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“L’ambiente chiama, Barletta risponde”: scuola, lavoro e istituzioni a confronto

Studenti 5L Liceo Cafiero
Un convegno sulle criticità ambientali organizzato a conclusione del percorso di alternanza scuola-lavoro al Liceo Cafiero
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“L’ambiente chiama, Barletta risponde”: quanto è diffusa la cultura della tutela ambientale nella nostra città, nelle istituzioni, nelle associazioni e nei singoli cittadini? Per fare il punto della situazione e individuare le maggiori criticità ambientali locali, gli studenti della classe 5D del Liceo Scientifico “C. Cafiero”hanno seguito un percorso triennale di alternanza scuola-lavoro, guidati dal tutor aziendale dott. Raffaele Lopez, geologo di ARPA Puglia, e dalla docente Alessandra Lovino, i cui esiti sono stati presentati nel corso del convegno svoltosi il 19 ottobre scorso nell’auditorium del plesso scolastico. La conferenza, organizzata nell’ambito della Settimana del pianeta Terra, ha affrontato una pluralità di tematiche, articolandosi in tre momenti: una prima parte, nella mattinata, avviata dai saluti istituzionali del sindaco Mino Cannito e del consigliere regionale e comunale Ruggiero Mennea, nonché del dirigente scolastico Salvatore Citino, e proseguita con gli interventi di Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei Geologi, Raffaele Lopez, N. Ungaro, L. Angiuli e M.C. DeMattia, referenti ARPA Puglia.

Nel pomeriggio, gli interventi degli architetti Benedetta Radicchio e Riccardo Picciafuoco, ai quali è seguita la tavola rotonda con gli stessi tecnici e il contributo dell’assessore all’Ambiente Ruggiero Passero in rappresentanza dell’Amministrazione, coordinata dal giornalista Pino Curci.

Ad aprire i lavori i saluti del dirigente scolastico, prof. Salvatore Citino, e del sindaco Cosimo Cannito. Il primo cittadino, che ha svolto per oltre 40 anni la professione di medico, ha sottolineato l’importanza della salubrità dell’ambiente in cui si vive per la salute dell’uomo, nonché la valenza positiva del progetto realizzato dagli studenti del Cafiero per le opportunità lavorative che un percorso di studi in materia di tutela ambientale può offrire loro.

“Un atteggiamento inconsapevole nei confronti dell’ambiente ricade sempre sui cittadini”, ha esordito poi il consigliere regionale Mennea. “La raccolta differenziata, per esempio, è stata attuata per cercare di ridurre lʼinquinamento e le spese pubbliche. Progetti come questo del Liceo Cafiero ci danno la possibilità di comprendere e approfondire l’importanza di diventare cittadini attivi, correggendo quegli atteggiamenti sbagliati che assumiamo nei confronti dellʼambiente”.

L’incontro è quindi entrato nel vivo degli aspetti tecnico-scientifici con Salvatore Valletta, presidente dellʼOrdine dei geologi, che ha posto in evidenza i vari aspetti positivi di questo percorso di ASL in quanto progetto impegnativo, interessante e che si concretizza nella settimana del pianeta Terra, ovvero una settimana in cui si pone l’attenzione sulle condizioni del pianeta. Allo stato attuale la necessità primaria è quella di ridurre al minimo i disastri ambientali, anche attraverso la divulgazione di informazioni corrette: “Dobbiamo proteggere il suolo, dobbiamo conoscere e capire quali sono i metodi più efficaci per minimizzare i rischi, dobbiamo avere consapevolezza delle varie problematiche”.

Raffaele Lopez ha concentrato il suo intervento sulla professione dei geologi, che hanno il compito di proteggere l’ambiente laddove si riscontrano problemi del territorio. Numerosi sono gli istituti scolastici della regione Puglia che hanno aderito alla settimana del pianeta Terra grazie anche alla promozione dell’evento da parte dei geologi che contribuiscono a descrivere attraverso le loro conoscenze come bisogna intervenire quando emergono problemi ambientali in un territorio.

Durante le varie esperienze del percorso di alternanza, gli studenti si sono imbattuti nei diversi aspetto di degrado del territorio che aumentano il rischio di inquinamento del mare e delle acque sotterranee comportando costi elevati per la bonifica, come la situazione di Ariscianne, località in cui sono stati trovati accumuli di scarti nelle campagne ma grazie alla presenza di targhette è stato possibile risalire al colpevole e rimuoverli; oppure la situazione sotto il cavalcavia della statale 16bis in cui si accumulano rifiuti tossici come l’amianto. Per questa grave situazione è stata presentata una denuncia-esposto da consegnare al sindaco.

