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Covid-19 a Barletta, testimonianza di un contagiato di 29 anni: “Colpisce fisico, psiche e affetti”

La Redazione
"E' tutto molto surreale e alienante; paura e solitudine"
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Una seconda ondata che avanza inesorabilmente, facendo registrare anche nella nostra città numeri ben più alti di quelli della primavera scorsa. Lo ha confermato il sindaco Cosimo Cannito una settimana fa, rivolgendosi alla cittadinanza con un videomessaggio in cui precisava che a Barletta i casi di positività noti sono attualmente 115. Una situazione preoccupante, che deve indurci tutti al massimo rispetto per le semplici regole anticontagio, come l’uso della mascherina, il distanziamento fisico e la disinfezione delle mani. Per la nostra salute e quella dei nostri cari, come dimostra la testimonianza di un giovane lettore che volentieri pubblichiamo:

“Sono un ragazzo di 29 anni di Barletta, che ha contratto qualche giorno fa, nel pieno di questa seconda ondata, il Covid-19. Ho voluto scrivere quest’articolo, raccontando la mia esperienza, nella speranza di sensibilizzare altre persone e soprattutto i miei coetanei sulle gravi problematiche di questa emergenza. Ho sempre goduto di ottima salute, praticando diversi sport a livello agonistico, eppure in questi primi giorni della malattia non riuscivo neanche a salire qualche scalino interno, per i problemi di respirazione che la patologia causa (respiro corto e affannoso, senso di oppressione al petto e forte tosse). Fortunatamente dopo un esordio abbastanza aggressivo, quasi immediatamente la maggior parte dei sintomi sono scemati, probabilmente anche grazie alla terapia.

Ma il punto su cui vorrei far riflettere non è quello fisico: sono le ripercussioni psicologiche che la malattia e la quarantena domiciliare portano, oltre alle preoccupazioni per i propri affetti. Con buone probabilità sono stato contagiato da mio padre che era un soggetto quasi totalmente asintomatico e ho potuto vedere nei suoi occhi la paura e il senso di colpa (immotivato, visto che ha rispettato sempre le regole precauzionali) per aver messo in pericolo la salute mia e di mia madre (soggetto debole per precedenti patologie), che incredibilmente è risultata negativa. Ora siamo tutti e tre in tre stanze diverse e lo saremo per tanti giorni ancora, comunichiamo tramite telefono e ovviamente se passiamo attraverso spazi comuni, lo facciamo con tutte le attenzioni possibili e immaginabili. E’ tutto molto surreale e alienante; paura e solitudine si fanno sentire nonostante abbiamo tutte le comodità possibili e avendo anche la fortuna di non essere fin troppo preoccupati dal lavoro, potendo fare qualcosina in smart working (fortune che purtroppo non tutti hanno). Ci sarebbe anche la questione dei contatti stretti, amici prontamente avvisati e rimasti “vittime” della quarantena fiduciaria, quindi con la preoccupazione di aver contratto il virus (con le difficoltà tecniche degli ultimi tempi di poter ricevere i tamponi e scrollarsi qualche dubbio) e quella altrettanto importante di non poter andare a lavorare. Anche avendo rispettato le regole ed avendo la loro comprensione, difficile non sentirsi un po’ in colpa per il loro isolamento. Infine vorrei anche porre l’accento su un altro aspetto: chi contrae il Covid-19 non va lasciato da solo. Io ho avuto la fortuna di avere pochi amici stretti, che sono stati sempre premurosi sia nel farmi compagnia, sia nel chiedere su come stessi; purtroppo non tutti hanno la stessa sorte.

Tirando le somme: il virus c’è, c’era anche quest’estate quando ci divertivamo sulle spiagge e nei locali, solo che adesso ha ripreso a fare male seriamente. Il Covid non colpisce solo fisicamente, colpisce a 360° la vita di una persona e dei suoi cari. Lo dico soprattutto ai miei coetanei: “Ragazzi rispettiamo le regole, resistiamo in questo periodo delicatissimo, cerchiamo di avere pazienza, altrimenti rischiamo di perdere persone e cose molto più importanti di qualche piccolo svago e libertà.”

domenica 1 Novembre 2020

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Maria P.
Maria P.
3 anni fa

Vabbe' ma di che di lamenta? Ne è uscito bene e adesso deve fare un po' di isolamento. Drammatizzare tanto non serve, crea solo allarmismo e paura. Ringrazi piuttosto il Cielo per come gli è andata. Il lockdown lo abbiamo fatto tutti.

Alessandro F.
Alessandro F.
3 anni fa

Quasi immediatamente la maggior parte dei sintomi sono scemati.. ma di cosa stiamo parlando… praticamente era quasi asintomatico e per lui è stato duro l’isolamento.. questo è il succo di tutto ????

savino
savino
3 anni fa

C'è la minaccia incombente che si verifichi qualcosa di negtivo, di dannoso, doloroso, rovinoso, ci stanno inculcando la paura ci vogliono turbare, far preoccupare che ci deve succedere qualcosa di reale o immaginario atto a provocare gravi danni alla salute. Vorrei sapere ma negli anni passati, uno quando aveva un raffreddore o una mezza polmonite, rimaneva a letto per una settimana (via con i certificati medici per non andare a lavorare) ,faceva in culo a prendersi le medicine, tipo la tachipirina, antibiotici, supposte grosse o piccole, iniezioni di penicillina, sciroppi, aeresol ecc. la gente v in giro e dà i numeri, la gente si è esauruta, impaurita dà fastidio agli altri, con questo non voglio correre il rischio di essere frainteso.