Cronaca

Timac, Pasquale Cascella: «Conciliare ambiente e garanzie per i lavoratori»

La Redazione
"Richiamare tutti - dall'impresa ai sindacati, dagli enti pubblici alla magistratura, dalle forze politiche alle associazioni e movimenti sociali - a una riflessione severa su quale sia stata, e resti, la reale posta in gioco"
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“Bonifica o lavoro? Perché non occupazione e risanamento insieme? È
comprensibile l’allarme dei lavoratori per la gravità della decisione
assunta dalla Timac di scaricare sulla occupazione i problemi derivanti
dalla decisione della magistratura di non rinnovare dopo due anni la
facoltà d’uso dello stabilimento”. Pasquale Cascella, già sindaco, propone una riflessione sugli ultimi sviluppi della vicenda Timac.

“Ma proprio questa preoccupazione deve
richiamare tutti – dall’impresa ai sindacati, dagli enti pubblici alla
magistratura, dalle forze politiche alle associazioni e movimenti
sociali – a una riflessione severa su quale sia stata, e resti, la reale
posta in gioco.

C’è stato il tempo e il modo per
individuare soluzioni che rendessero compatibili le attività di bonifica
richieste da due ordinanze della Provincia, e poste alla base del
sequestro giudiziario, con la messa in sicurezza operativa disposta
dalla Regione. Purtroppo, l’azienda ha ritenuto che gli interventi per
la continuità delle attività produttive potessero assorbire, o rinviare,
gli interventi per rimediare alle situazioni – persino quelle storiche –
di contaminazione ambientale dell’area.
E ha trovato qualche alibi in
speculari pregiudiziali politiche e sociali. Così, è toccato al Comune
contrastare ogni tabù facendosi carico, nel contesto del nuovo
monitoraggio ambientale, di disporre uno studio di fattibilità della
bonifica necessaria e ammissibile. Ha dovuto farlo in sostituzione
dell’azienda,
anzi subendo da questa diffide e contestazioni. E ha
dovuto difendere la stessa equilibrata impostazione nelle sedi
istituzionali – in occasione dell’esame del Documento unico di
programmazione e, da ultimo, su un particolare emendamento al Documento
preliminare al Piano urbanistico generale – pur di preservare una
prospettiva senza lacerazioni sociali per le complesse questioni
ambientali lasciate da tempo accumulare nella zona industriale.

Ora
che la magistratura rende ineludibile il compito di affrontare le
criticità irrisolte, sarebbe bene sgombrare il campo dalle
strumentalizzazioni propagandistiche e dalle sterili contrapposizioni
per recuperare gli spazi utili alla ricerca di soluzioni in grado di
conciliare, finalmente, la tutela dell’ambiente con le garanzie
(anche
attraverso appropriati ammortizzatori sociali) per i lavoratori. Perché
al risanamento insieme all’occupazione si può non rinunciare. E si deve,
facendo valere proprio quella scrupolosa visione dello sviluppo
sostenibile”.

lunedì 14 Maggio 2018

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