad olio fino al 1913 poi acetilene ed infine sostituita da illuminazione elettrica. Il faro Napoleonico va in pensione nel 1959, sostituito dal nuovo il cui ultimo “guardiano” è stato Antonio Dicristo originario di Palazzo San Gervasio e oggi rimane “faro” della memoria storica del fortissimo legame esistente tra barletta e il suo porto.

Attualmente inaccessibile perchè pericolante, necessita di urgente restauro.

Da tutto quanto detto si può comprendere benissimo come Barletta, sin da quando era considerata “Emporium Canosinorum” ha vissuto in simbiosi con il suo porto e da esso ha tratto benefici enormi per lo sviluppo economico e culturale che ha condotto le genti della Terra d’Ofanto a svolgere un ruolo determinante tra le città più importanti che si affacciano sull’Adriatico specie in questo periodo che Barletta è alla ricerca di nuove fonti di reddito .


Michele GRIMALDI

Direttore Archivio di Stato di Bari Barletta Trani

venerdì 4 Dicembre 2020

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