Cultura

Canne, dubbi sulla localizzazione della battaglia? Dalle fonti il vero sito dell’epico scontro

Renato Russo
Dopo 50 anni, rimessa in discussione la plausibilità della località di Canne come sito topograficamente attendibile dello svolgimento della battaglia, collocandola invece sulla riva sinistra del Fortore
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Questo articolo è stato scritto sotto l’impulso della recente lettera pervenuta alla Gazzetta del Mezzogiorno (l’8 gennaio) dove un appassionato ricercatore locale – Dino De Cesare -, ha ancora una volta, a distanza di cinquant’anni, rimesso in discussione la plausibilità della località di Canne come sito topograficamente attendibile dello svolgimento della battaglia, collocandola invece sulla riva sinistra del Fortore.

In particolare, De Cesare, estimatore del prof. Angelo Coscia, alle cui valutazioni si ispira, argomenta che i cumuli bellici rinvenuti nell’area di Carlantino, nei pressi del Fortore, siano attribuibili alla battaglia di Canne perché nell’area ofantina non se ne sono trovati. E invece noi riteniamo che in realtà quei cumuli si spiegano perché in quell’area, l’anno prima (217 a.C.) s’era svolta una battaglia (nell’area compresa fra Larino e Gereonio), dettagliatamente descritta da Tito Livio, e che quei resti emersi dal terreno, altri non siano che residui bellici di quello scontro.

Perché a Carlantino la presenza di quei cumuli e a Canne no? Ma è presto detto. Perché gli scontri avvenuti nell’area garganica in realtà non furono una grande battaglia, come sarà anni dopo quella di Canne, ma poco più di scaramucce, per cui i cumuli lasciati sul terreno durante quegli scontri saranno presto dimenticati; cioè quel lungo interramento è stato facilitato dal millenario anonimato del sito, al contrario di quanto accadrà nel corso dei secoli (ben ventidue!) al terreno teatro della famosa battaglia di Canne, esposto per oltre due millenni ad un sistematico saccheggio.

Va ricordato, più a beneficio della cronaca che della storia, che quanto alle fonti locali, tutto nacque da un articolo di Sandro Ottolenghi sull’“Europeo” del 19 agosto 1971, dal quale partirono numerose attribuzioni della battaglia di Canne ad altre località alternative, una vera proliferazione, a cominciare da quella di Mario Izzo di Castelluccio Valmaggiore, per proseguire con Angelo Coscia di Carlantino, Vittorio Stagnani che assegna lo scontro all’area di Occhito, senza dire di don Albano di Volturara, Giovanni Casoria di Volturino, Filipponio di Casal Trinità (Trinitapoli), Riontino di San Ferdinando, e tanti altri di cui sarebbe lungo l’elenco, rivendicando ciascuno la localizzazione della battaglia al proprio paesello d’appartenenza, nel quale qualcuno di loro ha persino allestito un museo personale destinandogli un ambiente domestico o un sottano concesso dalla vicina Pro Loco.

Di contro, ad assegnare al famoso sito di Canne la tradizionale localizzazione, fonti antiche ma anche più recenti, tutte autorevolissime. Fra le fonti classiche: Tito Livio, Polibio, Appiano, Cicerone, Cornelio Nepote, Diodoro Siculo, Dione Cassio, Plutarco, Strabone e molti altri; e fra gli autori a noi più vicini: C. Barbagallo, G. Brizzi, C. D’Angela, F. M. De Robertis, G. Desanctis, G. E. Giannelli, G. Granzotto, J. Kromayer, M. M. Marin, T. Mommsen, S. Moscati, E. Pais, C. G. Picard, V. A. Sirago, A. S. Toymbee, A. Wilms, ed altri ancora.

Impostazione largamente condivisa dal compianto Raffaele Iorio, profondo conoscitore della materia, (“Quaderni Medievali”, giugno 1979): “È criticamente inoppugnabile che soltanto sulla Canne tradizionale convergano, fitte, puntuali e continue, le concordi indicazioni delle fonti classiche a cominciare da Livio e Polibio (la convergente segnalazione del vicus di Canne e del fiume Aufidus, la prossimità di Canosa e Venosa dove ripararono i superstiti del massacro, il granaio canosino etc…).”

Insomma, secondo la stragrande maggioranza degli studiosi antichi e moderni, bisogna attenersi alle fonti mentre spostarsi da questo territorio è quantomeno atto temerario, fuorviante e antistorico. Se non pare quindi ci siano incertezze sulla corretta localizzazione del sito cannense, giova rammentare che il vero dubbio semmai, fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, verteva su un altro versante, diciamo così, fluviale, se cioè la battaglia di Canne si fosse sviluppata sulla sinistra o sulla destra dell’attuale corso del fiume (Gazzetta del Mezzogiorno, 2 agosto 1993).

