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Alzheimer, una patologia “familiare”: parlarne aiuta a sentirsi meno soli

Giacomo Caporusso
Intervista alla dott.ssa Luigia Superti, psicologa, referente dello Sportello Al.Ba - Alzheimer Barletta
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Alzheimer, una malattia degenerativa che colpisce circa un milione di persone in Italia. Se ne è parlato nei giorni scorsi in un contesto inusuale per certe tematiche, in occasione dello spettacolo teatrale "Il padre", con Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere, in scena lo scorso fine settimana presso il Teatro Curci di Barletta.      
                  
Una rappresentazione che mette in evidenza le ansie, la paura e la quotidianità di un individuo che a molti spettatori ha ricordato il padre, il nonno,lo zio o un amico stretto, perché sono tante le famiglie che convivono con questa patologia. Ma si può curare un malato di Alzheimer? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Luigia Superti, psicologa e psicoterapeuta, referente dello Sportello Al.Ba – Alzheimer Barletta e psicologa presso il Centro Diurno Alzheimer "Lasciati Raccontare" a Bisceglie 1.

"Attualmente non esiste ancora una cura specifica atta a bloccare il decorso di questa patologia neurodegenerativa. La diagnosi precoce, diviene,dunque, fondamentale per un intervento mirato tempestivo. A tutt'oggi vi sono cure farmacologiche e non farmacologiche, finalizzate entrambe a rallentare il progressivo declino cognitivo che caratterizza questa malattia. Intanto, continuano gli studi e le sperimentazioni scientifiche per la messa a punto al più presto di un farmaco in grado di bloccare l'accumulo nel cervello della proteina beta-amiloide, considerata la maggiore causa dell'Alzheimer. 

Farmaci, badanti, casa di riposo, qual è il miglior mix per aiutare un malato di Alzheimer?
Sono molte le famiglie che ad oggi propendono per la domiciliarità del proprio caro affetto da Alzheimer, ricorrendo spesso all'uso di badanti (spesso straniere) per assisterlo. Esistono,tuttavia, sul territorio, centri specializzati nel seguire il paziente lungo tutto il corso della malattia nelle sue diversi fasi. Si può dire che non esiste un mix perfetto che valga in tutti i casi. Ciò che, però, non deve mancare in nessun caso è la presenza di un'equipe multidisciplinare specializzata (neurologi,psicologi,ecc.) che segua e indirizzi i familiari verso la scelta più opportuna.

È importante dare un supporto psicologico anche ai parenti di un caso acclarato di malattia?

L'Alzheimer è una patologia "familiare",che coinvolge, quindi, l'intera famiglia. Spesso il caregiving di un soggetto affetto da Alzheimer puó entrare in confusione sul da farsi o può essere facilmente preda di emozioni come la rabbia, la tristezza, il senso di colpa,la frustrazione… Il supporto da parte di uno psicologo formato può aiutare a "normalizzare" tali stati d'animo, per poi passare a spiegare le caratteristiche della malattia e fornire tutti i suggerimenti (dalle eventuali modifiche da apportare all'ambiente domestico al tipo di approccio da adottare) utili ad assicurare una più accurata gestione e una migliore qualità di vita al proprio caro. A volte, il semplice confrontarsi e parlarne aiuta a sentirsi meno soli nell'affrontare una malattia così difficile come l'Alzheimer.

martedì 21 Febbraio 2017

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