Cultura

‘Me la sono andata a cercare’: Barletta abbraccia lo scrittore Tommy Dibari

Cosimo Giuseppe Pastore
Tommy Dibari al cinema Opera per la presentazione del suo ultimo romanzo, è subito pienone
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Si farebbe presto a definire semplicemente “gremita” la sala del Cinema Opera in cui, il 30 ottobre, lo scrittore barlettano Tommy Dibari ha presentato il suo ultimo romanzo dal titolo “Me la sono andata a cercare”.

La verità è che quella sala era un gigantesco abbraccio, un caloroso saluto a Tommy, eterno ragazzo affetto dalla malattia per la scrittura, che improvvisamente diviene cura per sé e per gli altri, per quei personaggi così ben inseriti in un tessuto sociale che Dibari critica, senza pretese, tramite lettere che fanno da chiusa ad ogni capitolo del romanzo: alla scuola, alla maestra, alla giustizia, ai vecchiarelli, ai ragazzi psichiatrizzati, a mio padre e all’Italia.

Con “Me la sono andata a cercare”, infatti, Tommy non vuole semplicemente condurre il lettore a seguire i passi della sua carriera «in una Barletta bellissima e pettegola», ma vuole condividere qualcosa.

«Potrai mai perdonare questo figlio recalcitrante, ribelle?», chiede Tommy rivolgendosi al padre e proclamando quella sana ribellione che lo ha condotto dove è adesso e che gli permette di denunciare meccanismi sociali contorti e obsoleti senza puntare il dito, senza risultare pretenzioso, ma solo condividendo un’idea, un’esperienza di vita.

A guidare il viaggio tra le pagine di “Me la sono andata a cercare”, i giornalisti Antonio Procacci e Giuseppe Dimiccoli.

Il romanzo

Guida alla lettura per chi non si è ancora immerso nei capitoli del romanzo e cornice per chi invece in quei capitoli ci è affogato, la presentazione al Cinema Opera ha tenuto tutti i presenti incollati ad ascoltare Tommy, ad accogliere quanto di più profondo Dibari ha voluto comunicare con il suo ultimo lavoro.

Una lettura veloce ed intensa che ti scaglia contro storie, persone colpevoli della loro fragilità da cui l’autore non ricava un modo per parlare di sé, ma per parlare di noi. Dal particolare all’universale, “Me la sono andata a cercare” diviene spunto di riflessione su sé stessi e sull’urgente necessità di disubbidire. Diviene monito per un sistema scolastico che «respinge i malati e cura i sani» mentre «la scuola sono i pochi maestri e maestre che vedono nel pensiero divergente una possibilità altra, che si appassionano molto più all’uomo che al suo luogo “d’allevamento”, ai suoi ministeri, ai dirigenti, o ai governanti».

Il romanzo accoglie il lettore, che in punta di piedi, ma sempre più curioso, entra nell’inferno del carcere, tra le mura di un centro di salute mentale e di una casa di riposo, ricostruendo a tratti una storia troppo personale per poter essere semplicemente raccontata, quella di Tommy.

Progetti futuri

Tommy Dibari, ormai al suo quarto romanzo, non si ferma un attimo. E’ pronto a concludere un progetto, nato qualche anno fa, e trasformato in un racconto di «Pietro Mennea attraverso le sue emozioni, affinché queste emozioni possano trovare contatto, palpiti ed empatia con tutti i ragazzi» anticipa Dibari.

E’ in cantiere per l’autore barlettano, inoltre, un’altra storia, un racconto che prende la morte per i capelli trattandola con l’ironia che contraddistingue il docente di scrittura creativa. Infine, probabilmente il progetto che coinvolge maggiormente Tommy, il suo romanzo precedente “Sarò vostra figlia se non mi fate mangiare le zucchine” prenderà vita attraverso un musical.

mercoledì 1 Novembre 2017

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