Quanto alla circostanza che sul sito cannese siano state trovate tracce di resti medievali, ricorderò che in quell’ambito territoriale, dopo quella di Canne, sono state combattute almeno altre dieci battaglie (a partire da quella dell’89 a.C. fra Caio Cosconio e Trebazio con 15.000 morti), per poi concentrarsi – le altre – nel periodo medievale; il che vuol dire che i resti più recenti si sono sovrapposti a quelli più antichi.

Giova ricordare che nel corso della campagna scavi del Gervasio (1937-1938) nell’area cannese emerse un affollamento medio di due scheletri per mq. per un’estensione di circa 25.000 mq. pari ai 50.000 morti. Per quanto attiene ai 50.000 morti di Canne (ma in realtà furono molto meno), il prof. Sergio Sergi, dell’Università di Roma, in uno studio commissionatogli dalla Sovrintendenza di Puglia, rilevò come a Canne coesistessero deposizioni effettuate in tempi differenti e con modalità diverse, risultando evidenti, da un esame morfologico dei resti, che molti scheletri appartenessero a combattenti per la presenza di fratture prodotte da azioni violente. Non dissimili i risultati del prof. Mario Fedeli, anch’egli dell’Università di Roma (entrambi su “Rivista di Antropologia”, marzo 1961).

Sulla densità dei reperti ossei nelle circostanti campagne, è risaputo, da concordanti e affidabili testimonianze, che i nonni e i bisnonni degli attuali proprietari di quel terreno chiamato Campo del sangue, alienassero la propria terra perché non facilmente coltivabile, a causa del continuo affiorare di resti scheletrici, frammentati al terreno in misura assolutamente rilevante.

Inoltre, nel Giornale degli scavi, gli assistenti della Sovrintendenza, Arcadio Campi e Giovanni Villani, rilevarono come i residui scheletrici presentassero una diversa consistenza osteologica: più fragili e vulnerabili quelli antichi (e quindi più soggetti al dissolvimento da agenti atmosferici), più duri e resistenti quelli medievali (lo stesso Campi, nel 1987, oppose un motivato rifiuto alla richiesta di mandare uno scheletro antico presso l’Istituto di Paleologia di Roma perché sarebbe giunto sicuramente polverizzato).

E i cimeli mancanti? Non sono pochi infatti coloro i quali argomentano che la battaglia non sarebbe stata combattuta in quei luoghi per il mancato ritrovamento di reperti bellici. Diamo la parola a uno dei grandi viaggiatori in Puglia dell’Ottocento, il francese Charles Didier (1829): Quando uno dei contadini del posto smuoveva la terra con la punta del suo bastone, affiorava dal terreno qualche antica corniola o resti di armi di cui quella terra abbonda. Giustamente è stato fatto rilevare che se della famosa battaglia sull’Isonzo (dove si fronteggiarono 100.000 uomini), a distanza di cinquant’anni non si trovava più neppure il bossolo di un moschetto, cosa volete che si sia salvato dei reperti infossati in un celebrato campo di battaglia, come quello di Canne (quindi più esposto alle spoliazioni) dopo 2.200 anni?

In chiusura voglio ricordare gli ultimi contributi offerti da autorevoli studiosi sulla localizzazione del sito del celebre scontro nel corso del Convegno di Canosa (16 maggio 2007), convegno diretto alla ricerca delle fonti storiche e storiografiche, cioè dei fatti e dei documenti che hanno segnato la plurisecolare storia di Canne, dal famoso scontro (216 a.C.) all’annessione alla città di Barletta (1294). Sulla battaglia di Canne nella Puglia annibalica si è infatti soffermata Vincenza Morizio (Università di Foggia), sulla Documentazione medievale di Canne, Pasquale Corsi (Università di Bari), e sulla Evoluzione della ricerca storica su Canne e Canosa, Liana Bertoldi Lenoci (Centro studi storici e socio-religiosi in Puglia).

Conclusioni? Ogni lettore le potrà trarre da sé. Lontano dal fragore delle armi dell’epico scontro, non resta che reimpegnarsi nella ricerca ancora ricca di stimolanti curiosità, ancorché peregrine, con l’auspicio che, sia pure nella diversità delle opinioni, prevalga alla fine la ragionevolezza di equilibrate non preconcette valutazioni.

 

Renato Russo

 

venerdì 15 Gennaio 2021

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MICHELE GORGOGLIONE
MICHELE GORGOGLIONE
3 anni fa

SIAMO IN DEMOCAZIA ED OGNUNO E' LIBERO DI DARE LA SUA VERSIONE SULLA FAMOSA BATTAGLIA, NULLA IN CONTRARIO, MA “APUD CANNAS” CIOE' PRESSO CANNE, LOCALITA' RICONOSCIUTA ED ABITATA FIN DAI TEMPI DEL NEOLITICO E' UNA SOLA, IL RESTO SONO PURE TEORIE CHE LASCIANO IL TEMPO CHE TROVANO, CHI VI STA SCRIVENDO E' UNO CHE HA VISSUTO LA REALTA' DI CANNE PER MOLTI E MOLTI ANNI,,,