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Palazzo Tresca, fra interesse privato e pubblico da coniugare

La Redazione
Sulla terrazza del Circolo Unione un incontro fra esperti di urbanistica, proprietari dell'immobile, stampa locale e cittadini
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L’interesse collettivo alla conservazione della propria identità storica, espressa anche attraverso gli interventi edilizi che nel corso dei secoli hanno definito l’immagine di una città, può esigere diritto di parola quando un legittimo interesse privato rischia di alterare e cancellare per sempre una pagina di storia della città? Si può tracciare una via percorribile per contemperare l’interesse pubblico e quello privato, per coniugare il rispetto della sensibilità della cittadinanza, che riconosce e si riconosce nei luoghi del suo passato, e attività imprenditoriale? La risposta è molto semplice: non solo si può, si deve. E’ stato questo il fulcro della discussione nel corso dell’incontro svoltosi il 12 settembre sulla terrazza del Circolo Unione, affacciata proprio su Palazzo Tresca, l’edificio che, in forza di un permesso di costruire rilasciato il 10 agosto scorso alla famiglia Fucci, proprietaria dell’immobile da circa trent’anni, potrebbe essere abbattuto.

E’ di queste ultime ore la richiesta del sindaco Cascella e dell’assessora Pelle al dirigente dell’Ufficio Tecnico comunale Laricchiuta di riesaminare il permesso rilasciato, ma in questa sede ci preme affrontare la questione da una prospettiva culturale e non tecnica. La questione Palazzo Tresca è diventata oggetto di attenzione mediatica negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione della notizia del rilascio del permesso di costruire che legittima il suo abbattimento; notizia ripresa dai social network, che hanno avuto il merito di allargare la platea della discussione e attivare una risposta collettiva. Per esaminare i vari aspetti della vicenda, il giornalista Nino Vinella, tramite il gruppo Facebook “Barletta dice NO all’abbattimento di Palazzo Tresca” ha promosso un incontro con la stampa locale, al quale hanno preso parte il prof. Ettore Maria Mazzola, architetto urbanista, docente a Roma ma nativo barlettano, Michele Fucci in rappresentanza della famiglia proprietaria dell’immobile, gli architetti Romina Riccheo, Gilberto De Tullio e Alberto Luca Pedico, le giornaliste Martina Damiani e Dora Dibenedetto di BarlettaLive.it, oltre ad alcuni esponenti di associazioni locali e cittadini interessati al tema.

Assente giustificata (per sopraggiunti impegni familiari) la consigliera comunale Grazia Desario , la prima a volerci veder chiaro in questa storia,anche formalizzando atti ufficiali come un’interpellanza consiliare, e a farsi portavoce dei cittadini contrari all’abbattimento dell’immobile.

Al netto dei limiti e delle criticità urbanistiche della città di Barletta, con un PUG che attende da anni di essere approvato, il confronto ha avuto il merito di far emergere proposte che, alla luce delle normative del settore spesso ignorate dagli stessi addetti ai lavori, imprese e professionisti, potrebbero tenere insieme l’interesse della proprietà privata a trarre dal bene le legittime utilità e l’interesse della collettività a conservare inalterato il patrimonio storico cittadino. Oltre al pregio architettonico dell’edificio Tresca, costruito rispettando i canoni dell’epoca secondo lo stile “beaux- arts” di fine Ottocento, non va trascurata la circostanza che in quella casa nacque nel 1904 lo scrittore, conduttore radiofonico e critico cinematografico Nino Frank, intellettuale di gran prestigio, noto in ambito letterario europeo anche se dimenticato dalla comunità barlettana; infine, l’edificio è costruito in aderenza a palazzo Calò, progettato dall’ingegnere Arturo Boccassini, uno dei massimi esponenti nazionali dell’urbanistica degli anni anni 20-40, noto anche come “l’ingegnere del Regime”. Elementi che depongono a favore di una valutazione accurata del suo valore storico-culturale per la comunità.

“Il progetto prevede di lasciare la facciata così com’è rispettando lo stesso stile– ha precisato Fucci – e le stesse volumetrie; “svuoteremo” il palazzo aggiungendoci un piano e una finestra in più. Opereremo nel pieno rispetto delle legge senza avvalerci del “Piano Casa”(un sistema di norme nazionali, regionali e locali che mirano a soddisfare le esigenze abitative dei cittadini e a rilanciare il settore edile).”

Una valida proposta alternativa è stata formulata dall’architetto Mazzola: “L’edificio è sanabile e non va abbattuto, anche perché l’interesse dei privati non deve “cannibalizzare” l’interesse pubblico ed è importantissimo non stravolgere la facciata. Se l’intento è quello di “sistemarlo” sappiate – rivolgendosi a Fucci-che esistono delle norme statali a favore dei privati che accettano di sottoporre i beni immobili di interesse storico a vincolo (a titolo di esempio, un rimborso del 51% dei costi sostenuti per l’intervento di riqualificazione), così come esistono fondi europei per i quali potete far richiesta. Vogliamo bene a Barletta e cerchiamo di darvi dei suggerimenti, per un palazzo che del resto fa da cornice a palazzo Calò. Il nostro intento è anche quello di tutelare la storia e la cultura legata all’immobile.”

L’incontro si è concluso con l’auspicio che l’eventuale intervento di recupero/ristrutturazione, alla luce del processo partecipativo avviato, possa segnare una significativa svolta nei rapporti fra edilizia e territorio, purtroppo caratterizzati da dolorose ferite che hanno lasciato cicatrici indelebili, anche recenti, nella comunità. A dimostrazione che coniugare interesse privato d’impresa e interesse pubblico si può, si deve.

giovedì 14 Settembre 2017

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