Inoltre il canale H, che prima del 2007 accoglieva solo acque piovane del territorio di Barletta ma nel 2010 si è ampliato attraverso altre condotte e molto spesso riceve acqua di fogna non depurata, ovvero di fogna nera. Infine ha descritto anche la criticità della zona industriale, in cui sono state costruite abitazioni a ridosso delle aziende.

Il dottor Ungaro di ARPA Puglia ha affrontato il tema dello stato delle acque di balneazione, elencando i vari tipi di monitoraggio che vengono eseguiti, fra cui il monitoraggio dei corpi idrici pugliesi e il monitoraggio delle acque di balneazione pugliesi, che valutano non solo la qualità dell’acqua ma la qualità degli ecosistemi (componente biologica). Monitorano 700 punti in Puglia, 46 punti nella BAT. Ad ogni inizio di stagione balneare è necessario eseguire il monitoraggio delle acque. Non tutto il mare pugliese è destinato alla balneazione (Ariscianne per esempio è inibita per circa un chilometro a cavallo della foce del canale Ciappetta Camaggi</strong>); per quello destinato alla balneazione si prendono i dati di 4 anni di monitoraggio e si fa una classificazione in base a determinate norme: in Puglia l’84%di acque è destinato alla balneazione, e di questo il 99, 7% è di qualità eccellente! Negli anni la qualità delle acque va migliorando.

Gli unici problemi si riscontrano nelle province di Bari e BAT, anche perché la popolazione e la costa sono più concentrate in questa zona. I problemi principali derivano dagli scarichi in battigia e dalle aree portuali. I fiumi possono essere una fonte di contaminazione perché molti scarichi dei depuratori scaricano nei corsi d’acqua pugliesi. I fiumi pugliesi hanno più criticità perché sono minimali: le sostanze si diluiscono, ma nei nostri piccoli fiumi si concentrano in maniera maggiore.

Il Canale H può essere una criticità perché compromette la balneazione</strong>; gli scarichi possono provocare eutrofizzazione alle acque marine. Le acque colorate invece non sempre sono segno di inquinamento, ma molto spesso sono dovute alle fioriture di organismi che colorano le acque.

Il dottor Lorenzo Angiuli di ARPA Puglia, laureato in Chimica, si occupa della qualità dell’aria e ha relazionato sulle emissioni odorigene nel territorio di Barletta. In città ci sono varie stazioni di monitoraggio, principalmente nella zona industriale e nel centro della città. C’è monitoraggio soprattutto nei pressi del Liceo Casardi e nell’area industriale, oggetto di preoccupazione da parte dei cittadini che spesso denunciano la presenza di polveri sui balconi delle proprie abitazioni. Dal 2015 al 2016 si è notata una grande concentrazione di queste polveri che, essendo particelle molto piccole, sono anche molto dannose per la respirazione della popolazione. Oltre alle industrie, l’ ipotesi è che questa concentrazione di polveri possa provenire dal traffico veicolare, concentrato soprattutto nel week-end e che libera nell’aria ossidi di azoto(NO2).Nonostante queste problematiche, non sono state registrate gravi condizioni di criticità nell’aria a Barletta, ma il pericolo è sempre presente e non bisogna sottovalutare la situazione. Inoltre, quando c’è un cattivo odore in città, la popolazione si preoccupa: anche se il più delle volte non si tratta di un pericolo per la salute, nell’uomo può produrre stress psicologico e sintomi fisiologici.

I forti odori presenti nell’ambiente possono derivare da sostanze difficili da monitorare perché a volte si presentano in piccole quantità. Questi problemi vengono affrontati tramite tecniche come l’olfattomeria dinamica ,che ci permette di monitorare la qualità e l’odore dell’aria.

L’argomento dei controlli di ARPA sugli impianti di depurazione urbani della BAT è stato trattato dall’ing. M.C. De Mattia (ARPA PUGLIA). Il controllo ambientale necessita di un insieme di azioni mirate a garantire la disponibilità di un quadro aggiornato dello stato di qualità dell’ambiente e della sua evoluzione tale da creare una base conoscitiva necessaria per le politiche ambientali e per un corretta informazione al pubblico. Queste azioni sono effettuate da diverse istituzioni e autorità di controllo ambientale.

