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Agromafie, Coldiretti Puglia: «Business da 21,8 mld annui. Scenario evolutivo dilagante»

La Redazione
Secondo i dati del quinto Rapporto sulle Agromafie la provincia di Barletta-Andria-Trani si piazza al 18esimo posto per l'intensità del fenomeno delle agromafie tra le province italiane
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La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo ha raggiunto un fatturato di 21,8 miliardi di euro, dato evidentemente in crescita rispetto ai 16 miliardi dell’anno precedente. É quanto afferma Coldiretti Puglia in occasione della XXIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

«Lo scenario ‘evolutivo’ delle agromafie – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è drammaticamente dilagante. Secondo i dati del quinto Rapporto sulle Agromafie la palma nera è andata alla provincia di Bari, rientrata a pieno titolo nella top ten della graduatoria che fotografa l’intensità del fenomeno delle agromafie nelle province italiane. Si piazza al decimo posto, seguita a ruota da Taranto al 15esimo, la provincia di Barletta-Andria-Trani al 18esimo posto, Lecce al 28esimo, Brindisi e Foggia rispettivamente al 46esimo e 47esimo posto. Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma anche con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto».

Sempre secondo il Rapporto Agromafie redatto dall’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura di Coldiretti, i ruoli si invertono se ad essere fotografato è l’indice di permeabilità delle agromafie che raggiunge 100 a Foggia, 66,80 a Brindisi, 44,75 nella BAT, 34,56 a Taranto, 30,75 a Bari e, infine, 25,94 a Lecce. A Bari le fattispecie criminose più significative sono costituite dalla sofisticazione, soprattutto dell’ortofrutta e dell’olio.

Il falso Made in Italy a tavola colpisce in misura diversa tutti i diversi prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti, come dimostrato dall’attività investigativa di NAS, ICQRF, Carabinieri Forestali…

«Deleteria la secretazione dei dati relativi alle importazioni dei prodotti agricoli importati, di cui non si può conoscere la destinazione finale – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – un evidente ostacolo ad una efficace opera di contrasto ed eradicazione del fenomeno dell’agropirateria, neologismo coniato proprio da Coldiretti per descrivere una pratica criminale che si sviluppa attraverso le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e che diventano “made in Italy” fregiandosi in modo fraudolento dell’immagine che accompagna nel mondo le produzioni locali».

Si stima che siano coltivati o allevati all’estero oltre il 30% dei prodotti agroalimentari acquistati dai consumatori, con un deciso aumento negli ultimi decenni delle importazioni da paesi extracomunitari dove non valgono gli stessi diritti sociali dell’Unione Europea. Riso, conserve di pomodoro, olio d’oliva, ortofrutta fresca e trasformata, zucchero di canna, rose, olio di palma, sono solo alcuni dei prodotti stranieri che arrivano in Italia che sono spesso il frutto di un “caporalato invisibile” che passa inosservato solo perché avviene in Paesi lontani, dove viene sfruttato il lavoro minorile, che riguarda in agricoltura circa 100 milioni di bambini secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), di operai sottopagati e sottoposti a rischi per la salute, di detenuti o addirittura di veri e propri moderni “schiavi”.

giovedì 22 Marzo 2018

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