Politica

Referendum costituzionale, intervista all’on. Violante e al prof. Villani

Dora Dibenedetto
Approfondimento sulla riforma oggetto di referendum il 4 dicembre
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Prosegue il ciclo di confronti promossi dal Comitato “Basta un Sì per cambiare” per approfondire i contenuti della Riforma Costituzionale oggetto dell’appuntamento referendario , ormai sempre più imminente, del 4 dicembre.

Dopo il primo appuntamento nel quale si è entrati nel merito della riforma attraverso la viva voce di due deputati della Repubblica (gli onorevoli Massa e Fucci), il Comitato ha promosso giovedì sera, 10 novembre, a Barletta presso il Salone del Circolo Unione, un nuovo appuntamento nel corso del quale sono state approfondite ulteriormente le ragioni del Sì e quelle del No. A confrontarsi, questa volta, due ospiti di grande fama nel mondo del Diritto: l’onorevole Luciano VIOLANTE (Presidente emerito della Camera dei Deputati, Prof. di Istituzioni di Diritto e Procedura Penale), sostenitore del Sì, e  il professor Ugo VILLANI (Prof. di Diritto Internazionale e Diritto dell’Unione Europea), sostenitore del No, sempre allo scopo di consentire a tutti gli indecisi o a tutti i cittadini che ancora non ne hanno avuto modo, di informarsi e di costruirsi un'opinione.

Dopo l’incontro, ho posto alcune brevi domande ai due relatori, onde poter avere una maggiore contezza di quelli che potrebbero essere gli scenari che si palesano all’indomani del referendum.

Onorevole Violante, quali le differenze di questa riforma costituzionale rispetto alla riforma del 2006 varata dall’allora governo Berlusconi?

R: La differenza di fondo è questa: che il presidente del Consiglio poteva fare la Camera da solo, è questo che ci spinse a votare contro decisamente, e poi c’era una grande confusione, nel senso che in caso di dissenso tra Camera e Senato, si costituiva una terza camera che doveva decidere. Non solo, la riforma del Senato sarebbe entrata in vigore alla terza legislatura successiva. Per queste sostanziali ragioni la riforma del 2006 fu bocciata anche dagli italiani con il referendum costituzionale che si tenne nel giugno dello stesso anno.

Se vincerà il No verrà messo in discussione l'attuale governo in carica? O gli scenari potrebbero essere più ottimisti per il governo Renzi?

Non lo so, in questo caso c’è il Presidente del Consiglio di mezzo, c’è il governo e la maggioranza, pertanto fare previsioni sarebbe piuttosto presuntuoso da parte mia, io mi batto per il Sì punto e basta, poi vediamo cosa succede. Gli scenari cambierebbero sia con la vittoria del Si che con quella del No. Nel primo caso bisognerebbe comunque mettere in campo una serie di forze che attuano la riforma. In ogni caso bisogna sempre prima vedere cosa succede . Poi come diceva Obama “anche il 5 dicembre sorgerà il sole”.

Anche se l'elezione di Trump, potrebbe incidere sull’esito del referendum?

No. Cosa che invece sarebbe successa se si fosse trattato di elezioni politiche; ciò che invece bisogna tenere in conto di Trump è che soltanto le soluzioni innovative convincono i cittadini e Trump è molto più innovativo rispetto alla Clinton, come del resto lo è la nostra riforma, la quale è veramente innovativa; quindi , a mio avviso, sotto questo unico aspetto, l’elezione di Trump potrebbe influire sul referendum del 4 dicembre.

Prof. Villani, se vincerà il No, crede possa essere necessario, magari anche nei successivi governi, rivedere comunque la carta costituzionale in maniera diversa rispetto a quanto fatto da Boschi e Renzi? Sotto quali aspetti in particolare?

Io credo che, vincendo il No, si potrebbe rivedere qualche aspetto dell’attuale Costituzione, anche ad esempio il ruolo del Senato; seppur contrario a questa riforma del Senato, credo che il bicameralismo perfetto, oggi in effetti a mio parere non si giustifichi più; si potrebbe anche pensare ad un Senato delle regioni ma andrebbe regolato in maniera completamente diversa: i rappresentati del Senato dovrebbero realmente rappresentare la Regione, non essere eletti in maniera tale da non garantire nessuna rappresentanza; del resto non si potrebbe nemmeno escludere l’ipotesi di abolire il Senato. Inoltre, sarebbe necessario anche qualche ritocco al titolo V in merito alla distribuzione delle materie e quindi delle competenze dello Stato e delle Regioni, non credo però che sia questa la riforma giusta e aggiungo che quest’ultima è parecchio pericolosa anche in relazione alla nuova legge elettorale, le due cose si incastrano e non sono separate, l’Italicum è una legge elettorale che veramente può consegnare il Paese non ad una maggioranza ma ad una minoranza, una oligarchia che si appropria della Camera e fa nominare i Senatori come vuole e questo di certo comporterebbe un grave colpo alla democrazia e alla sovranità popolare.

L'elezione di Trump, potrebbe incidere sull’esito referendum? In che misura?

Credo di no, penso siano due cose completamente diverse. L’unico legame che vedo è che bisogna stare molto attenti ai sondaggi, che molto spesso  sbagliano, cosi come è successo in America; qui in Italia i sondaggi sembrerebbero propendere per la vittoria del No e magari si sbagliano. Un altro elemento che collega le due vicende, a mio parere, è che anche l’elezione di Trump credo abbia dato voce alla gente sfiduciata dalla politica e dai suoi “mestieranti” , forse potrebbe esserci un analogo sentimento qui in Italia con il referendum, ma non saprei dirle se questi sentimenti potrebbero essere a favore del No.

Quanto e se, secondo Lei, l'esito del referendum può influenzare i rapporti dell'Italia con l' Europa e il resto del mondo?

Secondo me, niente, assolutamente niente, credo che sia proprio un falso quello di dire “No, abbiamo bisogno di cambiare per l’Europa”, non è affatto vero; tra l’altro un principio fondamentale dell’Unione Europe è il rispetto dell’identità nazionale degli Stati insita nella loro organizzazione costituzionale, è un principio giuridico, quindi non potrebbero interessarsi, ma francamente penso che non gli importi nulla. Non si dovrebbero permettere; ad esempio, considero molto scorretto il fatto che l’ambasciatore americano abbia offerto una sorta di “benedizione” per il Sì al referendum, sono forme di ingerenza nella vita degli altri Stati che andrebbero deprecate.

 

 

sabato 12 Novembre 2016

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