Cultura

“Il Maestro e Margherita”, al Teatro Curci i due amanti e quel diavolo di Riondino

Giacomo Caporusso
Uno degli spettacoli più apprezzati della stagione del teatro Curci in scena nel weekend a Barletta
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Tra il maestro e Margherita quel diavolo di Riondino.

Partiamo
dalla fine: sulle note di Simpathy for the devil dei Rolling Stones, cala il sipario in un teatro Curci stranamente versione polo nord;
temperatura gelida per un anomalo clima teatrale gelido percepito tra palco, platea e loggione, tanto da fare da
contraltare all’infuocato inferno di Waland sul palcoscenico.

Lo
spettacolo ha inizio con un dialogo surreale tra due cittadini russi –
Berlioz e Bezdomnyj – e uno straniero (il professore di magia Woland),
da poco arrivato a Mosca: “Se non ho sentito male, lei stava
dicendo che Gesù non è mai esistito?Ah, com’è interessante!, e, scusate
se sono importuno, voi oltretutto non credete neppure in Dio?Dunque se
Dio non esiste non esiste neanche il diavolo”. Inizia così “Il maestro e
Margherita” uno degli spettacoli più apprezzati della stagione del
teatro Curci in scena nello scorso weekend a Barletta.

Una
scenografia che dà l’idea di bunker militare, costituito da tre pareti
grigie ed opache dove, come su una lavagna, sono disegnati graffiti
preistorici e didascalie che alludono al misterioso destino
dell’uomo.Un impatto freddo nella sua semplicità, fatta anche, e non
solo, di passaggi, porte e botole, di comparse e scomparse, di andate e
ritorni di paure e poche certezze. Pareti che creano l’effetto di una
camera di un manicomio o ancora peggio di un carcere; dove gli attori
vivevano i loro mondi senza futuro e senza speranza,quasi come
l’anticamera del cimitero. Situazioni a compartimenti stagni che
sembrano ingabbiare sogni e prospettive, con disegni primordiali come
scritte ed incisioni dal sapore preistorico e satanico.

Il
capolavoro di Bulgakov acquista nuova energia nella trasposizione
drammaturgica di Letizia Russo, una rilettura che, nonostante le tre ore
di spettacolo, in due tempi, mira all’essenza dell’opera, rendendola
fluida e veloce tra risate e tragedie, tra male e bene, tra sacro e
profano. Una trasposizione piena di colori potenti come il rosso del
fuoco in grado di sfidare la creatività scenica del regista Andrea
Baracco,che con grande cura nei dettagli ed una precisione puntigliosa
riesce come un grande direttore d’orchestra a mettere all’unisono gli
undici attori che si alternano sul palco, oltre all’ottima
interpretazioe di un cast di esaltante bravura. Il tema della
storia si focalizza sulla storia d’amore tra il Maestro (Francesco
Bonomo) che vuole ritrovare la verità perduta attraverso la messinscena
del suo dramma su Ponzio Pilato ed il Messia e Margherita (Federica
Rosellini).la sua amata, bella e dolce
. La giovane attrice ( bravissima
nonostante le sue critiche condizioni fisiche) vivrà un’ esperienza
soprannaturale, dovrà gioco forza diventare strega e volare nuda nella
notte su tutta la Russia ( il clima gelido del teatro ha reso la
scena veramente realistica…). Margherita sopravvive a questa straordinaria
prova guadagnandosi così la possibilità che il diavolo (Michele
Riondino)
esaudisca il suo più profondo desiderio: ritrovare il Maestro.
I due amanti, poveri ma felici, potranno così tornare nello scantinato
in cui hanno vissuto la loro storia d’amore.

A completare il
trittico della rappresentazione al Teatro Curci, la consegna da parte
del sindaco Cosimo Cannito di un pezzo della pista di atletica con
dedica a Michele Riondino, per aver vestito ed interpretato il
primatista mondiale Pietro Mennea nella fiction di Rai uno,
dedicata
all’uomo più veloce del mondo.

domenica 13 Gennaio 2019

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