Cultura

“Canne nel Medioevo”: il convegno internazionale e il futuro di Canne della Battaglia

Cosimo Giuseppe Pastore
Il convegno scientifico sul ruolo del sito nell'età medioevale si è reso occasione per ribadire le criticità da risolvere per avviare una progettazione che restituisca dignità culturale ed economica a Canne della Battaglia
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Si erge a presidio del fiume Ofanto e si presta ad essere la porta di accesso alla Puglia meridionale. La valorizzazione ed il potenziamento del sito archeologico di Canne della Battaglia rappresenta non solo una sfida, ma una necessità culturale dell’intera comunità pugliese nonché nazionale. È il messaggio emerso ieri, 16 dicembre, nel corso del IV convegno internazionale di “Studi della città”, organizzato a Palazzo Della Marra dal Centro Studi Normanno-Svevi, nell’ambito del suo programma triennale di ricerca, in collaborazione con il Polo Museale della Puglia, la Soprintendenza Archeologica della BAT e di Foggia, l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, la Società di Storia Patria per la Puglia e con il patrocinio della regione Puglia, dell’Università di Bari, di Foggia e della Basilicata.

È sulla città fortificata, campo di battaglia nel 216 a.C tra romani e cartaginesi e al centro dei numerosi interventi degli studiosi che hanno preso parte al convegno, che si pone l’accento delle indagini che la comunità scientifica porta avanti, concentrandosi sul ruolo militare ed economico di Canne per il territorio ofantino e sulla sua vita nel corso del medioevo, sino alla migrazione del XIII sec. verso Barletta e alla resistenza vescovile per tutelare la memoria di Canne. «Ci siamo occupati di Canne della Battaglia – spiega Victor Rivera Magos del Centro Studi Normanno-Svevi – perché da Canne derivano le origini della città di Barletta e anche perché si tratta di un sito che ancora oggi avrebbe necessità di essere tutelato e valorizzato ulteriormente».

L’obiettivo è quello di restituire dignità a Canne della Battaglia, rendendola autonomo parco archeologico che possa spiccare nello scenario museale pugliese. Per farlo, tuttavia, è necessario riprendere l’attività di scavo e di ricerca sul sito, interrottasi negli anni ’70 e ripresa, nel corso degli anni ’80, con il dott. Lavermicocca. Urge, inoltre, una sinergia istituzionale che renda esecutivi i tavoli tecnici e che possa risolvere le criticità, legate alla mobilità e alla cronica carenza di personale denunciata da Miranda Carrieri (Direttrice dell’Antiquarium), che contribuiscono a frenare l’ascesa culturale ed economica di Canne e la cui risoluzione diventa presupposto per l’applicazione dei progetti in cantiere.

Tra questi, l’attuazione della Legge Mennea che ha elaborato un percorso di condivisione con la Regione Puglia, il Teatro Pubblico Pugliese, il Polo Museale, il Comune di Barletta e la Sovrintendenza che possa tracciare le linee guida di un piano strategico per includere la comunità scientifica e il mondo dei privati. «La legge è uno strumento essenziale per impostare un progetto di valorizzazione – ha commentato il Consigliere Regionale, Ruggiero Mennea, firmatario della legge – che deve partire da una strategia che tenga dentro sia l’aspetto storico-culturale che l’aspetto economico, perché un bene come Canne ha bisogno di un piano di gestione che deve far riferimento ad una serie di servizi innovativi, deve essere agganciato alla formazione e al mondo dell’Università. Un insieme di componenti – ha proseguito il Consigliere regionale – che all’interno del piano strategico danno come risultato il percorso da seguire per dare a questo sito non solo il riconoscimento culturale e scientifico, ma anche la redditività che serve ad attrarre le imprese e gli operatori economici che vogliono investire in cultura».

lunedì 17 Dicembre 2018

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