L'intervista

Crimini violenti di origine sessuale in costante aumento: intervista al prof. Matteo Villanova

Cosimo Giuseppe Pastore
Il ruolo della formazione e dell'educazione scolastica e familiare, i disturbi comportamentali da affrontare, l'omofobia e la transfobia interiorizzate e le condizioni culturali del territorio i principali temi affrontati
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«I delitti sessuali saranno sempre più presenti sul territorio»: è l’allarme lanciato dal professor Matteo Villanova, neuropsichiatra, sessuologo clinico e forense, criminologo, durante il convegno tenutosi nel pomeriggio di ieri, 5 settembre, presso il ‘Future Center’, in collaborazione con l’ANPS (Associazione nazionale Polizia di Stato) e con la Confcommercio-Bat.

Occasione per riflettere sulla triste realtà dei crimini violenti di origine sessuale, ma anche per trovare una risposta al quesito oggetto dell’incontro: «Quale filosofia dell’educazione per una prevenzione efficace?».

Il ruolo della scuola e della famiglia per il bambino affinché si prevenga la possibile criminalità sessuale sin dai primi anni di vita; le circostanze culturali delterritorio e dell’ambiente familiare; i disturbi comportamentali che devono essere colti e affrontati da professionisti della formazione e dell’educazione e, infine, l’omofobia e la transfobia interiorizzate, i temi affrontati.

Di seguito un’intervista al Dott. Villanova, titolare delle cattedre di Neuropsichiatria infantile, Criminologia, Medicina preventiva e Psicopatologia forense presso l’Università degli studi ‘Roma Tre’, oltre che direttore dell’Osservatorio O.L.T.R.E.E.E (Osservatorio Laboratorio Tutela Rispetto Emozionale Età Evolutiva).

Quanto è importante il ruolo educativo della famiglia e della scuola nella crescita del bambino, per evitare che possa rendersi futuro attore di comportamenti criminosi?

La famiglia è la prima agenzia di formazione primaria, alla quale si aggiunge la scuola e i luoghi di aggregazione sociale e culturale in cui il bambino sceglie di permanere, ma che sono anche una scelta culturale e spesso antropologica e religiosa della famiglia.

In ultimo si aggiungono i mass media ed infine, con la pubertà e anche in età prepuberale, sono fondamentali i social network.

La famiglia è importante come start-up educativo-formativo ed è ciò su cui dobbiamo investire molto attraverso la costruzione e il sostentamento della genitorialità. Le istituzioni e i professionisti che formiamo con i soldi pubblici dovrebbero essere al di sopra della difettualità della famiglia. Esistono famiglie, infatti, che nascono con una fragilità e vulnerabilità di partenza che rappresenta uno svantaggio socio-culturale, socio-ambientale, socio-economico e spesso anche cognitivo, perchè potrebbe esserci una difettualità cognitiva in queste persone che non è una cosa su cui un bambino possa scegliere.

La famiglia può essere, però, compensata dalla società attraverso le altre agenzie di formazione, in prima istanza la scuola. Avere dei professionisti dell’educazione e della formazione che siano formati con i nostri soldi pubblici, con cui il bambino passa tra i 12 e i 15 anni di tempo, significa avere una garanzia per colmare quelle difettualità.

Quali sono i comportamenti che nei bambini dovrebbero essere maggiormente considerati come campanello di allarme per una possibile futura condizione criminosa?

Il nucleo depressivo è molto rappresentato in età evolutiva e può avere una valenza post-traumatica, oppure, può essere il punto di arrivo di situazioni difettuali che sono fattori di rischio evolutivo come i disturbi specifici dell’apprendimento, i disturbi da iperattività con disattenzione, i disturbi dello spettro autistico o situazioni che sono di carattere somatico, (organico, epilettico, disarmonie evolutive) o derivare dal grande capitolo dei disturbi post traumatici da stress, quindi dai traumi che il bambino può ricevere.

Il nucleo depressivo darà come primo segnale nella sua evoluzione il disturbo positivo provocatorio: il bambino fa delle cose per richiamare l’attenzione e se questa attenzione viene fornita puntualmente dall’adulto è possibile andare verso una condizione di maturazione, di compensazione positiva, ma se questo non avviene diventerà un disturbo positivo-provocatorio, un disturbo della condotta, che ha la sua caratteristica nella predatorietà. Il bambino si riprende, quindi, quello che gli è negato a livello affettivo e se lo riprende a livello materiale, affettivo o di controllo.

Ad esempio, il bullismo è una rappresentazione del disturbo della condotta in età evolutiva, sia maschile che femminile. Nei bambini si rivela con il controllo della proprietà e della libertà degli altri, mentre nelle bambine attraverso comportamenti seduttivi che diventano manipolativi e che diventeranno vere e proprie forme di controllo con lo sfruttamento degli altri. Da qui le baby-prostitute che vediamo in ambienti ricorrenti ormai e che non sono il prodotto di una velleità mercificatoria della bambina, ma semplicemente una necessità di riappropriarsi di una sua identità all’interno del gruppo e di un ristoro affettivo da parte della comunità.

La prosecuzione del disturbo della condotta, diventa disturbo della personalità nell’adulto, soprattutto quelli del Cluster “B” che sono il disturbo antisociale, borderline, istrionico e narcisistico. Sono questi i disturbi che nella stragrande maggioranza dei casi presentano gli autori di reati sessuali.

In che modo influisce sul soggetto la mancata accettazione della propria sessualità?

Il problema della transfobia e della omofobia interiorizzate è alla base delle situazioni di rischio riguardanti i delitti sessuali. Questo perchè un orientamento omosessuale o la transessualità, che vengono criticati e non accettati all’interno di una comunità, diventano necessità di nascondere, di occultare, di vergogna, di colpa.

Questa condizione porta all’inizio di un disagio, che diventerà un disadattamento e che poi potrà diventare l’oggetto da nascondere, vendicare, recriminare o potrà essere utilizzato come ricatto alla base, per esempio, di dinamiche mercificatorie con la prostituzione.

Se al posto di tutto questo ci fosse una serena accettazione di ogni orientamento, eterosessuale, omosessuale o della condizione di transessualità che porta ad un sesso di arrivo definito, senza una critica o una persecuzione, sicuramente, i reati sessuali sarebbero molti meno e si arriverebbe ad una condizione di prosocialità e di rispetto per le biodiversità.

Si sarebbe così anche in sintonia con i percorsi e i vari progressi delle associazioni LGBTQIA, formatesi in riferimento a tutte le dimensioni in cui può esprimersi la sessualità, ma mantenendo una sua base affettiva. E’ l’affettività, infatti, che muove la sessualità e non viceversa. Quindi se queste persone mantengono una piattaforma affettiva, saranno libere di esprimersi secondo le linee che riguardano la loro specifica formazione e consapevolezza. Attenzione però, si tratta di un’inclinazione e di una necesità, non di una scelta, come spesso viene descritto da chi, non essendo addetto ai lavori, non comprende che all’interno della persona c’è un orientamento che diventa una necessità di essere accettati o di essere adeguati al contesto.

Questo è alla base del principio di non accettazione che molti hanno e che spesso porta a sentimenti omofobici e transfobici che producono tanta sofferenza ancora al giorno d’oggi.

mercoledì 6 Settembre 2017

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