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Goletta Verde dà le pagelle del mare: a Barletta “fortemente inquinata” la foce a ponente

La Redazione
Presentati questa mattina i dati della campagna su monitoraggio e informazione sullo stato di salute delle coste
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Sette campionamenti su trenta eseguiti lungo le coste pugliesi, in corrispondenza delle foci di fiumi, canali e torrenti, risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, cinque sono “fortemente inquinati”.

È questo in sintesi l’esito del monitoraggio effettuato in Puglia da Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, presentato questa mattina a Bari da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e da Giorgio Zampetti, portavoce di Goletta Verde, alla presenza di Annamaria Curcuruto, assessore ai Lavori pubblici, Risorse idriche e tutela delle acque della Regione Puglia, Nicola Giorgino, presidente Autorità idrica pugliese, Vito Bruno, direttore generale Arpa Puglia, Paolo Buonamico, portavoce Sindacato medici italiani e Luigi Lobuono, presidente del Circolo canottieri Barion.

I prelievi e le analisi
Gli accertamenti sono stati eseguiti dal laboratorio mobile di Legambiente tra il 18 e il 21 luglio. I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e sono considerati come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Sono stati giudicati “fortemente inquinati” i campionamenti effettuati alla foce del torrente Candelaro a Manfredonia; alla foce del canale contrada Posticeddu sul Litorale Apani a Brindisi; alla foce del canale Reale a Torre Guaceto, nel comune di Carovigno; alla spiaggia di fronte al canale Ostone (Canale dei Cupi) a Taranto; alla foce del torrente sulla litoranea di Ponente di Barletta. Giudizio di “inquinato”, invece, per i campionamenti effettuati alla foce del Galeso, a Taranto e alla spiaggia presso lo sbocco del collettore alluvionale sotto la Villa Comunale a Trani.

La qualità delle acque nel Sud Barese
A Bari il prelievo è stato effettuato in località Fiera del Levante, all’altezza della spiaggia libera di fronte al Canale Lamasinata: i valori sono risultati entro i limiti.

Stesso giudizio per le acque di Monopoli (Castello Santo Stefano) e Polignano a Mare (Lama Monachile).

Il presidente
«Il risultato del monitoraggio di Goletta Verde – afferma Francesco Tarantinici consegna una fotografia nel complesso positiva, anche se permangono le criticità su tutti i tratti di mare interessati dalle foci di fiumi e canali. Sul fronte della depurazione scendono a 4 gli impianti che scaricano nel sottosuolo e, dai 2.493 controlli effettuati da Arpa Puglia, emerge che il 20% dei depuratori non rispetta i limiti tabellari per almeno un parametro monitorato. A tal proposito è chiaro l’impegno della Regione verso interventi di potenziamento/adeguamento dei depuratori, compresi quelli per il contenimento delle emissioni odorigene ma anche verso l’attivazione di iniziative finalizzate al perseguimento delle pratiche irrigue per il riuso in agricoltura delle acque reflue depurate e affinate. È importante, inoltre, che la Regione Puglia definisca al più presto le linee guida di un piano regionale per la gestione dei fanghi di depurazione, la cui produzione aumenterà nei prossimi anni a seguito del potenziamento dei depuratori».

Focus regionale sulla depurazione
Sono 185 gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati pugliesi, di cui 183 gestiti da Acquedotto Pugliese e 2 gestiti direttamente dai comuni (Lesina Marina e Sannicandro Garganico-Torre Mileto).

Tra questi, solo 17 sono dotati di stazione di trattamento “bottini”, vale a dire dei rifiuti liquidi provenienti dallo svuotamento delle fosse settiche o dai pozzi neri , casi in cui manca la rete di fognatura dinamica.

«La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale – commenta Legambiente – condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione. Questo comporta che solo il 4% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali significativi, il 78% è costituito da lame e corsi d’acqua minori o dal suolo (attraverso trincee drenanti) e il 16% recapita a mare».

Dal monitoraggio effettuato dall’Arpa Puglia nel 2016 (2.493 controlli) sulla conformità dei reflui in uscita sono stati riscontrati superamenti, rispetto ai limiti tabellari per almeno un parametro monitorato, su 37 impianti di depurazione. Di questi: su 17 nel corso 2016 sono stati avviati i lavori di adeguamento/potenziamento e/o operazioni di collaudo (Andria, Bitonto, Uggiano la Chiesa, Faggiano, Trani, Molfetta, Ruvo di Puglia, Bisceglie, Cerignola, Stornara, Ortanova, Crispiano, Galatone, Manfredonia, Lucera A, Lucera B, Specchia); su 6 impianti sono stati già programmati interventi, attualmente in fase di progettazione (Bari Ovest, Monte Sant’Angelo B, Gioia del Colle, San Severo, Volturino, Castrignano del Capo); 2 impianti sono stati dismessi nel 2017 (Cassano delle Murge vecchio e Bovino vecchio); su 2 è prevista la dismissione (Casamassima vecchio, Manduria vecchio); per i restanti 10 (San Giorgio Jonico, Vieste, Sant’Agata di Puglia, Serracapriola, Stornarella, Troia, Manfredonia Borgo Mezzanone, Orsara di Puglia, Panni, Castelluccio dei Sauri) devono essere attivati interventi di manutenzione, in attesa che venga definita la copertura finanziaria nei casi in cui siano necessari anche interventi di adeguamento e/o potenziamento strutturale.

Tra i fattori inquinanti, troppo spesso sottovalutati, c’è anche l’errato smaltimento degli olii esausti. Proprio per questo, anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è partner principale della campagna estiva di Legambiente. Attivo da 33 anni, il Conou garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 95% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. In Puglia, nel 2016, il Consorzio ha raccolto 9.210 tonnellate di oli usati.

lunedì 24 Luglio 2017

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