Cronaca

Il killer di Cilli accusato anche di omicidio stradale

La Redazione
Cosimo Damiano Lamacchia rimase vittima del sinistro stradale verificatosi il 12 aprile 2021
Sarebbe Dario Sarcina il responsabile della morte del 52enne Cosimo Damiano Lamacchia
scrivi un commento 13188

Dario Sarcina, il 33enne accusato di aver ammazzato Michele Cilli, avrebbe già ucciso una volta. È quanto ipotizza la magistratura tranese che ha chiesto il processo per Sarcina con l'accusa di omicidio stradale. Sarebbe infatti lui il responsabile della morte di Cosimo Damiano Lamacchia, l'operaio di 52 anni investito da un'automobile l'anno scorso, in via Dimiccoli, mentre si trovava a piedi sulla strada. A guidare l'automobile, una Fiat 500 Abarth, sarebbe stato proprio Sarcina. Udienza fissata il prossimo 2 maggio. 

Dopo essere stato travolto e ucciso dall'automobile, Lamacchia fu caricato su una automobile e portato, ormai esanime, al pronto soccorso. «È stato investito mentre attraversava la strada, caricato agonizzante su una macchina, quasi “scaricato” ormai cadavere al pronto soccorso e “ucciso” un’altra volta dal disegno criminale ordito dall’automobilista che lo ha travolto – lo stesso Dario Sarcina arrestato nelle scorse ore con l’accusa di aver ammazzato Michele Cilli – e dai suoi complici per passarla liscia, ma ora i responsabili saranno chiamati a risponderne in giudizio e i familiari della vittima potranno quanto meno ottenere un po’ di giustizia» scrivono i legali della famiglia della vittima.

A conclusione delle indagini preliminari per la tragica morte avvenuta a Barletta il 30 aprile 2021, il Pubblico Ministero della Procura di Trani, dott. Lucio Vaira ha chiesto il processo per omicidio stradale per Dario Sarcina e per i fratelli L. M., 45 anni, e D. M., 35, sempre di Barletta, per il reato di favoreggiamento. Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, ha fissato l’udienza preliminare per il 2 maggio 2022.

L’inchiesta, a cui hanno dato un contributo determinante la squadra Anticrimine e gli agenti del Commissariato di Barletta, ha ricostruito i fatti di quella drammatica tarda mattinata. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, intorno a mezzogiorno di quel 30 aprile, tre uomini, su due auto distinte abbandonarono dinanzi al pronto soccorso. una persona ormai priva di vita, salvo poi dileguarsi. Era il corpo di Lamacchia, investito poco prima in via Dimiccoli. All’interno del vicino bar gli inquirenti ritrovarono una scarpa della vittima. Gli agenti, sul posto, acquisirono la prima dichiarazione di Dario Sarcina, figura già ampiamente nota alle forze dell’ordine, che ammise di aver investito Lamacchia con la sua Fiat 500 Abarth mentre stava parcheggiando e di aver quindi seguito in ospedale la macchina su cui il pedone era stato caricato, per poi tornare a casa, cambiarsi e dare alla madre da lavare i vestiti sporchi di sangue, successivamente recuperati dai poliziotti e posti sotto sequestro, così come le vetture.

Una indagine che, anche in questo caso, ha dovuto fare i conti con l'omertà: il titolare del bar dimostrò la sua reticenza a mettere a disposizione i filmati delle telecamere di videosorveglianza e  riferì di non essere a conoscenza dell'incidente omettendo peraltro di riferire che la macchina su cui è stato caricato Lamacchia, una Suzuki, è proprio quella di suo fratello.

Sulla scorta delle perizie e delle indagini, quindi, il Pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Sarcina, imputandogli di aver “causato il decesso del pedone per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia nonché colpa specifica derivante dalla violazione degli art. 140, 141 e 191 del Codice della strada”, “per non essersi avveduto del pedone che stava attraversando la strada, per non aver conservato il controllo del veicolo in modo da arrestarsi tempestivamente dinanzi all’ostacolo prevedibile costituito dal pedone stesso in fase di attraversamento, e per non aver consentito al pedone, che aveva già impegnato la carreggiata, di raggiungere il lato opposto in condizioni di sicurezza”. Ma il dott. Vaira, come detto, ha chiesto il processo per favoreggiamento anche per i due fratelli L. M. e D. M. in quanto, “conoscendone la caratura criminale, aiutavano Sarcina a eludere le investigazioni”, con le già citate bugie e reticenze.

«In tutto questo dramma e questa pagina nera – scrivono dallo studio legale – la consolazione forse più grande per i cari di Lamacchia è che le indagini hanno escluso in via assoluta l’esistenza di qualsivoglia legame tra lui e l’investitore, perché le modalità con cui era stato abbandonato al pronto soccorso avevano inizialmente fatto pensare anche al crimine intenzionale, a maggior ragione con il senno di poi visti gli ultimi sviluppi del caso Cilli. L’investimento, almeno quello, è stato solo un terribile e tragico caso e questa verità restituisce dignità alla figura di un uomo e padre di famiglia, Cosimo Damiano Lamacchia, che era un onesto lavoratore, che per tutta la vita ha sgobbato come operaio in una fabbrica tessile per portare a casa il pane e per far studiare i figli, con il desiderio di poter vedere un giorno il primogenito Luigi, allievo di danza al Teatro dell’Opera di Roma, calcare le scene dei più prestigiosi teatri. Una soddisfazione che purtroppo non potrà mai provare, ma anche di questo, come della loro immensa perdita e della ignobile messa in scena che hanno dovuto ulteriormente sopportare, i congiunti della vittima chiederanno conto, confidando in una pena esemplare da parte della giustizia penale».

mercoledì 23 Marzo 2022

(modifica il 12 Luglio 2022, 13:18)

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti