Cultura

Portobello, il Teatro Curci cornice di solidarietà: intervista al fondatore di “Musica in gioco”

Cosimo Giuseppe Pastore
L'appello lanciato in diretta su Rai 1 sabato scorso ha suscitato la curiosità di saperne di più sull'associazione che fa della musica un grimaldello sociale. Andrea Gargiulo: "Un'esperienza incredibile per i ragazzi"
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Ricorderete tutti il ritorno dello storico programma Rai “Portobello” nella città di Barletta (video della serata). L’occasione è nata dalla partecipazione al varietà, condotto da Antonella Clerici, di Andrea Gargiulo, musicista e fondatore dell’associazione “Musica in gioco” (qui il sito web) che, sfruttando un particolare approccio didattico, permette a ragazzi con difficoltà o con vite difficili di far parte di una vera e propria orchestra e di trovare nella musica una valvola di sfogo. Il risultato è stato percepito a pieno dal gremito teatro Curci, durante la serata dello scorso 3 novembre, quando circa 80 ragazzi hanno suonato dal vivo, deliziando il pubblico corso in teatro dopo l’appello di Andrea Gargiulo: donare strumenti musicali ai tanti ragazzi che man mano entrano a far parte dell’associazione.

Così, abbiamo deciso di saperne di più, contattando Andrea, fondatore di “Musica in gioco”, l’esperienza più significativa della più ampia rete nazionale “Musica e società” che ha dimostrato di raggiungere ottimi risultati anche in campo psichiatrico. Andrea ci ha cortesemente prestato parte del suo tempo, tra un viaggio per Milano in occasione di un progetto destinato a ragazzi con disturbi dello spettro autistico e Reggio Emilia, in cui sarà impegnato in una casa accoglienza per minori con la messa in prova. Le sue tre vite, le attività innovative che porta avanti nell’intera Regione Puglia e la sua partecipazione a “Portobello”. Ecco le domande che gli abbiamo rivolto.

D: Una vita dedicata alla musica: pianista, concertista, direttore d’orchestra, docente presso il Conservatorio di Bari. Antonella Clerici ha definito la sua vita come “trascorsa tra gli spartiti e la sua grande passone per la musica”. Chi è oggi Andrea Gargiulo?

Oggi Angrea Gargiulo ha almeno tre vite parallele. La prima mi vede impegnato con grande entusiasmo come docente nel Conservatorio di Bari. Per me è una gioia incredibile poter contribuire alla formazione musicale e umana di ragazzi che hanno fatto della musica la loro ragione di vita. La mia seconda vita è quella da volontario con l’Associazione “Musica in gioco” che coinvolge ragazzi con problemi di vario tipo. Lavoro nei centri psichiatrici così come nelle carceri con i detenuti. Questo, mi permette di donare un pezzetto di me alle persone che incontro e ogni volta mi accorgo che tutto ciò mi restituisce una gioia incredibile. La terza vita è quella da musicista professionista di jazz. Sono stato anche inserito nel dizionario italiano del jazz e questo per me è un grande onore (ride n.d.r). Su questo fronte ho qualche progetto che porto avanti. To be or not to be bop” con Silvana Kuhtz che associa poesia e narrazione alla musica e spesso lo facciamo con grandi artisti che si aggiungono come guest star al nostro duo. Poi ancora Verdi in Jazz in cui lavoriamo sui brani di Verdi in chiave jazz insieme a Gianlivio Liberti ed Elisabetta Pasquale al contrabbasso e alla voce.

La musica è tutt’una, ma può essere declinata in tanti modi diversi, come ad esempio nel sociale in cui ti accorgi di incidere in modo determinante nella vita delle persone, restituendo loro autostima, fiducia e bellezza. Il detenuto o il paziente psichiatrico, spesso, pensano di non avere alternative se non di fare il detenuto e il paziente psichiatrico. Quando invece gli si fa capire che può fare il musicista o qualsiasi altra cosa, e può farla anche bene, gli si offre una visione diversa del suo mondo e ci si accorge come tutto ciò apra delle porte incredibili.

D: La sua passione per la musica si coniuga anche ad un grande impegno per il sociale. Nasce nel 2010 l’Associazione “Musica in gioco”, che attraverso il metodo Abreu permette a molti ragazzi con difficoltà di giocare con la musica, entrando a pieno titolo a far parte di un’orchestra. Come nasce l’associazione e quali sono i suoi obiettivi?

