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Export con la Grecia, la Puglia torna ad esportare più di quanto importa

La Redazione
Da gennaio a settembre 2016 le esportazioni dalla Puglia verso la Grecia sono aumentate del 41 per cento
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Si ribalta la bilancia commerciale con la Grecia. Nei primi nove mesi di quest’anno, la Puglia ha esportato più di quanto abbia importato. L’anno scorso è stato l’inverso. La crisi ellenica, che ha fortemente penalizzato le aziende pugliesi, inizia finalmente ad allentare la morsa.

Nel 2015 le esportazioni si erano ridotte del 29,7 per cento (da 252,5 milioni del 2014 a 177,4 milioni), mentre le importazioni erano cresciute del 27 per cento (da 181,44 milioni a 230,4 milioni). Il saldo commerciale, dunque, è stato negativo per ben 53 milioni.

Da gennaio a settembre 2016, invece, le esportazioni sono aumentate del 41 per cento (da 116,9 milioni a 164,8 milioni), mentre le importazioni sono diminuite del 29 per cento (da 127 milioni a 90,2 milioni).

«Un’attesa ed auspicata inversione», secondo Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia. «I rapporti commerciali delle nostre imprese con la Grecia sono stati sempre molto intensi. Basti pensare che, secondo i dati elaborati dal nostro Centro studi regionale, nel lontano 2007, l’export pugliese valeva ben 386 milioni di euro; ancor di più l’anno dopo, quando si raggiunse l’apice di 394 milioni. Al contempo, la Puglia importava prodotti per un valore complessivo inferiore ai cento milioni. Su questa situazione, la crisi economica si è abbattuta con tale forza da condurre all’inversione della bilancia commerciale».

Nel 2009, infatti, a causa della grande crisi finanziaria mondiale, le esportazioni si fermarono a 274 milioni, pari ad un tasso negativo del 30 per cento. L’anno successivo si registrò un importante recupero del 34 per cento, tornando sopra i 360 milioni. Parallelamente, le importazioni dalla Grecia salirono a 133 milioni, per un saldo commerciale di 234 milioni.

Nel 2011 l’export scese a 317 milioni (-14 per cento), mentre l’import raggiunse i 194 milioni (+46 per cento). Il saldo si ridusse, così, a 123 milioni. L’anno dopo, le esportazioni crollarono del 27 per cento (a 232 milioni). Valori negativi anche per le importazioni, diminuite del 23 per cento (148 milioni). Il saldo commerciale scendeva ancora nel 2013 a 73 milioni. In quell’anno l’export valeva 230 milioni, mentre l’import 158.

Nel 2014, le esportazioni sono salite del 9,5 per cento (252 milioni), mentre le importazioni del 15 per cento (181 milioni). Comunque, il saldo era ancora positivo per la Puglia per 70 milioni.

Nel 2015, invece, la situazione è stata diametralmente opposta: abbiamo importato più beni di quanti ne abbiamo esportati.

L’import pugliese dalla Grecia ha continuato a crescere, con la sola eccezione del 2008 e del 2012 (rispettivamente -12,5 per cento e -23 per cento). In dettaglio, +6 per cento nel 2009, 35 per cento l’anno dopo, 46 nel 2011, 6 nel 2013 e 15 nel 2014.

Per Sgherza «certamente il crollo del Pil greco, sceso finora del 25 per cento rispetto all’inizio della crisi, ha tolto moltissimo potere d’acquisto ai cittadini ellenici, facendo crollare le esportazioni pugliesi. Dal 2009 in poi le cose sono quasi costantemente peggiorate. Purtroppo nel 2015 la penisola ellenica è ripiombata nel baratro. Non c’è dubbio: anche la Puglia ha sofferto e soffre per la crisi della Grecia.

Le nostre imprese, oltre ad incrementare l’export nel corso dei primi anni duemila, erano addirittura arrivate ad aprire filiali in loco o ad acquisire delle partecipazioni di controllo sull’onda dell’ingresso nell’euro. Oggi lo scenario è completamente cambiato, ma auspichiamo che questi primi segnali positivi possano consolidarsi nell’immediato futuro, al punto da ristabilire le condizioni pre-crisi o, quantomeno, da andarci vicino».

La Grecia è stato sempre un buon acquirente di beni di consumo dall’Italia: oltre il 90 per cento delle esportazioni è rappresentato da prodotti manifatturieri. Il manifatturiero, però, rappresenta circa il 65 per cento dei beni importati dalla Grecia. Il resto sono, principalmente, prodotti agroalimentari.

martedì 10 Gennaio 2017

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