Cultura

Festa patronale, parla lo storico cantore L. Bruno:«Cantare a Maria è preghiera che nasce dal cuore»

Nicola Ricchitelli
«Fin quando c'è qualcuno – soprattutto aiutato da parte del popolo – che continua a incrementare questa pietà popolare, questa voce ci sarà sempre»
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La sua è una presenza imprescindibile tra i devoti che in corteo aprono la strada all’Effigie della Madonna dello Sterpeto e di San Ruggero in occasione della festa patronale – nei vari andirivieni tra Santuario e città, nonché nella Solenne Processione che annualmente accompagna i Santi Patroni in giro per la città in occasione della festa patronale.

Quest’oggi sulle pagine di BarlettaLive incontriamo un giovanotto con il sorriso sempre stampato in viso: lui è Luigi Bruno, giovane barlettano, cantore e devoto, nonché ex componente del Comitato feste patronali.

Luigi, cantare Maria..la Madonna dello Sterpeto e la storia di Barletta…Che significato ha per te tutto questo?

R:« Cantare a Maria è una preghiera che nasce dal cuore … in quel canto c’è tutto. La preghiera, la devozione, il chiedere, il ringraziare, ma soprattutto quelle che sono le nostre radici… quella di essere barlettano. Continuare la tradizione dei nostri antenati.. .Chiunque, e qualsiasi figlio di Barletta ha guardato anche per una sola volta quell’ immagine pregandola e invocandola quale Madre. L’identità del popolo barlettano è tutta racchiusa in quei versi, perché da sempre, i nostri avi, i nostri antenati, hanno cantato quella melodia alla Madonna, anche se i tempi moderni cercano in un certo senso di offuscare e fare cadere il tutto nel dimenticatoio, però fin quando c’è qualcuno – soprattutto aiutato da parte del popolo – che continua a incrementare questa pietà popolare, questa voce ci sarà sempre». ».

Come nasce la tua devozione per la Madonna?

R:«La mia devozione per la Madonna è innanzitutto ereditata dai miei nonni in primis e quindi dai miei genitori, fortificata da una grazia, da un’ intercessione ricevuta».

Domenica hai cantato per le vie di Barletta assieme ai Santi Patroni…Quali sentimenti trasparivano dai cuori dei barlettani nei confronti dei Santi Patroni?

R:« Sicuramente l’attesa, quell’attendere i Santi Patroni in processione per le vie della città è come aspettare i propri genitori. Alla mamma che passa si chiede come stai, un abbraccio, le mandi un bacio e poi le chiedi di farti stare bene. E lo stesso vale per San Ruggero».

Ti abbiamo visto tra l’altro percorrere le vie della città a piedi scalzi…Che significato ha avuto per te questo gesto?

R:« Quest’anno è il ventinovesimo anno che porto il cero e accompagno la Madonna in qualsiasi spostamento mentre sono due anni che scalzo l’accompagno. Il sentimento che mi spinge a fare ciò è il solo desiderio di essere esauditi nelle richieste di preghiera ma non delle mie personali ma anche per altri».

Che significato e che peso ha quel cero che porti in braccio?

R:« Il cero pesa 15kg ed è un simbolo di voto e di preghiera. Per me non ha un peso – in termini prettamente fisici – ma rappresenta un piccolo sacrificio, nonché un desiderio di continua intercessione che arde per devozione alla Madonna».

Luigi che festa è stata quella di quest’anno secondo il tuo punto di vista?

R:« La festa di quest’anno tutto sommato – a parte le avversità climatiche – è stata una bella festa. Però bisogna ripopolarla soprattutto dei suoi figli barlettani. Sarebbero tante le iniziative che potrebbero aiutare. Ci vorrebbe un’ organizzazione comunale che faccia da punto d’ascolto per nuove idee per il rilancio di questa festa.

Per anni sei stato membro del Comitato feste patronali della città di Barletta. Quali le responsabilità che un ruolo come questo comporta?