Abreu più che un metodo è una filosofia. Josè Antonio Abreu è stato Ministro della cultura in Venezuela circa 40 anni fa ed ebbe il sogno di far diventare la musica diritto di tutti e non privilegio di pochi. Era un Venezuela fatto di grandi differenze sociali, con dei ricchi ricchissimi e dei poveri poverissimi. Lui avviò questa idea, dimostrando agli investitori che ogni dollaro investito nel progetto sarebbe tornato raddoppiato, proprio perché l’investimento sociale e culturale determina una ricchezza reale.

Noi abbiamo iniziato circa otto anni fa questa avventura ad Adelfia, con circa 40 bambini. Abbiamo avuto l’opportunità da parte della Regione Puglia di aggregarci ad un progetto allora nascente, il MOMArt, una ex discoteca sequestrata ai clan e affidata al Kismet, che l’aveva attivata come hub delle arti. Abbiamo avviato il progetto in modo folle, avendo solo 6 mila euro in tasca provenienti dagli sponsor che abbiamo utilizzato per comprare i primi strumenti. Eravamo io, Gianlorenzo Sarno, Johnny Vitone e Annalinda Lupis, quattro folli con estrazioni totalmente diverse dal punto di vista personale. Una follia che però ci ha ripagato con il tempo. Ci notò subito nel marzo 2011 Nichi Vendola, invitandoci a Roma, al Festival della buona amministrazione, come esempio di buona pratica musicale per il sociale. Riuscimmo a stupire tutti, perché bambini che partivano da zero, in soli 7 mesi suonavano in un concerto, ragazzini e bambini che avevamo piccoli disturbi come dislessia o ritardi cognitivi che con il tempo sono scomparsi.

“Musica in gioco” è un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di pedagogia e didattica sperimentale a 360 gradi, esportando, nei centri sociali piuttosto che nelle carceri, diversi format operativi che si adattano all’utente, perseguendo il fine del reinserimento sociale. Le linee guida sono più o meno le stesse, cambia la declinazione dell’attività e il target musicale: passiamo dalla canzone napoletana che ci chiede il ragazzo in carcere, alla musica classica nelle orchestre, fino al rap e al funk nelle case per minori a rischio e alle canzoni dei Minions per i più piccoli, perché il nostro grimaldello deve essere compatibile con la porta che vogliamo aprire. La bellezza di questa didattica è che non è fatta di diktat, ma di opportunità.

Molti ragazzi si sono aggiunti con il tempo all’associazione, grazie ai finanziamenti regionali dei quali siamo stati destinatari, ma anche a qualche finanziamento di privati. Così, adesso abbiamo tre macro progetti che portiamo avanti. L’antimafia sociale” in collaborazione con Rigenera, un laboratorio urbano di Palo del Colle con cui abbiamo attivato nella stessa Palo del Colle, ad Adelfia e a Lecce, orchestre come presidio di legalità. Uno dei nostri motti è “la legalità è un’opportunità felice” perché dimostriamo ai ragazzi che il rispetto delle regole non è sinonimo di imposizione, ma un modo per raggiungere dei risultati e i ragazzi si accorgono che avviene davvero così.

Armonia della Salute Scuola, finanziato dagli assessorati regionali alla salute e all’istruzione. Con questo progetto raggiungiamo tutte le scuole pugliesi interessate, formando gratuitamente i docenti alla didattica reticolare e attivando nelle scuole cori, orchestre e band.

Il terzo macro progetto riguarda l’attivazione di nuclei, nei singoli Comuni. Uno di questi è Bitonto la cui lungimirante amministrazione comunale ha deciso di selezionare in ogni scuola nove bambini con difficoltà o semplicemente appassionati di musica. Sono bambini che non si sarebbero potuti permettere la scuola di musica privata e ai quali noi offriamo lezioni gratuite e gli strumenti in comodato d’uso gratuito. Quindi in comuni come Bitonto, Adelfia, Acquaviva e Gioia del Colle che hanno deciso di investire un quid per i loro ragazzi, questa attività diventa un servizio sociale.

I nostri maestri sono formati da una pedagogia attiva e sono tutti musicisti. Ci approcciamo anche al rap, alcuni dei nostri insegnanti, infatti, sono rapper professionisti. Noi sfruttiamo la didattica reticolare, una didattica attiva che parte da una progettazione della lezione che utilizza la musica d’insieme e le attività collettive come potenzialità creativa, tecnica e pedagogica. In questo modo stiamo dimostrando che la lezione singola non è più efficace come, invece, la lezione collettiva che adotta modelli già usati nella psicologia (come la teoria delle intelligenze multiple) a cui si affianca una base pedagogica che ci è fornita dalla collaborazione con l’Università del Salento, in particolar modo con il professor Colazzo, ordinario di pedagogia sperimentale, che è un vero genio della pedagogia italiana.

