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Mennea nato in uno scantinato? Il fratello: «Creata una falsa immagine del povero ragazzo del sud»

La Redazione
Pietro Mennea
«Spettacolarizzata la sofferenza di una persona e la falsa miseria di una famiglia»
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«La storiella fantasiosa che Pietro Mennea è nato al n. 20, significa una sola cosa, che si è voluta creare una falsa immagine del povero ragazzo cresciuto di stenti da una famiglia povera del profondo sud, senza risorse e senza pista, oltre a vivere con la famiglia in uno scantinato». Così il fratello del campione, Vincenzo Mennea, che ha scritto alla nostra redazione dopo la pubblicazione della nota del Comitato Pro Canne della Battaglia sulla nostra testata.

«Questo – prosegue l'avvocato Mennea – è il fine falso posto in essere dal Vinella (presidente del Comitato), e da terze persone e/o da altri giornalisti che sono stati fuorviati da notizie non corrispondenti al vero, oltre a ridicolizzare, spettacolarizzare la sofferenza di una persona e la falsa miseria di una famiglia».

Continua così la diatriba relativa al luogo di nascita della Freccia del Sud: se il Comitato Pro Canne sostiene che sia nato in via Porta Reale n. 20, il fratello è di un'altra opinione. «L'abitazione – scrive Mennea – era al n. 45 contestualmente al n. 20 cui era ubicata la sartoria, infatti, se si legge bene il certificato storico di residenza, è chiaro nel riportare due numeri civici n. 20 e n. 45 dal 28/06/195». Alla risposta del presidente del Comitato, che sostiene che ci sia un atto di nascita a documentare quanto da lui sostenuto, Vincenzo Mennea ha così risposto: «Per quanto riguarda l’atto di nascita ribadisco che è sbagliato, c’è stato un errore materiale di scrittura commesso (se pure effettuati in passato da persona diversa) nella redazione di un atto, o nella dichiarazione nel denunciare la nascita da parte di papà Salvatore».

«Il Sig. Vinella – conclude l'avvocato – nel reiterare questa notizia non veritiera, continua a offendere la memoria dei miei genitori, ridicolizzare, disprezzare mortificare la memoria dei defunti e l’altrui dignità e reputazione. Il tutto si traduce in una preordinata volontà di ledere l’immagine e la memoria altrui oltre ad risultare evidente l’animus diffamandi sotteso a qualsiasi iniziativa giornalistica del genere. Pertanto s’invita ancora una volta il Sig. Vinella di porre fine e di evitare il ripetersi di una siffatta propalazione, meramente insinuante e non rispondente al vero oltre ad essere diffamatorio nei confronti di persone defunte che non si possono più difendere e, di rispettare l’onore e la reputazione delle stesse».

 

domenica 3 Luglio 2022

(modifica il 12 Luglio 2022, 12:52)

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