Spalla

Reddito di inclusione sociale: 485 euro mensili per circa due milioni di persone

Cosimo Giuseppe Pastore
Il nuovo strumento di lotta alla povertà riconosce un assegno sino a 485 euro e segna una svolta per il nostro modello sociale
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Prosegue la lotta del governo contro lo stato di povertà che, secondo l’ISTAT, riguarda 4,6 milioni di persone: dopo il SIA (sostegno per l’inclusione attiva) arriva il REI (reddito di inclusione) che, con un fondo potenziale sino a 2 miliardi di euro, sarà destinato a circa 2 milioni di italiani.

La Puglia ci era già arrivata, è stata la “grande soddisfazione” del presidente della Regione Michele Emiliano, con il RED (reddito di dignità pugliese).

Lo strumento pugliese di contrasto alla povertà, infatti, prevede sin dal luglio del 2016 l’erogazione di somme sino a 600 euro mensili per ogni famiglia in stato di povertà anche temporanea.

Molte le polemiche sui ritardi nelle procedure, che negli ultimi mesi hanno attanagliato il RED, al quale oggi si aggiunge a livello nazionale il Reddito di inclusione (REI) definito «strumento universale per il contrasto alla povertà» dal premier Gentiloni, in occasione della firma del Memorandum che ne stabilisce i criteri per l’accesso.

Il Reddito di inclusione (REI)

Un assegno mensile che può arrivare sino a 485 euro mensili in considerazione di due fattori: oltre alla soglia Isee di 6000 euro (3000 nel precedente SIA), si terrà in considerazione anche il reddito disponibile delle famiglie richiedenti.

Vi potrebbe essere il caso, infatti, di una famiglia proprietaria della casa in cui vive, ma priva di finanze liquide. La proprietà della propria casa non sarà perciò motivo di esclusione dalla richiesta del REI.

Elemento indispensabile per l’accesso alla nuova misura di contrasto alla povertà è l’adesione del soggetto ad un progetto di inclusione sociale o lavorativa.

Per contrastare la povertà non basta, infatti, erogare somme di denaro, ma è necessario reintrodurre i soggetti nel mondo del lavoro. Il 15% del Fondo del REI sarà, per questo motivo, vincolato ai servizi di inclusione, una percentuale che non «scenderà mai sotto il 25%» assicura il governo.

Inclusione sociale e lavorativa: il workfare

Con il REI (i cui decreti attuativi si attendono entro la fine del mese) si è compiuto il passo successivo, al precedente SIA, del percorso di attuazione della legge delega per il contrasto alla povertà.

L’inclusione del soggetto alla vita lavorativa, prevista anche dal RED attraverso il patto individuale di inclusione sociale attiva, è segnale di un progressivo passaggio verso quello che gli esperti definiscono “workfare”, un’evoluzione del tradizionale welfare.

Il workfare, infatti, è un modello che subordina l’erogazione di prestazioni pubbliche ad un atteggiamento attivo da parte dei beneficiari nella ricerca di una nuova occupazione.

I cittadini pugliesi avranno uno strumento in più, oltre al RED, per sfuggire alla povertà, ma soprattutto per reinserirsi nel mondo del lavoro, divenendo così essi stessi il centro del “welfare”.

mercoledì 19 Aprile 2017

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