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“Accogliere, proteggere, integrare”: l’augurio per il 2018 del Vicario giudiziale dell’Arcidiocesi

La Redazione
"Il messaggio del Papa è decisamente alternativo alle logiche del nemico, dello scarto e dell'indifferenza. Alternativo al sistema Caino, al sistema Erode e al sistema Pilato"
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“Avere un sguardo contempl-attivo capace di accogliere, proteggere, promuovere ed integrare”. E’, in estrema sintesi, l’auspicio che don Emanuele Tupputi, Vicario giudiziale dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie ed Animatore
Spirituale del Movimento diocesano dei Cursillos di Cristianità,
rivolge come augurio di inizio d’anno alla comunità diocesana.

«Dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione. La contemplattività, con due t, la dobbiamo recuperare all’interno del nostro armamentario spirituale…tutti avvertite che, a volte, siamo staccati da Cristo, diamo l’impressione di essere soltanto dei rappresentanti della sua merce, che piazzano le sue cose senza molta convinzione, solo per motivi di sopravvivenza. A volte ci manca questo annodamento profondo. Qualche volta a Dio noi ci aggrappiamo, ma non ci abbandoniamo. Aggrapparsi è una cosa, abbandonarsi un’altra. Quand’ero istruttore di nuoto – ero molto bravo, e quando ero in seminario tantissimi hanno imparato da me a nuotare – quante volte dovevo incoraggiare gli incerti: «Dai, sono qui io; non ti preoccupare…». Se qualcuno stava annaspando o scendendo giù, io gli passavo accanto e quello si avvinghiava fin quasi a strozzarmi. Questo è solo un abbraccio di paura, non un abbraccio d’amore.

Qualche volta con Dio facciamo anche noi così: ci aggrappiamo perché ci sentiamo mancare il terreno sotto i piedi, ma non ci abbandoniamo. Abbandonarsi vuol dire lasciarsi cullare da lui, lasciarsi portare da lui semplicemente» (don Tonino Bello).

1. Carissimi lettori,

nel solco di queste espressione del grande profeta dei nostri tempi, don Tonino, si pone anche quella di Papa Francesco che nel messaggio della 51ª Giornata Mondiale della Pace 2017 esorta ogni uomo, credente e non, di guardare e interpretare, ciò che succede sulle coste di tutte le Nazioni che si affacciano sul Mare Nostrum, “Con sguardo contemplativo” lungimirante, sapiente e attivo, fiducioso nella possibilità di trasformare difficoltà avvertite come minaccia in opportunità per costruire un futuro di pace (cfr. Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3)

Il Pontefice in questo coraggioso testo, che coinvolge tutti e riguarda il futuro di tutti, chiede ad ogni uomo di buona volontà ed in modo particolare al credente la capacità di inforcare gli occhiali della Fede quando interpreta e analizza ciò che succede intorno a lui, altrimenti corre il rischio di incappare nello stesso errore che Gesù rimproverava agli uomini e alle donne del suo tempo: «Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?» (Lc. 12, 54-57).

Come è stato ribadito in questi giorni: «in un periodo carico di pregiudizi e volgarità, in un contesto ossessionato da identità chiuse che alimentano paure, che giudicano pericolosi gli insegnanti attivi nell’intercultura perché spiegano la Dichiarazione universale dei diritti umani, che bloccano il riconoscimento di cittadinanza a bambini nati in Italia e frequentanti le nostre scuole, che minacciano chi lavora per l’accoglienza esibendo a volte gesti e scritte neonaziste, il messaggio del Papa è decisamente alternativo alle logiche del nemico, dello scarto e dell’indifferenza. Alternativo al sistema Caino, al sistema Erode e al sistema Pilato» (Sergio Paronetto, Presidente Centro studi di Pax Christi).

All’inizio del nuovo anno mi piace condividere con voi alcuneriflessioni sulla pace per vincere l’indifferenza e la paura di questo momento storico, “di terza guerra mondiale a pezzi”, ed essere costruttori ed artigiani della pace e di un mondo più fraterno. Non dimentichiamoci che la pace è un dono di Dio, affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne che sono chiamati a realizzarlo. Ogni uomo e ogni donna sulla terra non deve perdere la speranza nella capacità dell’uomo di superare il male con un atteggiamento di corresponsabilità solidale, che è alla radice della vocazione fondamentale della fratellanza e della vita comune e di una pace duratura.

2. Nell’invocare la Pace per tutte le Nazioni, il Pontefice ricorda il dramma di 250 milioni di migranti nel mondo di cui 22 milioni sono rifugiati, «sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace» (Benedetto XVI, Angelus, 15 gennaio 2012). Questi nostri fratelli, dice il Papa, «sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta» (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n.1).

Se, dunque, vogliamo realmente vivere da cristiani, dobbiamo far sentire forte la nostra voce di uomini e donne credenti, affinché i legislatori, i governanti, gli amministratori della cosa pubblica, dell’Italia, dell’Europa, dei Paesi che si dichiarano democratici e che hanno sottoscritto patti e convenzioni internazionali per la salvaguardia dei diritti umani, compiano scelte politiche di accoglienza «con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale» (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n.1).

Dobbiamo avere nel nostro operare quotidiano uno sguardo contempl-attivo «capace di accorgersi che tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione». (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3).

Questo, sguardo contemplativo, deve diventare anche un profondo sguardo d’introspezione, un esame di coscienza personale, comunitaria e sociale. Dal “Tesoro delle Fede” (cfr. Mt 13,44-52), bisogna estrarre la forza necessaria per diventare testimoni autentici del Vangelo per sconfiggere l’indifferenza e la paura, per abbattere i muri di separazione e costruire ponti di fraternità, per liberarci dall’egoismo e dall’intolleranza, per distruggere le strutture di peccato che sempre di più avvinghiano la nostra società disumanizzandola, rendendoci non più persone capaci di relazioni reali ma virtuali, monadi e non comunità.

