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Nuovo regolamento dehors, si riaccende il dibattito. Esercenti: «La responsabilità è politica!»

Cosimo Giuseppe Pastore
Un emendamento che mette gli esercenti con le spalle al muro, di fronte a parametri tutti nuovi a cui adeguarsi subito
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Ad un anno di distanza, la questione dehors torna a scaldare gli animi degli esercenti delle attività di ristoro. Questa volta però al centro dell’attenzione vi è un nuovo regolamento, approvato dal Consiglio comunale in data 17 luglio 2017. Un passaggio, quello politico, non dei più semplici, con ben ventisette emendamenti presentati e discussi.

Ed è proprio tra questi emendamenti che se ne ravvisa uno, alquanto discutibile. A presentarlo, nell’assise comunale, fu il consigliere Sabino Dicataldo che così lo spiegava: «Il regolamento presentato dà la possibilità di adeguarsi entro due anni dall’approvazione di questo regolamento, il mio emendamento accorcia il tempo dicendo che devono adeguarsi entro quest’anno». Discutibile sì, eppure approvato con 16 voti favorevoli, 4 contrari e un astenuto.

A distanza di sei mesi da quella seduta comunale, il consigliere Dicataldo spiega così le ragioni dell’emendamento: «Ho presentato quell’emendamento perché credo in quel regolamento e con gli altri consiglieri abbiamo voluto vedere subito Barletta “a posto”. C’era la necessità di dare una risposta immediata alla città perché molta gente chiedeva di regolamentare al più presto la questione. Se avessimo lasciato i due anni di tempo, si sarebbe creata confusione e libertà di interpretazioni». E sugli investimenti che dovranno sostenere gli esercenti aggiunge: «Non ci sono problemi da quel punto di vista, perché la domanda a Barletta è talmente alta che l’esercente può sopportare una spesa non poi così elevata. Sarebbe stato il contrario se avessimo chiesto l’installazione di gazebo».

Cerchiamo di capire meglio la questione. Le occupazioni di suolo pubblico tramite dehors hanno una durata temporanea di 11 mesi e sono concesse, previa presentazione di un progetto conforme al regolamento, tramite un’autorizzazione che potrà essere rinnovata fino a cinque anni consecutivi. Bene, è qui il problema che alcuni esercenti hanno sollevato alla nostra redazione: perché non prevedere una deroga che concedesse l’adeguamento al nuovo regolamento, terminati i 5 anni a disposizione? Un’osservazione non biasimabile, se pensiamo, ad esempio, che un locale aperto nel gennaio 2017 dovrebbe affrontare, a distanza di un anno, una nuova spesa per strutture conformi ai nuovi parametri. Insomma, un doppio onere di spesa a pochissimo tempo di distanza. Sia chiaro, l’approvazione del regolamento e la sua esecutività sono mirati anche a frenare abusi persistenti e occupazioni a volte arbitrarie, ma questo vale davvero ad approvare un emendamento che ha messo gli esercenti con le spalle al muro?

Da un colloquio avuto con l’Assessore Giuseppe Gammarota, è emersa la necessità di un regolamento pensato «nel pieno rispetto dell’intera comunità, incline a favorire l’economia locale, ma nel rispetto delle regole» e sollecitato non solo dalla Soprintendenza, sotto la cui lente era finita Barletta, affinché si rispettassero i vincoli paesaggistico-artistico, ma anche dagli stessi esercenti, a volte depauperati da un’occupazione di suolo pubblico selvaggia ad opera dei loro concorrenti. Il nuovo regolamento, inoltre, è orientato non solo alla tutela di luoghi e beni di interesse storico-culturale, ma anche alla tutela dei pedoni e al decoro urbano che in questo modo troverebbe un’omogeneità estetica. Eccone allora un’applicazione tanto nel centro storico quanto nelle periferie: alla base vi è una ratio composita, stratificata secondo le zone cittadine, che si fa più rigida nel centro storico. Chiara poi, la scelta di non includere i gazebo tra le strutture consentite, trattandosi di vere e proprie cubature che in quanto tali non sarebbero riconducibili alla disciplina dei dehors, strutture facilmente amovibili, ma alla normativa di urbanistica ed edilizia. Altrettanto chiaro che la possibilità di deroghe al regolamento, fatta salva dall’art. 15 dello stesso, in presenza di un progetto unitario esteso ad un ambito omogeneo, farebbe difficoltà a rendere lecita l’occupazione di suolo pubblico tramite simili cubature o almeno così dovrebbe essere in linea di principio.

Compresa quindi la portata e la ratio del regolamento, torniamo al nostro quesito: tutto ciò vale davvero ad approvare un emendamento che ha messo gli esercenti con le spalle al muro, chiedendo loro di adeguarsi ai nuovi parametri entro il 31 dicembre 2017? La bozza del regolamento, presentata al Consiglio comunale, prevedeva due anni di tempo per adeguarsi ai nuovi parametri. Perché emendarla? Sarebbe stato un compromesso tra l’esigenza di rendere tutto operativo il prima possibile, incidendo così sugli abusi e la possibilità di non gravare, nell’immediato, alle tasche degli esercenti, soprattutto dei più piccoli. Forse l’assise, magari per l’ora tarda, non si è interrogata in tal senso, forse i consiglieri non hanno immaginato una così semplice ipotesi teorica. E così si è ritenuto giusto votare a favore dell’emendamento del consigliere Dicataldo. Il risultato? Gli esercenti devono presentare un nuovo progetto prima della fine dei cinque anni della loro autorizzazione e affrontare nuove spese per strutture conformi ad un regolamento che non concede alcun periodo di tolleranza. Una responsabilità politica non di poco conto per il Consiglio comunale.

martedì 30 Gennaio 2018

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