Esse prevedono: un campionamento delle acque di scarico, un’analisi di trasmissione degli esiti, un’ elaborazione dei dati, la comunicazione degli esiti e infine l’ispezione; il tutto sulla base di normative e tecniche di riferimento europee, nazionali e regionali.

L’osservazione di un fenomeno può richiedere controlli periodici e quindi campionamenti sistematici in modo da avere una pianificazione dei controlli. La responsabilità dei cittadini è anche molto importante in tutto ciò.

Ci sono diversi tipi di acque, nella cui normativa viene stabilita la differenza tra esse. Ci sono quelle reflue domestiche, provenienti metabolismo umano e da attività domestiche; reflue industriali da edifici ed impianti; reflue urbane, l’ insieme delle acque provenienti anche da attività produttive presenti in un centro urbano. Queste acque provengono da agglomerati ( ovvero un insieme anche di più comuni serviti da un unico depuratore o ma anche da più).

Vi sono fascicoli per ogni provincia con schede su ogni agglomerato, che danno informazioni sul suo carico e sulla sua potenzialità.

La BAT è costituita da 10 comuni mente il territorio da 11 agglomerati urbani serviti da altrettanti 11 depuratori.

La normativa definisce anche lo scarico autorizzato. In particolare l’ARPA collabora con gli enti di controllo; il controllo sugli scarichi idrici prevede la conoscenza di limiti di immissione degli scarichi.

I tre impianti più importanti e più grandi sono quelli di Barletta, Andria e Trani nella provincia BAT.

Nella sessione pomeridiana fari puntati su un’altra grave e pressante problematica, il consumo di suolo. Sul tema, l’intervento dell’ arch. Benedetta Radicchio: “Il consumo di suolo ha dei risvolti importanti su paesaggio e ambiente. Non ci sono politiche messe in atto per la tutela del suolo in Europa e in Italia infatti non esiste una direttiva comunitaria ufficiale. Quest’ultima è infatti stata proposta ma mai approvata. Il problema del consumo del suolo è una questione anche di natura culturale”.

Ma cosa è il suolo? E’ lo strato superiore della terra costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera . Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, massa e materie prime; funge da piattaforma per le attività umane; è un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale e svolge un ruolo di fondamentale importanza come habitat e pool genico. Nel suolo vengono stoccate, filtrate e trasformate molte sostanze, tra le quali acqua, nutrienti e carbonio. Per la sua importanza sotto il profilo socioeconomico e ambientale tutte queste funzioni devono essere tutelate. Il suolo è dunque una risorsa limitata e non rinnovabile che ci fornisce una serie di servizi tra cui:

-Approvvigionamento

-Servizi di regolazione :stoccaggio del carbonio in quanto il suolo può catturare questo elemento

-Servizi di supporto: decomposizione, supporto fisico ecc..

-Servizi culturali: nel suolo sono presenti un gran numero di reperti archeologici

Il valore economico dei servizi ecosistemici è stato studiato e valutato da un team di esperti.

I servizi del suolo possono essere messi in crisi da alcuni fattori come l’impermeabilizzazione. Tra i fattori che contribuiscono maggiormente a questo fenomeno troviamo la costruzione di infrastrutture in quanto durante la loro costruzione si utilizzano grandi quantità di terreno che poi non vengono più utilizzate.

Arpa lavora per il monitoraggio del consumo del suolo, collaborando con Ispra. La descrizione delle analisi di Arpa può essere visualizzata sul sito internet di ISPRA dove è presente il report e i dati per comune raccolti da ARPA.

La Puglia consuma 8,37 di territorio ed è tra le regioni meno virtuose, infatti la media nazionale è più bassa. Inoltre il consumo di suolo sta aumentando ma il numero demografico è diminuito; Bari e Modugno sono i comuni meno virtuosi della Puglia seguiti da alcune zone turistiche del Salento. Ci sono però 120 comuni che hanno raggiunto il consumo 0 di suolo, quindi è possibile raggiungere questo obiettivo.