Mentre ci incamminiamo verso un nuovo anno non possiamo non riconoscere che nella nostra società: «Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, «ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze […] promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia», in altre parole realizzando la promessa della pace. Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei «limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso», considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi. Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati» (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 3).

3. Dunque se veramente vogliamo la pace attiviamoci non restiamo inermi. A tal proposito per poter diventare «Costruttori di Pace» (Mt. 5,9), il Papa ci indica 4 azioni strategiche: ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE, INTEGRARE.

“Accogliere” richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze, e di bilanciare la preoccupazione per la sicurezza nazionale con la tutela dei diritti umani fondamentali. La Scrittura ci ricorda: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo». (Eb. 13,2);

“Proteggere” ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento. Penso in particolare alle donne e ai bambini che si trovano in situazioni in cui sono più esposti ai rischi e agli abusi che arrivano fino a renderli schiavi. Dio non discrimina: «Il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova». (Sal. 146,9);

“Promuovere” rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati. Tra i molti strumenti che possono aiutare in questo compito, desidero sottolineare l’importanza di assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione: in questo modo essi non solo potranno coltivare e mettere a frutto le proprie capacità, ma saranno anche maggiormente in grado di andare incontro agli altri, coltivando uno spirito di dialogo anziché di chiusura o di scontro. La Bibbia insegna che Dio «ama lo straniero e gli dà pane e vestito»; perciò esorta: «Amate dunque lo straniero, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto». (Dt. 10,18-19);

“Integrare”, infine, significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali. Come scrive San Paolo: «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio». (Ef. 2,19). (Francesco, Messaggio 51ª Giornata Mondiale della Pace, 13 novembre 2017, n. 4).

4. Carissimi, al sorgere di uno nuovo, queste parole cariche di verità e di fresca profezia invitano ognuno di noi ad essere nel mondo segno dell’inquietudine, richiamo del “non ancora”, stimolo dell’ulteriorità, di una cultura dell’incontro e della convivialità. Spina dell’inappagamento, insomma, conficcata nel fianco del mondo. Sprono a vivere al meglio la scommessa della pace vera, che scongiura ogni specie di fatalismo che fa ritenere inutili, se non addirittura controproducenti, le scelte di campo, le prese di posizione, le decisioni coraggiose, le testimonianze audaci, i gesti profetici. Vivere la scommessa della pace in tal maniera ci porterà a sperimentarla come “l’acqua che scende dal cielo: ma siamo noi che dobbiamo canalizzarla affinché, attraverso le condutture appropriate della nostra genialità, giunga a ristorare tutta la terra. Pertanto sarebbe un “bluff” limitarsi a chiedere la pace in chiesa, e poi non muovere un dito” (don Tonino Bello).

5. Queste parole, inoltre, ci esortano anche a passare dalla globalizzazione dell’indifferenza a farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità, «a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri» (Papa Francesco, 49° Messaggio per la giornata mondiale della pace 2016); e ci spronano ad essere sempre più costruttori di dialogo e di unità nella diversità per divenire una comunità di credenti coraggiosa, profetica e ricca di operatori/conduttori di pace capaci come «i tecnici delle condutture; gli impiantisti delle reti idrauliche; gli esperti delle rubinetterie di portare l’acqua della pace nella fitta trama dello spazio e del tempo, in tutte le case degli uomini, nel tessuto sociale della città, nei luoghi dove la gente si aggrega e fioriscono le convivenze» (Don Tonino Bello, Vegliare nella notte, San Paolo 2007).

6. In piedi, allora, costruttori della pace! Non facciamoci prendere dalla paura!

In questo nuovo anno che inizia ci farebbe tanto bene sostare davanti al presepe per contemplare come Dio si è fatto presente a noi e così ricordarci che ogni tempo, ogni momento è portatore di grazia e di benedizione.

Carissimi, non dimentichiamoci che «il presepe ci sfida a non dare nulla e nessuno per perduto. Guardare il presepe significa trovare la forza di prendere il nostro posto nella storia senza lamentarci e amareggiarci, senza chiuderci o evadere, senza cercare scorciatoie che ci privilegino. Guardare il presepe implica sapere che il tempo che ci attende richiede iniziative piene di audacia e di speranza, come pure di rinunciare a vani protagonismi o a lotte interminabili per apparire. Guardare il presepe è scoprire come Dio si coinvolge coinvolgendoci, rendendoci parte della sua opera, invitandoci ad accogliere con coraggio e decisione il futuro che ci sta davanti… Siamo invitati a non essere come il locandiere di Betlemme che davanti alla giovane coppia diceva: qui non c’è posto. Non c’era posto per la vita, non c’era posto per il futuro. Ci è chiesto di prendere ciascuno il proprio impegno» (Papa Francesco).

7. Non lasciamoci sgomentare dalle dissertazioni che squalificano come fondamentalismo l’anelito di voler cogliere nel “qui” e nell’“oggi” della Storia i primi frutti del Regno del Principe della Pace. Con coraggio chiediamo a Dio artigiani di pace e annunciatori del Vangelo della pace, di essere pedagoghi, profeti e strumenti di pace:

Signore, fa di me
uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa ch’io porti l’Amore,
Dove è offesa, ch’io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch’io porti l’Unione,
Dove è dubbio, ch’io porti la Fede,
Dove è errore, ch’io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch’io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch’io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.
Poiché, così è:
Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna

(Preghiera semplice di San Francesco)

Auguri a tutti di un luminoso Anno Nuovo

lunedì 1 Gennaio 2018

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