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Aldo Moro, 40 anni fa ucciso dalle Brigate Rosse: a Barletta dimenticata la sua eredità

La Redazione
"Ciò che mi addolora ma senza troppo stupirmi è, dunque, la totale assenza o peggio indifferenza di certi altri personaggi davanti all'eredità di Aldo Moro su Barletta", scrive Nino Vinella
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Martedì 9 maggio 1978. Quarant’anni sono trascorsi da quelle tragiche ore nelle quali tutta l’Italia guardava via Caetani a Roma: ritrovato in una Renault il corpo senza vita di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse.

Cinquantacinque giorni di angoscia dal rapimento in via Fani e dall’uccisione della scorta. Il mio personale ricordo è legato alla militanza politica nella Democrazia Cristiana, e proprio da giovane democristiano nella corrente cosiddetta “morotea”, ispirata ai valori ideali ed all’insegnamento del Professore. Ero allora corrispondente da Barletta per La Gazzetta del Mezzogiorno, e Barletta era amministrata da una giunta a guida democristiana, col sindaco Armando Messina, anch’egli moroteo. Ho ritrovato numerosi miei articoli nei quali la cronaca cittadina guardava alla figura di Moro e, viventi fra di noi, ci sono molti personaggi dell’attuale vita sociale barlettana che, all’epoca, erano impegnati in altri profili di pubblica evidenza come, ad esempio, ex segretari di quel medesimo partito e di quel medesimo tempo oggi riconoscibili sulla piazza quali editori e scrittori.

Ciò che mi addolora ma senza troppo stupirmi è, dunque, la totale assenza o peggio indifferenza di certi altri personaggi davanti all’eredità di Aldo Moro su Barletta. Eredità morale ma anche e soprattutto materiale, concreta, lungimirante, generosa.

Siamo all’inizio di una ennesima campagna elettorale all’ultimo sangue, che sarà combattuta sui social, in video con interviste a tema ed acquisto di spot, sulla stampa cartacea rimasta disponibile all’occupazione di spazi a pagamento.

Niente comizi. Eppure era proprio nei comizi che Aldo Moro, come altre “voci” della politica di allora, si poneva in diretto contatto con la gente. Lui che era stato eletto alla Costituente assieme al barlettano Vito Monterisi.

Oggi vi è un deserto. E Barletta dimentica sopravvive all’assenza di memoria cercando scampo in ricette miracolistiche disconnesse dalla memoria di quegli anni.

Ma noi no. Non possiamo né vogliamo. E la memoria ci riporta a quella primaverile domenica 20 aprile 1958, sessant’anni fa, quando Aldo Moro interveniva a Canne della Battaglia per inaugurare l’Antiquarium, costruito con fondi pubblici della Cassa del Mezzogiorno.

Più che una festa, più che un bagno di folla. Era la presenza dello Stato che, attraverso la Cultura, permetteva ad una comunità e ad un territorio di vedere esposti in loco i reperti archeologici che raccontavano la sua antichissima Storia e ponevano le basi per uno sviluppo turistico ahimè tuttora, ben sessant’anni dopo, da azionare compiutamente.

E con Aldo Moro, la grande informazione nazionale seguiva da Canne della Battaglia le prospettive di una crescita civile animata dai valori dell’inclusione sociale, dell’aspirazione al futuro condiviso nel benessere e concedeva un’attenzione particolare.

Oggi dimenticata e, solo all’apparenza, lontanissima dai temi della campagna elettorale. Ma assai presente nei nostri cuori e nelle nostre coscienze.

Nino Vinella, giornalista

mercoledì 9 Maggio 2018

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