Cultura

Parrocchia San Paolo, completato il mosaico: presentazione e benedizione

La Redazione
Iniziato nel 2002, verrà benedetto da S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri
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Iniziato nel 2002, è stato completato di recente e venerdì 25 novembre 2016, a Barletta, nella Parrocchia San Paolo Apostolo, alle ore 20.00, si terrà la benedizione e presentazione del mosaico del presbiterio della Chiesa parrocchiale, progettato e realizzato da Padre Marko Ivan Rupnik dell’atelier di arte spirituale del Centro Aletti di Roma.

Interverranno:

S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri – Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie

Padre Marko Ivan Rupnik, Artista e teologo, Direttore del Centro Aletti. Il mosaico è stato realizzato nel 2002 dall'equipe del Centro Aletti sotto la supervisione di padre Marko Ivan Rupnik.

La parete frontale vuole presentare alcuni momenti centrali della dottrina paolina includendo san Paolo stesso, in quanto la chiesa è dedicata a lui.

Nella parte centrale c’è il crocifisso e davanti, stretto al crocifisso, si trova santo Stefano ferito dalle pietre della lapidazione che ancora stanno ai suoi piedi. A sinistra della croce giace il corpo di san Paolo decapitato. A destra, guardando la croce, in posizione speculare a san Paolo – caduto con le braccia anch’esse come aperte sulla croce – si trova la piscina battesimale in forma di croce.

 In alto la mano del Padre, sotto il Figlio sull'albero della croce e sullo sfondo l'amore dello Spirito Santo che avvolge tutto nel rosso fuoco dell' amore. Le sette gocce d'oro all'interno della cascata rossa a forma di calice rovesciato rappresentano i sette doni dello Spirito Santo.

Saulo perseguita la Chiesa e su questo suo percorso incontra Stefano che fa lapidare perché gli ha resistito e non si è sottomesso alla sua dottrina.

Nel cammino verso Damasco gli si rivela Cristo, proprio da quella realtà che egli perseguitava, tanto che Cristo gli dice “Perché mi perseguiti?”.

Nella tradizione della Chiesa si dice che santo Stefano si è reso vangelo. Le ultime parole e il modo del suo martirio come descritto negli Atti degli Apostoli richiamano direttamente la similitudine a Cristo nella sua morte e la sua partecipazione alle sofferenze di Cristo (due realtà che troviamo in Paolo impresse così fortemente da ritrovarle nella sua dottrina, ad esempio nella lettera ai Filippesi). Saulo ha fatto lapidare Stefano, che apparteneva a Cristo in modo così radicale da subire tutto ciò che Cristo ha subito.

La scena della lapidazione è accostata direttamente a Cristo crocifisso, perché sarà quello che Paolo avrà di più caro, tanto che ritiene di non sapere altro che “Cristo crocifisso” (cf 1Cor 2,2). Questo è importante per la vita del cristiano in ogni tempo, ma soprattutto nel nostro, quando spesso ci si ostina, come Saulo o come Balaam che percuote la sua asina perché non vuole andare dove lui la spinge, non sapendo che è Dio stesso che cerca di dirci qualcosa portandoci là dove noi cerchiamo di non andare.

Si apre dunque tutto il capitolo di rinunciare alla volontà propria, oppure rinunciare a separare la dottrina dalla persona di Dio, a separare la dottrina dal volto amoroso di Cristo, a sentirsi padroni della dottrina, della verità invece di servirla…

Saulo, sentendo la voce del Signore, cade da cavallo. Qui lo vediamo ormai a terra, steso a forma di croce, nel senso che, abbandonando il cavallo – simbolo della forza e del potere –, si vanta solo della sua debolezza. Anche lui diventerà vangelo, accoglierà la sofferenza come parte inseparabile dell’amore e la croce con la sua pasqua come via della realizzazione dell’amore. Perciò lo troviamo già decapitato: con un amore folle per Cristo vive con Cristo fino in fondo la sua cristoformità, subendo tutto ciò che subisce il discepolo sulla via del Maestro, cioè sulla via della pasqua. In diverse lettere Paolo fa accenni autobiografici, dove evidenzia come nella sua carne e nel suo destino per grazia gli viene incisa l’impronta del Signore. Il destino del Signore diventa il suo destino.

 Dall’altro lato della croce la piscina battesimale, a forma di croce così come anticamente era costruita. Il battesimo di ogni cristiano significa il trapianto da una vita basata su di sé, ad una vita affidata al Dio buono e misericordioso che per primo si è affidato nella nostre mani; la croce cancella nell’uomo la falsa immagine di Dio radicata con il peccato di Adamo. L’acqua della piscina battesimale è come quella del Giordano o del mar Rosso, che lava via il peccato. La scena vorrebbe evidenziare l’inizio del capitolo 6 della lettera ai Romani, dove Paolo esplicita la morte dell’uomo nel battesimo, morte che è simile a quella di Cristo e la resurrezione dell’uomo nuovo, morto al peccato e che vive in Cristo. Ciò che vive Paolo nella sua carne fino al martirio lo ritroviamo in qualche modo compiuto nel battesimo di ogni cristiano, rigenerato ad una vita nuova, reso capace di offrire la propria vita perché gli viene donata la vita stessa di Dio.

 

mercoledì 23 Novembre 2016

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