D: Un totale di 1500 ragazzi provenienti da tutta la Puglia. Nasce da qui l’esigenza di avere a disposizione nuovi strumenti e quindi la sua partecipazione alla trasmissione “Portobello” in cui al suo appello ha risposto addirittura Albano. Noi con i suoi ragazzi abbiamo vissuto la diretta dal teatro. Ci parli di questa esperienza e di come l’hanno recepita i ragazzi dal Teatro Curci.

È nato tutto a giugno. Un giorno trovo una mail di Francesco Stella, che mi scrive chiedendomi informazioni in merito alla nostra esperienza. Continuiamo a sentirci scambiandoci del materiale fino a che non ci incontriamo a Matera con tutto lo staff del programma. L’interesse dimostrato da tutti ci ha permesso di risolvere ogni problema autorizzativo legato alla presenza di circa sessanta minori, perché l’ispettorato del lavoro chiede mote informazioni quando vengono coinvolti i minorenni. Devo dire che qui c’è stata una collaborazione incredibile dell’ispettorato di Bari grazie a persone efficienti che colgo l’occasione di ringraziare, come la signora Carrieri che ci ha seguito in modo attento e sensibile.

Così, tutti i ragazzi che hanno fatto richiesta di partecipazione hanno poi effettivamente partecipato al concerto nel teatro Curci. L’emozione è stata grandissima, loro sapevano che sarebbe stata una vetrina straordinaria, perché essere su rai 1, in prima serata, in una trasmissione così seguita non è una cosa che capita tutti i giorni. L’appello per farci regalare strumenti, quindi, è stato anche un modo per attirare l’attenzione su tutte le attività che facciamo. Lì in studio ricevevo telefonate da signori di 90 anni che oltre a volermi donare i loro strumenti musicali, volevano parlarmi e raccontarmi la storia di quello strumento, legato a loro stessi, ai genitori o ai propri cari, con la passione che solo chi fa musica conosce.

I ragazzi hanno vissuto le stesse emozioni dal teatro Curci di Barletta. Paolo Conticini così come tutto lo staff sono stati molto disponibili concedendo un’esperienza incredibile per i ragazzi, che ha rafforzato l’autostima e la fiducia nelle loro possibilità. Al di là del fatto se poi decideranno di fare il musicista o qualsiasi altro lavoro, lo faranno con una determinazione diversa. In tantissimi ci hanno chiamato per donarci strumenti. Ci stiamo organizzando per andare a trovare alcuni di loro, soprattutto anziani, per i quali è difficile inviarci gli strumenti. Abbiamo anche ricevuto l’arpa che tanto desideravamo, abbiamo avuto la disponibilità di un negozio di strumenti musicali di Martina Franca. E poi la telefonata di Albano, con il quale prenderemo contatti al più presto, che ci ha offerto una possibilità bellissima che magari potrebbe essere rinnovata.

Insomma, missione compiuta. Ma quale sarà il futuro della sua associazione, quali obiettivi dovrà perseguire?

I nostri insegnanti sono volontari. Il volontario che decide di intraprendere questa mission non lo può fare asetticamente: non è possibile entrare in un centro psichiatrico e fare lezione scocciato, urlando o sbraitando, non lo dovrebbe fare mai nessuno, ma se capita in un centro psichiatrico diventa un disastro. Il nostro personale è formato e fa una scelta, quella di usare la musica come grimaldello sociale e personale e quindi ha una responsabilità notevole. Oggi ci sono persone che vivono vendendo armi o droga, credo sia più legittimo pensare che un musicista possa vivere di musica e bellezza, quindi noi ci stiamo strutturando per offrire a queste persone un lavoro, mettendo su una vera e propria azienda sociale con persone che continueranno a fare le stesse cose con la stessa passione di adesso, ma che in più riusciranno a viverci.

Noi stiamo dimostrano anche alla Regione Puglia che alcune attività sono determinanti per il risparmio. Il progetto “Scarpe Sciolte, nato a San Severo, ad esempio, permetteva di risparmiare 120 mila euro l’anno di psicofarmaci. Ne consegue un risparmio di salute, quindi non solo economico ma anche morale. Per i detenuti, invece, uno studio della Commissione Europea ha approfondito la situazione delle carceri italiane, dimostrando che il costo per detenuto all’anno è di circa 43 mila euro. Attività alternative per un detenuto all’esterno del carcere permettono di abbassare il costo fino a 20 mila euro. La probabilità di recidiva di un detenuto, inoltre, è tra il 60-70%, quella di un detenuto che fa altre attività, invece, si abbassa fino al 6-7%. Forse è una questione politica ed economica sulla quale dovrebbe aprirsi un serio dibattito.

domenica 11 Novembre 2018

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