Continuando con questo trend si avrebbe una perdita di terreno pari alle isole Tremiti. La costa è molto importante sia per la sua estensione che per le sue caratteristiche ma è sottoposta ad una grande pressione antropica. A Barletta il maggior consumo di suolo si ha proprio sulla costa (in particolare nel primo chilometro) e il valore è stimato all’11% .

L’architetto Riccardo Picciafuoco ha invitato i presenti a guardare un filmato intitolato “Il suolo sono io”, di Riccardo Mei, in cui il suolo viene personificato e spiega come sia ovunque sotto noi, sotto le nostre case e sotto i nostri edifici, che impediscono così la sua respirazione; afferma come senza lui noi non possiamo vivere e invece lo trattiamo come qualcosa di sporco e non vivo. In realtà il suo è vivo, alimenta migliaia di piante e organismi. Con il processo di progresso umano, il suolo si è andato a ridurre rispetto a quello che era solo 100 anni fa. Bisogna perciò trattare con rispetto il suolo, la terra, il mare; proprio perché gli individui ne hanno bisogno.

La sua collega arch. Benedetta Radicchio ha spiegato chiaramente cosa sia il suolo, che una volta compromesso o inquinato è perso per sempre in quanto risorsa non rinnovabile, contrariamente all’aria e all’acqua. La comunità europea dal 2006 non è più intervenuta in materia di suolo, in quanto ogni Stato ha votato contro la sovranità della comunità europea rispetto all’argomento, poiché il suolo è una merce e rendita passiva: quando il suolo è edificabile, il suo valore aumenta, in alcuni casi addirittura di 100 volte quasi. I dati sui numeri che l’architetto Radicchio ha presentato sono sottostimati: i suoli consumati sono pari all’ 8-12%, anche se il consumo e lo sfruttamento del suolo va ben oltre.

L’architetto è anche tra i fondatori del Forum Salviamo il paesaggio</strong>; un paesino vicino Milano è divenuto famoso in quanto il sindaco ha proposto e approvato un piano a costo zero sul suolo. Il forum raccoglie professionisti di ogni tipo. L'architetto con altri professionisti (75) si sono adoperati per la produzione di un testo, giuridico-politico ed anche etico, che nel dicembre scorso è stato posto all'attenzione di tale forum, per poi essere presentato al Parlamento italiano. Il 10 ottobre scorso si è avviata la discussione del testo presso settori specializzati in agricoltura.

Se noi creiamo un’onda di opinione, specie tra i giovani e dunque tra le nuove generazioni, possiamo far crescere l’albero della speranza rispetto a questo tema, che deve però essere curato, altrimenti ci ritroviamo con altro cemento. Con ciò non si vuole ostacolare l’economia, ma si vuole determinare una rigenerazione urbana, facendone progetti condivisi con la popolazione locale: ripensare la città e quelle funzioni abbandonate vuol dire rigenerazione urbana”, ha dichiarato l’arch. Radicchio. Il consumo di suolo degli ultimi anni, a livello nazione, è pari a 2 metri quadri al secondo; negli anni ’70 però si è avuto il boom di consumo di suolo, sino poi agli anni ’90, addirittura pari all’ 80%. Negli anni ’50 invece ogni individuo consumava un suolo pari a 60 metri quadri; un decimo rispetto a quello attuale.

Fermiamo dunque la macchina del consumo di suolo. L’Italia, rispetto alla Spagna che presenta una popolazione sicuramente superiore, consuma una maggiore quantità di suolo. In Germania si è stabilito che di anno in anno, a livello nazionale, bisogna quantificare i metri di suolo edificabili; qualora venisse edificato anche solo un metro in più, questo verrebbe demolito.

Una soluzione può essere quella di cercare di risanare il suolo edificato, anche se questo non potrebbe mai tornare alla situazione iniziale perché non si può tornare ad avere un “suolo vergine”. Bisogna dunque lottare per portare avanti una legislazione che sia a vantaggio anche del suolo.

