Cultura

“Lavoro delle donne e i diritti negati”: incontro con le attiviste “Se non ora quando?”

Dora Dibenedetto
Un incontro pubblico per confrontarsi sul tema
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Tra le diverse iniziative organizzate in città per celebrare la “Giornata della donna” (da molti contestata, proprio perché la donna per rivendicare la sua parità di genere, va celebrata ma soprattutto rispettata ogni giorno in quanto essere umano ) l'8 marzo presso la sala consiliare del Comune di Barletta, la sezione locale del Comitato “Se non ora, quando? in collaborazione con l’Associazione “Centro per la Famiglia” e con il patrocinio dell'Amministrazione comunale di Barletta, ha promosso e organizzato un incontro pubblico incentrato sul tema del “Lavoro delle donna e i diritti negati” con l’intento di confrontarsi sotto questo aspetto con donne impegnate nell’ambito datoriale, politico istituzionale e sindacale.

Ne è scaturito un dibattito esaustivo e propositivo, coordinato da Annabella Corsini (del “Se non ora, quando? Barletta) e al quale sono intervenute : Angela Losito (Presidentessa Ordine Consulenti del lavoro BAT) , Annetta Francabandiera (Dipartimento Politiche Sociali CGIL Bari) nonché consigliere comunale di maggioranza ed ex assessore comunale alle Politiche sociali, Antonella de Marco (Commissione Pari Opportunità Regione Puglia).

L’iniziativa, oltre al suo intento informativo-divulgativo, è stata anche l’occasione per presentare la Proposta di Legge elaborata dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia relativa alla parità retributiva per donne e uomini, ossia la cosiddetta “egality pay”.

“Quindi cos’è e quali le attività poste in essere dalla Commissione Pari opportunità della Regione Puglia?” – ha chiesto Corsini in prima battuta ad Antonella De Marco della Commissione Pari Opportunità della Regione Puglia. “ La Commissione è composta prettamente da donne – ha risposto De Marco- ovvero da varie associazioni tutte al femminile come ad esempio la FIDAPA regionale (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) e da organizzazioni sindacali, con l’intento di promuovere normative sul lavoro e sul welfare atte a favorire la parità di genere. Poi c’è la consulta regionale delle donne che si pone piuttosto l’obiettivo di garantire la parità tra uomo e donna a livello istituzionale con la facoltà di poter promuovere proposte di legge, e a tal proposito nella prima seduta tenutasi a gennaio , si è discusso della proposta di legge inerente l’ egality pay: un progetto promosso dalle Nazioni Unite già adottato (per citarne alcuni) in Svizzera e addirittura in Kenya, basato su un sistema di incentivi fiscali per le aziende che sappiano garantire la parità retributiva e lo stesso numero di assunzioni tanto di uomini quanto di donne. Si tratta – ha aggiunto la De Marco – di un vero e proprio sistema premiante (che si tradurrà in privilegio in caso di bandi pubblici rivolti alle imprese) e che fornirà una certificazione di qualità all’impresa che adotterà appunto l’ “egality pay”. Del resto , con tale sistema si prevede, nei prossimi anni, un aumento della parità retributiva di circa il 20%; un meccanismo basato sulla certificazione d’impresa che di certo prevede anche un accurato controllo in merito alla sua applicabilità.”

La voce sindacale si è poi espressa mediante l’intervento di Annetta Francabandiera ( del Dipartimento Politiche Sociali CGIL Bari) la quale nel sottolineare la mancanza di un welfare (ad esempio assenza di asili nido) che tuteli le donne vittime dei licenziamenti poiché prossime al matrimonio o alla maternità , ha poi aggiunto nel corso della serata che “non voler assumere una donna incinta è frutto di un radicato retaggio culturale, così come il sostenere che il lavoro delle donne sia un lavoro di “riserva” e quindi tale da poter essere sottopagato. Quella femminile è stata sempre un’occupazione fluttuante con bassi livelli di formazione. Ad esempio a Barletta, quando fiorenti erano i settori del tessile e del calzaturiero le ragazze lavoravano già all’età di 14 anni consentendo un alto tasso di “evasione scolastica” e grazie a questo sistema “perverso” la nostra città si è via via trasformata da realtà agricola a realtà sempre più industriale, sorretta dalla precarietà del lavoro femminile. Ancora oggi il lavoro delle donne è visto come supplementare rispetto a quello dell’uomo, ed è assurdo licenziare una donna perché decide di convolare a nozze o di mettere al mondo un figlio.”

“ Bisogna promuovere una cultura d’impresa tesa a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro delle donne – ha proseguito nel corso dell’incontro la Presidentessa dell’ Ordine Consulenti del lavoro BAT, Angela Losito – Dobbiamo conquistare i nostri diritti senza rivendicarli , o meglio i nostri datori di lavoro devono considerarci una risorsa per l’azienda cosi come lo siamo per la società nel svolgere anche il nostro ruolo di mogli e madri. Manca il welfare, mancano gli asili nido e scarsa è al riguardo l’attenzione delle istituzioni. Tuttavia – evidenzia Losito – molto spesso siamo anche noi donne a metterci in condizioni di subalternità rispetto agli uomini: tante le donne che chiedono di lavorare part time quando sono in maternità. Dovremmo prendere esempio dalla modernissima Germania laddove l’occupazione femminile è la più alta in Europa. Ribadisco anch’io che il nostro è un retaggio culturale femminile e non solo maschile. Molte le donne che lavorano, perché i mariti hanno perso il proprio lavoro, pertanto seppur (come nella maggior parte delle volte accade) “a nero” o con contratti falsi, il lavoro delle donne funge oggigiorno da ammortizzatore sociale. I CCNL parlano di “lavoratore” non distinguendo uomo o donna, ed è su questo che si deve far leva, per evitare che in futuro cresca anche il divario delle pensioni tra uomo e donna. Chiedo – ha poi concluso Losito – alle istituzioni di esserci più vicine, delineando un welfare più adeguato a misura di donna che permetta a tutte noi di mettere maggiormente a frutto le nostre potenzialità.”

 

 

 

 

 

 

venerdì 10 Marzo 2017

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