R:«A differenza di quello che si crede, essere un membro del Comitato Feste Patronali non è semplice, è sicuramente un ruolo carico di responsabilità. Purtroppo la gente sottovaluta quella che è l’organizzazione che vi è dietro ad un comitato, ma soprattutto la gente tende a fare di tutta l’erba un fascio. Purtroppo ci sono stati episodi spiacevoli nelle passate candidature, però il Comitato Feste Patronali di cui io ho fatto parte – e qui mi riferisco alla presidenza Tommaso Peschechera – è stata ed è tra quelli che funziona di più, ovviamente dal punto di vista economico ci sono forti difficoltà, le offerte non sono più quelle di un tempo, la gente sorvola, la gente addirittura scappa dalla festa, la gente non investe più la propria offerta volontaria, ed è la cosa che più penalizza quella che è un momento culturale davvero importante per la nostra città, un momento che bisognerebbe tornare a divulgare, un momento che andrebbe in un certo qual senso ripensato».

Vi è una qualche tradizione legata alla storia della Madonna dello Sterpeto che un giorno vorresti venisse recuperata?

R:«Una delle tradizioni a cui tengo di più – e che in assoluto più di tutte vorrei recuperata e soprattutto divulgata – è quella del canto devozionale della Pietà Popolare alla Madonna dello Sterpeto, tant’è che ogni tanto penso all’opportunità nonché all’idea di inciderla. Purtroppo mancano risorse dal punto di vista economico e, soprattutto, perché queste cose vengono sempre sottovalutate, a differenza delle altre città, che fanno delle proprie tradizioni e della propria cultura un vanto, anche a livello turistico. Sono tante le tradizioni che andrebbero recuperate, tradizioni che al momento si sono un po’ perse nella memoria, tipo i venerdì di marzo dedicati alla Madonna dello Sterpeto, la via Crucis celebrata nel viale che portava al Santuario della Madonna dello Sterpeto, così come tante devozioni della pietà popolare che purtroppo i tempi moderni soffocano».

In futuro come vorresti fossero valorizzati i tanti momenti di incontro tra i barlettani e la Madonna?

R:«Vorrei che si lavorasse di più negli incontri tra Barletta e la propria Mamma – la Madonna dello Sterpeto – quindi investire di più anche dal punto di vista turistico, ciò non deve essere frainteso in commercio, non dobbiamo semplicemente vantarci di essere diventati una grande città ma pensare da paesani. La modernità non deve estinguere la nostra tradizione, Barletta non è da meno rispetto alle tante città limitrofe. Basta vedere Trani, Molfetta, città in cui sono state organizzate le varie feste patronali puntando in maniera importante sulla comunicazione, creando allo stesso tempo un flusso turistico non indifferente. Barletta non ha niente da invidiare a queste città, perché le tradizioni e i momenti belli gli abbiamo anche noi. Inoltre bisognerebbe valorizzare quelli che sono gli eventi legati alla Madonna dello Sterpeto, bisogna essere puntuali nel rispettarli, e non tirarli fuori dal cilindro quando pare e piace alla dirigenza comunale e al Clero. Quest’anno, ad esempio, non vi è stato alcuna menzione al decennale della Proclamazione di Barletta a “Civitas Mariae” – avvenuta proprio l’8 maggio del 2009 – quindi non si è rispettata la “Peregrinatio Mariae”, cosa che ogni dieci anni da sempre si è fatta; la Madonna ogni dieci anni, gira le chiese della città, quest’anno chissà perché questo non è avvenuta. Gli avvenimenti Mariani non devono essere organizzati a piacimento, ma vanno rispettate cadenze e tradizioni».

Hai speranza in futuro nel vedere la nostra festa più amata dalle Istituzioni politiche e religiose?

R:« Io ho sempre la speranza che questa festa ritorni ad essere quello che era, ovvero una delle più ricche e amate del nord barese. Quindi chiedo alle istituzioni adeguate di mettersi all’ascolto di chi ha nuove idee e soprattutto creare l’evento oltre al fattore religioso di questa festa che non ha bisogno né di spinte né di pubblicità perché la Madonna è San Ruggero sono comunque amati dai loro figli».

Esiste una ricetta che potrebbe avvicinare il barlettano alla festa?

R:« Una ricetta per una festa migliore sarebbe creare intorno al fulcro religioso una cornice di giusto folklore che leghi come ogni festa patronale vuole il Sacro e il profano. Quindi ci vorrebbe un evento nell’evento che leghi cittadini ancor di più alla propria festa e le città limitrofe e non solo ad usufruirne».

martedì 16 Luglio 2019

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