A conclusione dei lavori, una tavola rotonda con dibattito fra esperti, Amministrazione comunale rappresentata dall’assessore all’Ambiente Ruggiero Passero e studenti che hanno posto le proprie domande sui vari temi affrontati. Di seguito alcune delle domande:

D: “Nel nostro comune abbiamo il fiume Ofanto, cosa può fare l’Amministrazione per difenderlo?”, è stato il quesito posto da una studentessa. “L’Ofanto si trova in un’area problematica, necessita di interventi strutturali non solo a livello della foce. Il comune non può fare altro che recepire e mettere in atto le varie iniziative”, ha risposto l’ass. Passero. “Abbiamo iniziato ad investigare sulle microplastiche presenti nel fiume enell’Ofanto abbiamo ritrovato DDT e DDE, nonostante il DDT non dovrebbe più essere usato già da tempo. Abbiamo avviato un percorso di carattere normativo discusso nella camera del 10 ottobre con il ministro Costa”, ha aggiunto il dott. Vito Felice Uricchio (CNR-IRSA).

D: “Durante la nostra esperienza di alternanza scuola lavoro si è parlato molto del canale H: come migliorarlo e come migliorare la balneazione nella litoranea di ponente?” è stata la domanda successiva .

L’ass. Passero: “Si conoscono le problematiche del canale H e non solo, sul canale H arriva una rete fognaria. Le acque di balneazione sono esenti però da valori di allarme. Sulla parte stagnante del canale sono state fatte analisi che hanno mostrato valori alti di Escherichia coli”.

Felice Uricchio: “Ci sono progetti attivi. Tutte le acque reflue possono essere depurate e tornare ad essere potabili. È possibile rimuovere e sanzionare gli scarichi abusivi”.

D: “Spesso abbiamo riscontrato che nel fine settimana l’aria risulta inquinata, forse a causa di plastica bruciata; come si può migliorare questa situazione? “, ha chiesto una studentessa.

Vito Bruno: “E’ stata ideata un’app con la quale i cittadini possono segnalare quando e quali tipologie di odori vengono identificati in modo tale che si possa intervenire anche grazie alle forze dell’ordine. Questa situazione non riguarda solo la città di Barletta ma tutta l’Italia; come ha riportato il Sole 24 ore, anche Milano in questi giorni è stata circondata da una nube di fumo. La causa di questa condizione è la mancanza di centri per trasformare il materiale riciclato”.

Ass. Passero: “A breve saranno attivate le due centraline mobili in dotazione al comune di Barletta, affinché il monitoraggio sull’aria sia più efficace”.

Magda Gallo Maresca (Referente della Sigea) : “La Sigea negli ultimi anni è diventata ancora più sensibile per l’informazione di settore. La consapevolezza dei rischi all’esposizione alla combustione di rifiuti o alla balneazione in acque inquinate è importante. Abbiamo promosso un concorso fotografico rivolto agli studenti, perché grazie alla fotocamera si può comprendere la bellezza del nostro territorio e iniziare a difenderlo”.

D: “Ritenete che per migliorare la condizione del nostro territorio sia utile aumentare le sanzioni o sia meglio puntare sull’educazione civile dei cittadini?”, è stato chiesto.

Per l’ass. Passero “non esiste la ricetta perfetta”.

Per Uricchio “la sensibilizzazione dei cittadini è la base di tutto. Le altre forme di deterrenza vanno anche bene se non si riesce a raggiungere l’obiettivo ma io punto tutto sulla sensibilizzazione”.

Picciafuoco: “La bellezza della città produce educazione. Anche la città deve fare qualcosa per tenere pulita la città”.

Infine, la domanda conclusiva che incentiva a passare dalle parole ai fatti, con l’auspicio che percorsi di approfondimento come quello appena concluso non restino solo un dato teorico ma si concretizzino in stimoli ad agire con maggior consapevolezza a tutela del nostro ambiente urbano.

D: “Perché nonostante tutte queste belle iniziative nulla cambia?”, ha chiesto uno studente.

Ass. Passero: “E’ vero che le nostre periferie versano in uno stato di abbandono. Seppur da pochi mesi, stiamo cercando di metterci davvero a lavoro. Si è cercato da subito di dare un contributo di idee. L’impegno a superare queste criticità è massimo per il comune di Barletta”.

Uricchio: “Dal punto di vista della ricerca scientifica ci sono state molte innovazioni. Stiamo crescendo di più rispetto agli anni precedenti. Il progresso non deve essere solo scientifico ma anche normativo. Negli ultimi 48 anni abbiamo scritto 3 leggi. Negli ultimi 3 anni abbiamo scritto 3 leggi. Questa è la dimostrazione di un impegno concreto”.

Articolo redatto dagli studenti della 5L Liceo Scientifico Cafiero

domenica 21 Ottobre 2018

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