Cultura

“La parola canta”, i fratelli Servillo emozionano il pubblico del Teatro Curci

Giacomo Caporusso
Una due giorni che ha fatto registrare il sold out, un omaggio a Napoli e alla cultura partenopea tra letteratura, teatro e musica
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“La parola canta”, un’armonia di musica e parole nella rappresentazione dei fratelli Toni e Peppe Servillo, accompagnati dal “Solis String Quartet”. Uno spettacolo fuori abbonamento messo in scena al Teatro
Curci di Barletta il 6 e 7 novembre . Una due giorni che ha fatto
registrare il sold out, u
n omaggio a Napoli e alla cultura partenopea tra letteratura, teatro e musica.

L’opera,
composta di un unico atto, è un alternarsi scenico di cantato e
recitativo per raccontare ed esaltare Napoli, in tutte le sue
sfaccettature e contraddizioni. Un susseguirsi di emozioni, che arrivano
dirette e scaldano il cuore dello spettatore. Sono sensazioni uniche,
quelle trasmesse da Toni Servillo; dove la dialettica stretta e veloce talvolta risulta incomprensibile, il ritmo e la mimica
dell’attore riescono a mantenere alta l’attenzione.

La scena è
libera da ogni distrazione. Il palcoscenico aperto e minimale composto
solo da leggii, microfoni e strumenti posizionati in modo da formare un
cerchio. Mattatori indiscussi I due fratelli Servillo e i musicisti, con
due violini, una viola e un violoncello.

Lo spettacolo scorre
piacevolmente perché i protagonisti non sono in competizione, ma al
contrario, le voci e movimenti dei Servillo si fondono alle note degli
strumenti e a quelle corde pizzicate con immensa bravura e precisione.

Una
magia che dalla prima nota fino alla fine dello spettacolo incorona un
incontro eccezionale tra duetti e spazi personali, dove l’uno lascia
all’altro il giusto spazio sul palco come una magia.

Tra le tante
meravigliose canzoni e poesie, non solo cantate ma anche interpretate
dal leader degli “Avion Travel”, la famosissima Guapparia, di Libero
Bovio e Rodolfo Falvo, un ricordo di Gabriella Ferri con Dove sta Zazà,
di Raffaele Cutolo e Giuseppe Cioffi e un altro figlio della Napoli
del 900, Renato Carosone con Maruzzella .

Tra i monologhi più
divertenti messi in scena dalla voce narrante di “Zanna Bianca” la
storia di Vincenzo De Pretore, il ladruncolo ucciso per un furto di
sopravvivenza, che chiede a San Giuseppe suo protettore in terra di farlo
salire in Paradiso.

A donare alla rappresentazione una nota alta
di umanità è la parentesi su Genova, interpretata in modo ineccepibile
da Toni Servillo, in cui traspare tutta la sua disperazione.

Il
concerto si conclude con una poesia molto amata dallo stesso Toni
Servillo di Michele Sovente, “Cos’è sta lengua sperduta” che come dice lo
stesso attore dal palco racchiude il senso stesso della serata sul
significato e sulla forza della parola. E una splendida interpretazione
di Te voglio bene assaje in un duetto con Peppe che ha concluso in
maniera straordinaria la rappresentazione teatrale.

giovedì 8 Novembre 2018

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